14 maggio 2014
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Biografia di Giacomo Tachis
• Poirino (Torino) 4 novembre 1933. Enologo. Ritenuto artefice del Rinascimento del vino italiano e scopritore dei Supertuscans, Tachis è padre di vini star come Sassicaia della Tenuta San Guido, a Bolgheri, Tignanello e Solaia, nelle tenute di Antinori vicino a Firenze, e poi Terre Brune, Turriga e altri ancora. Dopo gli studi alla Scuola di enologia di Alba e le prime esperienze professionali, nel 1961 Tachis approdò alla casa vinicola Marchesi Antinori dove è rimasto per 32 anni, divenendone lo storico direttore, fino alla pensione, nel 2010.
• Libri: Sapere di vino (Mondadori, 2010).
• Giacomo Tachis ha cominciato ad occuparsi della produzione del Sassicaia nel 1968, dopo che gli Incisa della Rocchetta strinsero un accordo per la commercializzazione del vino con gli Antinori, supervisionandone la sua genesi. Tachis si è sempre occupato in maniera assidua e costante della gestione enologica del Sassicaia, secondo modalità concordate con la proprietà e, con la fine del 2009, la sua collaborazione con la Tenuta San Guido si è conclusa.
• «Il vino toscano allora non era granché, a parte il suo tipico fiasco, e Tachis chiese aiuto ai francesi: “Studiavano molto più di noi, e in un viaggio a Bordeaux, chiesi una consulenza al professor Peynaud”. E da lì nacque la sperimentazione con il Sassicaia a Bolgheri, con Tachis “prestato” al cugino di Antinori, Nicolò Incisa della Rocchetta. Era il ’68 e le prime 3 mila bottiglie, vennero vendute nello spaccio aziendale degli Incisa della Rocchetta lungo l’Aurelia. Fu un successo, che contagiò anche la tenuta di Santa Cristina nel Chianti, rivoluzionò il modo di fare il vino, cancellò il "governo" con le uve appassite, l’uvaggio con uve bianche, conobbe la fermentazione malolattica sull’esempio francese e californiano, introdusse le piccole botti o barrique. Nel 1971, nacque il Tignanello, miscela di sangiovese e cabernet» (Mara Amorevoli) [Rep. 16/4/2010].
• «Quando gli Antinori mi mandarono ad occuparmene il vino era indefinito, le barriques perdevano, le annate erano confuse. Sai come l’ho fatto il primo Sassicaia? Prendendo un po’ qua un po’ là dai caratelli. C’era di tutto: Sangiovese, Cabernet, tanto Merlot. L’ho arrangiato. È andata bene. E quando Mario Incisa decise di fare di testa sua beh, i risultati non furono eccelsi. Io peraltro non ho mai detto di aver inventato il Sassicaia, ma di averlo reso potabile questo sì. È un grande vino, è stato il vino della nostra rinascita d’immagine, lo amo ancora nonostante l’addio senza rimpianti» (a Carlo Cambi).