Fior da fiore, 19 maggio 2014
Per l’Expo sono ancora da assegnare appalti per più di 200 milioni • Sondaggio sul pessimismo degli italiani • In Libia tornano scontri e morti • Niente salario minimo per gli svizzeri • Una famiglia sterminata a Tempio Pausania
Expo/1 Il governo varerà un decreto legge per conferire più poteri al commissario anticorruzione dell’Expo, Raffaele Cantone. A breve, ma difficilmente prima delle elezioni, il mini decreto legge permetterà a Cantone di operare con più uomini, mezzi e poteri. È scontato, però, che nel decreto non ci sarà riferimento al potere di revoca degli appalti sul quale lo stesso premier ha detto che bisogna andarci con i piedi di piombo («Va verificato dal punto di vista amministrativo»). Mentre in chiave di prevenzione, Cantone otterrà più poteri per l’accesso preventivo alle informazioni: sul piano del coordinamento, precisa il ministro Alfano, «dobbiamo mettere in squadra prefettura, forze dell’ordine e Anticorruzione».
Expo/2 Per l’Expo ci sono ancora da assegnare appalti per almeno 200 milioni. Avviata la realizzazione strutturale del sito, bisogna occuparsi di tutta l’organizzazione dell’evento. Sono così state pubblicate le richieste di manifestazioni d’interesse per la ricerca di “official sponsor” destinati a varie categorie merceologiche. Si cercano un “Official airlines carrier partner”, un vettore aereo che avrà un ruolo nello sviluppo della “strategia ticketing”; un “Market research official sponsor” (esperti di indagini di mercato che dovranno orientare il marketing rispetto ai gusti delle persone); un “People mobility partner”, che si occupi della mobilità pedonale interna al sito espositivo. Per tutto l’aspetto della ristorazione sono state avviate le ricerche del partner per la distribuzione di acqua e bevande; del partner per la progettazione, realizzazione e gestione di percorsi e itinerari legati all’acqua; del partner per i “Soft drink” (quest’ultima gara si è già chiusa e deve essere assegnata); del concessionario per la gestione dei servizi di ristorazione all’interno delle aree di servizio. Questi partner, che diventeranno sponsor, verranno pagati in parte in contanti e in parte con la garanzia di un ritorno di visibilità (ad esempio, il loro logo comparirà nelle comunicazioni di Expo e, viceversa, queste aziende potranno affiancare il loro nome alla dicitura «official partner di Expo 2015»). Già in corso anche la gara per la riqualificazione e messa in sicurezza della valle del torrente Guisa, fra i Comuni di Bollate e Garbagnate Milanese: si tratta di un collegato al maxi progetto delle vie d’acqua e vale, per il primo lotto, 4,2 milioni di euro. Inoltre si stanno preparando altre gare molto importanti: per la gestione delle biglietterie che saranno fuori dal sito, per l’assicurazione dell’intero evento (che, da sola, vale 14 milioni di euro), per la concessione dei servizi di vigilanza; per i servizi di assistenza sanitaria (il 118, i pronti soccorso e i presidi medici); per le pulizie del sito. Inoltre, resta aperto tutto il capitolo degli allestimenti che, da solo, vale 80 dei 200 milioni di euro ancora sul piatto (Soglio, CdS).
Preoccupazioni L’84% dei cittadini è preoccupato per l’impatto che la crisi può avere o ha già avuto sulle condizioni economiche delle famiglie. La preoccupazione è più sentita nel Sud del Paese, dove le condizioni economiche sono più difficili. Le previsioni per il prossimo futuro sono stabili: il 24% pensa che la propria situazione economica di qui a sei mesi migliorerà, il 22% si aspetta che peggiorerà, la maggioranza assoluta prevede condizioni invariate. Più consistente l’attesa di miglioramento nel Nord Est e nel Centro Nord, mentre nel Sud prevale il pessimismo. Solo il 16% valuta positivamente lo stato della nostra economia, mentre l’80% ne dà un giudizio negativo (e di questi un terzo pesantemente negativo). Il 38% pensa che il peggio debba ancora arrivare, il 33% ritiene che siamo ora all’apice della crisi, un quarto invece valuta che il peggio sia già passato. Fino alla fine del 2013, sia pure con un calo, la maggioranza assoluta degli italiani valutava che il peggio della crisi dovesse ancora arrivare. Questa percentuale si attenua a marzo (48%) ma oggi crolla di 10 punti. E specularmente cresce l’ottimismo di chi pensa che oramai il peggio sia già passato, con un incremento di 10 punti. Molto più ottimista il Nord Est (che spesso anticipa orientamenti del Paese), decisamente pessimista il profondo Sud. Più ottimisti gli imprenditori e i manager, fortemente pessimisti i lavoratori autonomi (CdS).
