5 maggio 2014
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Biografia di Enrico Toti
Roma 20 agosto 1882 – Monfalcone 6 agosto 1916. Ferroviere, invalido, ciclista, bersagliere ucciso sul campo di battaglia durante la Prima guerra mondiale. Medaglia d’oro al valor militare.
• Figlio di un ferroviere, a 15 anni si imbarcò come mozzo su una nave scuola della Regia marina, poi fece parte dell’equipaggio di una corazzata e di un incrociatore come elettricista scelto. Dopo il congedo, nel 1905, fu assunto nelle Ferrovie come fuochista. Il 27 marzo 1908 alla stazione di Colleferro l’incidente che gli costò l’amputazione della gamba sinistra, stritolata dagli ingranaggi di una locomotiva. Lasciate le Ferrovie, riprese gli studi interrotti da ragazzo e si dilettò con piccole invenzioni per la vita quotidiana, come una benda di sicurezza per cavalli e uno spazzolino protettore per biciclette (cimeli custoditi al Museo dei bersaglieri, a Roma).
• Scoprì quindi, nonostante la grave menomazione, la passione per i viaggi e la bicicletta. Nel 1911, pedalando con una gamba sola, arrivò a Parigi, attraversò Belgio, Olanda e Danimarca e raggiunse la Finlandia. Quindi, passando per Russia e Polonia, rientrò un anno dopo in Italia. Nel gennaio 1913 partì di nuovo, questa volta per l’Africa. Il viaggio fu interrotto al confine del Sudan, dove le autorità britanniche, giudicando troppo pericoloso il percorso, gli negarono il permesso di proseguire solo, senza scorta e senza carovana come avrebbe desiderato. Di nuovo in Italia, si dedicò all’impianto di una piccola industria di lavori in legno che gli procurò una vita agiata e tranquilla.
• Quando l’Italia entrò in guerra tentò più volte di arruolarsi. Vedendo respinte le sue domande, si presentò comunque al comando di Cervignano del Friuli, dove fu accolto come civile volontario. Operò anche al fronte, ma venne poi rimandato a Roma in attesa di una autorizzazione del ministero della Guerra. Tornò al fronte nel gennaio 1916 e ottenne di far parte del Terzo battaglione bersaglieri ciclisti. Prese parte con coraggio ai combattimenti.
• Il 6 agosto, nel primo giorno della sesta battaglia dell’Isonzo, volle seguire i suoi commilitoni a quota 85, sopra Monfalcone. Fu subito in trincea, fra i primi ad avanzare. “Aveva percorso 50 metri quando una prima pallottola lo raggiunse. M’avvicinai mentre eravamo entrambi allo scoperto. Non ne volle sapere di ripararsi. Continuava a gettare bombe, e per far questo si doveva alzare da terra. Fu così che si prese una seconda pallottola al petto. Pensai che fosse morto. Mi feci sotto tirandolo per una gamba ma questi scalciò. Improvvisamente si risollevò sul busto e afferrata la gruccia la scagliò verso il nemico. Una pallottola, questa volta l’ultima, lo colpì in fronte” (dal ricordo di un commilitone, Ulderico Piferi).
• Il 27 agosto 1916 gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria. La salma, deposta inizialmente nel cimitero di Monfalcone, il 24 maggio 1922 fu trasportata a Roma. I funerali solenni furono turbati da incidenti tra comunisti e anarchici da una parte e la Guardia regia dall’altra, che provocarono un morto e diversi feriti.