La Gazzetta dello Sport, 13 maggio 2014
Ci sono novità nella storia delle duecento e passa studentesse sequestrate in Nigeria, storia che abbiamo raccontato l’altro giorno
Ci sono novità nella storia delle duecento e passa studentesse sequestrate in Nigeria, storia che abbiamo raccontato l’altro giorno.
• Sentiamo.Abubakar Shekau, capo dei sequestratori, ha messo in rete un video di diciassette minuti in cui si vedono un centinaio di ragazze sedute per terra su uno spiazzo tra gli alberi, coperte da capo a piedi da una tunica grigia o nera, con qualche tocco di blu nei hijab che gli coprono la testa. Cantano la prima sura del Corano: «In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso, la lode appartiene ad Allah, Signore dei mondi, il Compassionevole, il Misericordioso, Re del Giorno del Giudizio, Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto, guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella Tua ira, né degli sviati...». Il significato del coro, piuttosto suggestivo, è chiaro: «Non teniamo prigioniere le ragazze, ma anzi le abbiamo liberate. Esse si sono convertite alla vera fede». La comunità di Chobik, dove un mese fa è avvenuto il rapimento, è a maggioranza cristiana e la gran parte delle rapite è o era cristiana. Nel video, infatti, due di loro annunciano la conversione e dicono di non essere state maltrattate. Sullo sfondo si sente la voce di Shekau che dice: «Le abbiamo liberate, sono diventate musulmane». E aggiunge: «Non verranno mai rilasciate fino a quando non rilascerete i nostri fratelli». Non abbiamo dati su quanti siano questi fratelli incarcerati. La liberazione di cui parla Sheaku si riferisce a quelle che sono rimaste cristiane, poiché secondo Boko Haram le altre resteranno con loro.
• Qualche speranza di sapere dove sono tenute prigioniere?
Il governatore dello Stato nigeriano di Borno, dove è accaduto il fatto, dice che le ragazze stanno ancora in Nigeria. «Le abbiamo viste, sappiamo dove si trovano e abbiamo passato l’informazione ai militari». Il problema è che probabilmente la radura e gli alberi che si vedono nel video diffuso ieri si trovano nella foresta di Sambisa, al confine col Camerun, 60 mila chilometri quadrati nel nord-est del Paese, impenetrabile per chi non la conosca e nella quale i terroristi hanno creato bunker e zone protette. Duecento genitori, armati di archi e frecce, il giorno dopo il rapimento si sono avventurati in quell’immenso groviglio e hanno poi raccontato: «Abbiamo camminato per 25 chilometri senza vedere il cielo, un pastore ci ha detto che eravamo sulla strada giusta ma che era pericoloso andare avanti. La foresta è troppo grande, troppo fitta: alla fine siamo tornati indietro. E i soldati, i soldati dov’erano?» (testimonianza di un padre, Mallam Amos Chiroma, raccolta da Michele Farina). Quest’ultima frase – «i soldati, i soldati dov’erano?» – fa capire che quelli del governo nigeriano, segnatamente il presidente Goodluck Jonathan, all’inizio hanno lasciato correre, conferma indiretta che i terroristi hanno grossi agganci nell’establishment, specie nei servizi segreti. Goodluck è stato costretto a muoversi dopo che Michelle Obama, e dietro a lei la Casa Bianca, sono intervenuti nella vicenda con l’hashtag #BringBackOurGirls e l’invio di agenti segreti sul territorio. Ieri, alla richiesta di liberazione dei terroristi, il presidente nigeriano ha fatto il duro sostenendo che con «Boko Haram non si tratta». Vedremo come andrà a finire.
• E se le ragazze venissero massacrate?
Non credo. Boko Haram, un’organizzazione che ha ammazzato nell’ultimo anno 1.500 persone, ha vissuto finora di un certo credito in mezzo alle organizzazioni del terrorismo islamico, in primis al Qaeda. Il sequestro di duecento studentesse è un’operazione dubbia dal punto di vista del consenso. Peggio se non dovesse finire con una vittoria. Il massacro avrebbe un effetto tremendo sugli altri musulmani. Piuttosto: ufficialmente sappiamo che è stata chiesta la liberazione dei prigionieri politici, in segreto si può giurare sul fatto che gli islamisti vogliono anche soldi. Molti soldi.
• È impensabile la cattura di questo Sheaku?
Non sta sicuramente in Nigeria. È nascosto nel Niger o più probabilmente nel nord del Camerun, dove ha già trascorso un periodo di convalescenza dopo essere stato ferito. In ogni caso, gli americani hanno organizzato per sabato prossimo a Parigi un summit con i leader di Nigeria, Ciad, Camerun, Niger e Benin, cioè i paesi confinanti con la Nigeria, a cui parteciperanno anche Gran Bretagna e Unione europea. Si vogliono demolire le complicità su cui Seaku ha basato, finora, le sue fortune.
• Come fa la Nigeria a essere la prima economia di tutta l’Africa? Non sono poverissimi?
Sono poverissimi, tranne un enclave di fortunati che vive nella parte meridionale del Paese e che fanno il Pil. Oltre al petrolio, la ricchezza gli viene dalle telecomunicazioni e dall’industria cinematografica. Spopola soprattutto One God One Nation film dove si racconta l’amore di un musulmano per una cristiana.