Libia A Tripoli ieri pomeriggio uomini armati di bazooka e mitragliatrici pesanti hanno occupato il parlamento. Le cronache sono confuse, sembra che almeno due deputati siano stati sequestrati. La zona dei palazzi di governo è stata bloccata dalle milizie lealiste e dai pochi quadri dell’esercito regolare. Sono segnalati morti e feriti. L’ambasciata italiana sta raccogliendo i connazionali per un eventuale evacuazione d’emergenza. Negli ultimi tre giorni i combattimenti a Bengasi sarebbero costati la vita a decine di miliziani (pare sino a 80). Lo Stato centrale ha dimostrato di avere difficoltà ad assorbire le centinaia di milizie indipendenti (oltre 1.200) e raccogliere il consenso politico necessario a garantire la propria autorità. Questa volta è Khalifa Haftar, un settantenne ex generale di Gheddafi, sta cercando di sistemare la situazione nel Paese. Vuole, infatti, unire le milizie più laiche in un’unica forza autoproclamata «Esercito Libico Nazionale». A Bengasi da mercoledì ha assaltato i religiosi radicali della brigata Rafallah al-Sahati, accusata tra l’altro di aver partecipato all’attacco del locale consolato Usa l’11 settembre 2012 che causò la morte dell’ambasciatore Chris Stevens e di altri quattro americani. In suo sostegno sarebbero arrivate alcune unità dell’esercito regolare, tra cui anche un jet dell’aeronautica militare. Per il blitz delle ultime ore su Tripoli è riuscito invece ad allearsi alla potente milizia di Zintan. Haftar fu un fedelissimo di Gheddafi. Nel 1969 era al suo fianco nel golpe contro re Idris. Poi ebbe una rapida carriera nell’esercito, sino a comandare il contingente nella guerra contro il Ciad dal 1980 al 1987. In quel frangente fu particolarmente popolare per il comportamento umano che tenne coi suoi soldati. Catturato, denunciò il rifiuto di Gheddafi a riconoscere che i suoi uomini erano prigionieri in Ciad. Fu allora che si avvicinò agli americani. A Tripoli venne poi accusato di essere diventato un informatore della Cia, quando si venne sapere che era emigrato negli Stati Uniti. Vi restò per oltre un ventennio. A Bengasi tornò già durante i primi giorni della «primavera libica» nel febbraio 2011. Al tempo si ventilò potesse comandare il nuovo esercito rivoluzionario. Ma il suo passato di oppositore dei Fratelli Musulmani lo penalizzò e venne subito bocciato dai militanti delle nuove brigate islamiche.
Svizzera Con una schiacciante maggioranza del 76,3%, in Svizzera è stato bocciato il referendum con cui si voleva introdurre uno stipendio minimo per legge di 4.000 franchi (pari a 3.200 euro), che avrebbe significato la paga base più alta del pianeta.
Delitto Giovanni Maria Azzena, 50 anni, sua moglie Giulia Zanzani, 48, e il figlio Pietro, dodicenne. L’Azzena, famiglia stimata, da generazioni commercianti di scarpe e tessuti, un fratello titolare di diversi studi odontoiatrici nel Nord Sardegna, aveva uno storico negozio di scarpe nel centro di Tempio Pausania. Gli affari da tempo non andavano bene e cercava di aiutarsi con altre attività: aveva perfino provato a vendere auto usate. Poi s’era messo a prestare soldi e nel 2008 era anche stato arrestato per usura con un assicuratore di Tempio Pausania, Osvaldo Premuselli, e un imprenditore di origine partenopea emigrato nel Gallurese, Piero Dati. Anche la moglie, che per tutta la settimana lo aiutava in negozio e ogni domenica sedeva ai primi banchi della messa, era finita sotto inchiesta. Venerdì moglie e marito furono visti chiudere il negozio per andare a pranzo a casa, proprio sopra alla bottega. Rientrò dalla scuola anche il figlio Pietro. Mentr’erano tutti in casa, qualcuno andò a trovarli, forse per parlare di soldi. Invece alla fine li riempì di botte, spaccò le loro teste con qualche oggetto di ferro, li strangolò con i cavi del computer. Finito di lavorare, li trascinò tutti all’ingresso, ammucchiandoli per confondere i carabinieri. I cadaveri trovati la sera, intorno alle 22, dalla sorella di Giulia Zanzani preoccupata perché nessuno da ore rispondeva al telefono. Nel pomeriggio di venerdì, in un appartamento a due piani in via Villa Marina, strada stretta fra palazzetti di granito, a meno di 50 metri dal municipio di Tempio Pausania.
(a cura di Daria Egidi)