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 2014  maggio 13 Martedì calendario

Biografia di Raffaele Cantone

• Giugliano (Napoli) 24 novembre 1963. Magistrato. Dal marzo 2014 presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (nominato da Matteo Renzi), da maggio 2014 anche responsabile della task force incaricata di controllare i lavori di Expo 2015.
• Laureato in Giurisprudenza a 22 anni alla Federico II di Napoli. «Volevo fare l’avvocato penalista. Ma con la pratica ho capito che ero più attratto dalle indagini. Il bello del lavoro del pubblico ministero è che segue il processo dalle prime fasi. Anche sotto il profilo umano». Entrato in magistratura nel 1991, sostituto procuratore a Napoli, nel 1999 è entrato alla Direzione distrettuale antimafia della Campania. Si è occupato a lungo di camorra e in particolare del clan dei Casalesi. Dal 2007 al 2013 alla Corte di Cassazione, nell’ufficio del Massimario. Prima di essere nominato al vertice dell’Autorità nazionale anticorruzione aveva presentato al Csm richiesta di nomina a procuratore aggiunto presso la Procura del neonato Tribunale Napoli nord.
• «Gran parte della sua vita l’ha dedicata alla lotta contro la camorra, contribuendo con le sue indagini alla decapitazione del clan dei casalesi, il potente sodalizio criminale reso noto dal bestseller di Roberto Saviano, Gomorra, che proprio nelle indagini di Cantone ha trovato materiali e spunti per il suo romanzo. È grazie a lui e agli altri magistrati della Dda se boss del calibro di Francesco Schiavone, detto Sandokan, Francesco Bidognetti, Walter Schiavone, Augusto La Torre, Mario Esposito sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo. In pratica, la cupola dei casalesi. Ed è merito suo anche l’aver portato alla luce alcuni meccanismi di funzionamento del clan utili a comprendere fenomeni malavitosi che vanno ben oltre i confini della Campania» (Gabriella Colarusso) [L43 12/5/2014].
• Dal 1999 vive sotto scorta. «Il giorno in cui il pm Raffaele Cantone andò a Casal di Principe, terra del potente clan camorristico dei Casalesi, per discutere di legalità tra i ragazzi di una scuola, non pensava che di lì a poco quel gesto sarebbe stato commentato in un’aula di tribunale dal boss Francesco Schiavone, conosciuto come Sandokan. “Si lamentò dei magistrati che andavano a traviare gli studenti”, ricorda poi Cantone. “Quella dichiarazione mi sorprese, perché non si era mai visto un capoclan commentare la visita di un pubblico ministero in un istituto scolastico. Capii che si trattava di un segnale”. Altri sarebbero arrivati successivamente, e sempre più allarmanti. Dopo un lungo periodo di vita blindata, Cantone ha così lasciato la Procura di Napoli per trasferirsi a Roma, in Cassazione. “Sarebbe sciocco dire che non ho paura – spiega – ma esorcizzo questo stato d’animo con il lavoro, è l’unico antidoto che conosco» (Dario Del Porto), [Rep 18/10/2007].
• Roberto Saviano, nel 2011, lo ha proposto come candidato sindaco di Napoli.
• «A volte una persona si valuta anche dalle scelte che non ha fatto, dalle scorciatoie che non ha voluto prendere. E così dopo anni trascorsi a rifiutare candidature da album delle figurine, a sindaco, sottosegretario, ministro, Raffaele Cantone si ritrova alle prese con la grana di Expo 2015 a causa di un rifiuto altrui. “Infatti eccomi qui. La verità è che la mia domanda a procuratore aggiunto dei nuovi uffici giudiziari di Napoli Nord non è stata accolta. Ci tenevo a tornare alla magistratura attiva, a rendermi nuovamente utile. Se fossi stato nominato, la partita era chiusa” (…) Ha dimostrato di saper stare al suo posto, scegliendo di non incassare facili dividendi per le sue inchieste contro i Casalesi, quando quella degli Schiavone era la mafia più agguerrita e incontrastata, e di non accettare risarcimenti per la vita blindata che gli è toccata in sorte. “Io non sono il salvatore di nessuna patria. Non ritengo di averne le qualità e non ho alcun interesse a generare aspettative del genere”» (Marco Imarisio) [Cds 13/5/2014].
• Tra i suoi libri Solo per giustizia (Mondadori, 2008) e Football Clan (Rizzoli, 2013) nel quale con il giornalista dell’Espresso Gianluca Di Feo ricostruisce i rapporti tra mafia e pallone.
• Sposato con Rosanna, due figli, Claudia ed Enrico.
• Libro preferito: Mille splendidi soli di Khaled Hosseini; film: C’era una volta in America di Sergio Leone [Vittorio Zincone, Set 3/1/2014].