2 maggio 2014
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Biografia di Giulio Questi
• Bergamo 18 marzo 1924. Regista. Scrittore, nel 2014 è uscito, edito da Einaudi, il suo libro sulla Resistenza Uomini e comandanti.
• «Ha diretto tre lungometraggi (Se sei vivo spara. La morte ha fatto l’uovo. Arcana), una consistente mole di telefilm (alcuni sceneggiati con (…) David Grieco) e alcuni cortometraggi, raccolti nella silloge By Giulio Questi (dvd edito da Ripley) che nel tempo sono diventati veri e propri oggetti di culto. È stato anche, in casi isolati e abbastanza eccentrici, un attore: lo si vede in La dolce vita di Fellini (è il nobile che balla guancia a guancia con Nico, futura cantante dei Velvet Underground) e in Signore e signori di Germi. Gli amici sapevano da sempre che Giulio, da ragazzo, aveva militato in diverse formazioni partigiane sulle montagne sopra Bergamo, la città dov’è nato e cresciuto. Alcuni di loro avevano sentito i suoi racconti orali su quell’esperienza; e pochissimi, più cari di altri, avevano avuto l’onore di leggere alcuni racconti scritti nel corso degli anni e “pubblicati” in un’edizione squisitamente casalinga: “Ho cominciato a scrivere sulla Resistenza subito dopo la fine della guerra – ci dice Questi – e nel ’47 un mio racconto, La cassa, fu pubblicato sul Politecnico di Vittorini. Ho continuato nel corso degli anni, ma solo per mantenere viva la memoria dentro di me: scrivevo per me stesso. Quei due inverni in montagna, tra i 19 e i 20 anni (Questi è del ’24, ndr), sono stati il mio romanzo di formazione: ho sempre sentito il bisogno di non perdere quei ricordi. Poi, un giorno, ho scoperto il computer”. (…) L’altro suo romanzo di formazione, dopo la guerra partigiana, è stato il periodo in Colombia, dove ha conosciuto Gabriel García Marquez (in Uomini e comandanti è protagonista dell’ultimo racconto, intitolato Caribe) ed è vissuto tra gli indios, in condizioni estreme che gli ricordavano proprio gli inverni trascorsi in montagna. Come regista, è rifiorito con la scoperta della videocamera digitale. Il computer, per lui, è invece un prezioso strumento mnemonico: “Potevo tenere i racconti tutti insieme, modificarli, impaginarli, stamparli. Sono diventato un virtuoso del copia & incolla. Le prime copie dei racconti le ho fabbricate letteralmente io, con tanto di colla riga e taglierino, e le he regalate. Una è finita all’Istituto della Resistenza di Bergamo, diretto da uno storico che poi è diventato mio amico, Angelo Bendotti (firma la postfazione del libro, ndr). L’hanno letta prima Giovanni De Luna; poi Sergio Luzzatto. È stato lui a portarli da Einaudi, gliene sarò sempre grato, lo ringrazio pubblicamente anche se non ho ancora avuto modo di incontrarlo, succederà. Il giorno che mi hanno telefonato da Einaudi per propormi la pubblicazione pensavo ad uno scherzo”. (…) Questi scrive benissimo, con una limpidezza scabra degna di Calvino (e lontana, per immediatezza, dallo stile espressionista di Fenoglio, che pure adora)» (Alberto Crespi) [Unt 29/4/2014].