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 2014  maggio 17 Sabato calendario

Ieri si sono concluse le elezioni più grandi del mondo, quelle in India, e ha vinto il partito nazionalista di destra, che ha ottenuto da solo la maggioranza assoluta dei seggi e ha mandato a casa il partito del Congresso, quello dominato dai Gandhi-Nehru, dall’italiana Sonia Gandhi e da suo figlio Rahul che correva per la carica di premier ed è stato sonoramente sconfitto

Ieri si sono concluse le elezioni più grandi del mondo, quelle in India, e ha vinto il partito nazionalista di destra, che ha ottenuto da solo la maggioranza assoluta dei seggi e ha mandato a casa il partito del Congresso, quello dominato dai Gandhi-Nehru, dall’italiana Sonia Gandhi e da suo figlio Rahul che correva per la carica di premier ed è stato sonoramente sconfitto. I Gandhi probabilmente non avranno alla fine neanche la miseria di 50 seggi su 543.

In che senso si tratta delle elezioni più grandi del mondo?
Le più grandi del mondo e della storia. Un terrestre su sei è indiano, hanno votato 814 milioni di persone che si sono presentate a nove milioni di seggi distribuiti in 523 circoscrizioni e in 28 stati. In corsa mille partiti. Dollari spesi nella campagna elettorale dai candidati: cinque miliardi. Nuovi elettori: cento milioni. Lingue parlate: tremila. Abitanti in tutto: più di un miliardo. Il ciclo elettorale è stato completato in sei settimane, s’è votato infatti, a turno, dal 6 aprile al 12 maggio. E i risultati si sono saputi ieri: il vincitore si chiama Narendra Modi, ha 63 anni, è un fondamentalista indu che ha governato per anni il Gujarat e, una dozzina d’anni fa, ha lasciato che un migliaio di musulmani venissero massacrati dai suoi correligionari. Questo episodio ha segnato il suo profilo politico quasi fino a ieri: gli Stati Uniti non gli hanno concesso il visto e l’Occidente l’ha in genere guardato con diffidenza. Ma dopo la vittoria di ieri, Cameron da Londra gli ha spedito i complimenti più calorosi («siamo ansiosi di lavorare insieme») e Obama ha fatto sapere che la richiesta di un viaggio in America sarà presa in considerazione.  

Prima di parlare del resto, mi interessa capire come si colloca questa vittoria nella faccenda dei marò.
Modi ha vinto quasi dappertutto, ma ha perso nel Kerala. Modi in persona era andato a fare campagna a sostegno del candidato locale del suo partito, O. Rajagopal, e aveva detto: «I militari italiani hanno ucciso i pescatori del Kerala e il governo indiano non ha fatto nulla per punirli. Hanno forse il coraggio il premier, il primo ministro del Kerala, il ministro della Difesa, di rispondere alle mie domande sull’uccisione dei pescatori?». Attacchi violenti, ma che qui non sono bastati. È possibile quindi che il nuovo premier abbia una linea più morbida di quella di Sonia Gandhi, che appunto perché italiana ci teneva ad apparire quanto più intransigente (Sonia, per rintuzzare l’accusa di “straniera” si rifiuta di parlare italiano anche quando la va a trovare un italiano). L’Italia potrebbe chiedere a questo punto, e ottenere, un arbitrato internazionale. Oppure il caso di Girone e Latorre potrebbe entrare nello schema di un qualche negoziato di respiro, dato che il fondamentalista Modi è poi un privatizzatore, un business-man, uno che ha promesso di sburocratizzare e rilanciare il Paese dal punto di vista economico, creando le condizioni per forti investimento dall’estero. La Borsa di Mumbai, alla notizia che stava vincendo, è schizzata a un 6,2% (salvo poi ripiegare su un più ragionevole +2.2%), anche la rupia si è rafforzata.  

Che tipo è questo nuovo leader mondiale?
È scapolo. Il padre vendeva te e lui lo aiutava in negozio. Casta ghanchi, una delle più umili. Da giovane era iscritto al partito Rashtriya swayamsevak sangh, o Rss. L’uomo che ha ammazzato il Mahatma Gandhi era un Rss. Morale rigida, niente alcol, niente vizi. Puliva personalmente gli uffici della sede locale. Fece carriera rapidamente. Governa il Gujarat da 12 anni e, stando ai dati, con risultati notevoli: nelle case c’è la corrente elettrica quasi 24 ore su 24 - evento raro in India -, il Pil s’è triplicato e viaggia su valori doppi rispetto a quello nazionale (+10% contro un +5%), le esportazioni hanno fatto boom, Modi ha aiutato la crescita con una forte politica di sgravi fiscali. L’uomo ha fama di grande organizzatore, ed è eloquente, parla con una voce bassa e suadente, manda in delirio le folle. Pericoloso, forse, ma forse anche capace di dare una scossa a un paese che negli ultimi due anni ha pericolosamente rallentato, un paese troppo importante per il resto del mondo.  

Perché tanto importante?
La nostra crisi è legata anche alla domanda mondiale, quello è un paese dove il 70% della popolazione ha meno di 35 anni, sembrano fatti apposta per comprare. Ma che cosa possono comprare? Il 38% di chi nel mondo sopravvive con meno di un dollaro al giorno è indiano. La classe media è ancora fragile, poco estesa.  

Modi crede nelle privatizzazioni o nell’intervento pubblico?
Nelle privatizzazioni e nelle liberalizzazioni, senz’altro. Quelli convinti dell’intervento pubblico erano i seguaci dei Gandhi-Nehru. Ma hanno perso. Laggiù si apre una fase completamente nuova.