La Gazzetta dello Sport, 4 giugno 2014
Ci piace riprodurre i documenti originali, e come ieri abbiamo pubblicato la lettera di dimissioni del re Juan Carlos (in spagnolo), così oggi ci piace far leggere al lettore il comma 4 dell’articolo 21 del decreto Irpef 24/4/2014 n
Ci piace riprodurre i documenti originali, e come ieri abbiamo pubblicato la lettera di dimissioni del re Juan Carlos (in spagnolo), così oggi ci piace far leggere al lettore il comma 4 dell’articolo 21 del decreto Irpef 24/4/2014 n. 66, in corso di conversione al Senato dove proprio ieri è stato approvato dalla commissione Bilancio e Finanze: «Le somme da riversare alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, di cui all’articolo 27, comma 8, primo periodo, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, sono ridotte, per l’anno 2014, di euro 150 milioni». La “concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo” è la Rai. Le 35 parole del comma significano che il governo quest’anno darà alla Rai 150 milioni meno del solito (il “solito” è stato fissato nel 1999). Su questi 150 milioni tagliati, i sindacati Rai hanno proclamato uno sciopero di tutti per l’11 giugno. “Tutti” significa “tutti”: giornalisti, impiegati, segretarie, maestranze, uscieri, capi, sottocapi e quant’altro. I sindacati proclamatori, infatti, sono, anche loro, “tutti” (quasi): Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf Sal, Usigrai. Qualcosa che dalla nascita dell’azienda (1954) a oggi non s’è mai vista. Renzi — l’uomo che ha tolto i 150 milioni alla concessionaria — ha definito lo sciopero «umiliante». Ha aggiunto che il Paese è dalla sua: «se lo avessero proclamato prima delle elezioni avrei preso il 42,8%». Alla Camusso, sempre più nemica di Renzi, la storia dello sciopero umiliante non è piaciuta: «Noi insistiamo, perché le vertenze si fanno così. È grave sostenere che lo sciopero è umiliante». Angeletti, il capo della Uil: «Il premier, che è bravissimo a fare le caricature, si comporta come un pessimo amministratore delegato dell’azienda pubblica Rai». La Cisl, invece, apre un dialogo con l’azienda: «La Cisl non farà ricorso al Garante e quindi non conferma lo sciopero», fa sapere il segretario Della Fistel Cisl Vito Vitale. I sindacati vogliono essere convocati, vogliono mostrare al Paese che contano ancora qualcosa. Renzi non li ha convocati e non li convocherà, non è andato al congresso di Confindustria, non è andato al congresso Cgil, non ha mai voluto parlare neanche col il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, che ha invano bussato alla sua porta, per non parliamo della Anna Maria Tarantola, la presidente.
• Lo sciopero dell’11 giugno sarebbe illegittimo?
Sì, esiste una Commissione di Garanzia, spesata dai contribuenti, che si pronuncia sugli scioperi nei servizi pubblici, se siano ammissibili o no. Lo sciopero dell’11 giugno è stato giudicato da questa Commissione illegittimo non per una questione di merito, ma perché troppo vicino nel tempo a un altro sciopero proclamato in precedenza per il 19 giugno da un sindacatino aziendale che si chiama Usb (Unione Sindacale di Base). I sindacati grossi hanno detto che Usb è troppo piccolo per fare giurisprudenza. Quest’inizio di vicenda Rai ci ricorda l’inizio della vicenda Alitalia, dove tutti sapevano come bisognava salvare la democrazia, i posti di lavoro e i soldi dei contribuenti. E vediamo il finale in questi giorni.
• Come si fanno a tagliare 150 milioni di botto?
Già il precedente governo aveva dato il via libera alla quotazione di Raiway in Borsa. Quotazione di un pacchetto di minoranza che dovrebbe fruttare mezzo miliardo e che va fatta entro l’anno. Raiway è la partecipata Rai che possiede le torri indispensabili per la distribuzione del segnale. Un’altra strada è razionalizzare le sedi distaccate Rai.
• Che cosa si propone il premier?
Credo di cambiare tutto. La Rai ha tre reti in omaggio al progressivo allargamento a sinistra degli antichi governi democristiani. Negli Anni 50 bastava Rai 1, poi i socialisti entrarono nella stanza dei bottoni e pretesero il loro canale (Rai 2, Anni 60), poi il compromesso storico figliò Rai 3 (Anni 70). Di tutto questo non è rimasta traccia, e la situazione attuale è che Rai 3 è del Pd, ma in mano ai bersaniani, Rai 2 è ancora mezzo finiana e Rai 1 dovrebbe andare al governo, cioè di nuovo al Pd. Tutto abbastanza pazzesco.
• Quanti dipendenti ha la Rai e quanti Mediaset?
La Rai tredicimila, Mediaset meno di quattromila. Trasmettono tutt’e due su tre canali per 24 ore su 24. E la Rai dà all’esterno produzioni per due miliardi l’anno.
• Potrebbe essere che Renzi, in virtù dell’accordo sottoscritto con Berlusconi, stia manovrando per favorire il concorrente?
Lo ha detto Floris durante un Ballarò in cui si è scontrato con Renzi e qualcuno lo ha ripetuto ancora in questi giorni. Io non ci credo. E comunque la iattanza con cui è stato proclamato lo sciopero sembra sbiadire adesso, anche se la Cgil e gli altri hanno confermato ancora ieri l’intenzione di lottare. Proprio quelli di Rai 3 sono in genere contrari. Il termine «umiliante», che Camusso finge di non aver capito, si riferisce al fatto che anche quelli di viale Mazzini sono una casta protetta, ciascuno dei quali prende ordini dal suo mandarino.