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 2011  maggio 29 Domenica calendario

Antonio Fazio, che fu governatore della Banca d’Italia per dodici anni prima di Draghi, è stato condannato a quattro anni di reclusione per la scalata Antonveneta dell’estate 2005, una vicenda passata alla cronaca – e forse alla storia – come quella dei «furbetti del quartierino»

Antonio Fazio, che fu governatore della Banca d’Italia per dodici anni prima di Draghi, è stato condannato a quattro anni di reclusione per la scalata Antonveneta dell’estate 2005, una vicenda passata alla cronaca – e forse alla storia – come quella dei «furbetti del quartierino». L’accusa è “aggiotaggio”, cioè l’aver operato per far salire artificialmente il valore delle azioni di quella banca. Il massimo della pena previsto dal codice per questo reato è di tre anni, e tanti infatti ne aveva chiesti l’accusa: ma l’aumento artificiale del prezzo si è verificato effettivamente e questo ha fatto salire i massimi e così il tribunale ha dato più di quanto avesse chiesto la Procura di Roma. Condannati con Fazio, a cui è anche stata inflitta una multa da un milione e mezzo di euro: l’ex presidente Unipol Giovanni Consorte (tre anni e multa da un milione), Gianpiero Fiorani (1 anno e 8 mesi da aggiungersi ai 39 mesi patteggiati in precedenza), Luigi Grillo, all’epoca senatore del Pdl (2 anni e 8 mesi).

• Come mai non c’è Ricucci, l’ex marito di Anna Falchi? Non ha inventato lui l’espressione “furbetti del quartierino”.
C’è un nutrito gruppo di persone che ha patteggiato a suo tempo, e tra queste Ricucci. Fazio ha commentato: «Sono sicuro di avere sempre operato per il bene e sono convinto che questa sentenza vada riformata». Cosa possibile, dato che siamo ancora al primo grado. Va ricordato che i fatti in questione risalgono al 2005, cioè a un’epoca in cui non era ancora scoppiata la crisi finanziaria provocata dalle banche. Oggi, al di là del caso in questione, molti hanno elogiato Fazio per il suo governo della nostra Banca centrale tra il 1993 e il 2005: gli si riconosce il merito di aver impedito al sistema di indebolirsi con le pratiche truffaldine messe in atto dalle banche tedesche, inglesi, francesi e americane, cioè la produzione di derivati privi quasi di valore da riversare sul popolo ignaro.

• Questo significa che la sentenza è ingiusta?
Non m’azzardo a valutazioni penali, ma in generale direi che sì – politicamente e moralmente – Fazio si comportò male nella vicenda Antonveneta.

• Come andarono le cose?
C’era questa banca di Padova, la Antonveneta, di cui gli olandesi di Abn Amro avevano già il 9 per cento. Chiesero di salire al 20 e Fazio glielo proibì: Fazio s’era data la regola che nessuna banca straniera potesse possedere una quota superiore al 15% di una banca italiana. Abn Amro lanciò allora un’Opa, per la quale ci voleva l’autorizzazione della Banca d’Italia, ma Fazio ritardò il più possibile questa autorizzazione in modo da dare al suo amico Fiorani, in quel momento presidente della Banca Popolare Italiana (già Lodi), di presentare una controfferta, cioè un’Offerta Pubblica di Scambio concorrenziale all’Opa Abn. Si è perso?

• Sono in bilico.
I rapporti di Fazio con Fiorani, presidente della piccola Banca Popolare ex Lodi, erano imbarazzanti. Fiorani era diventato un intimo della famiglia e il governatore accettava persino che gli facesse dei regali, cosa che diede luogo a una procedura d’infrazione europea. Ma il dato enorme di tutta la faccenda era che la scalata Antonveneta si compiva in contemporanea con la scalata alla Banca Nazionale del Lavoro e addirittura con una terza scalata al Corriere della Sera. C’era un disegno comune dietro tutto questo, come sembrava di capire dalle intercettazioni telefoniche e dai comportamenti di fatto che ciascun soggetto teneva? È difficile negarlo.

• E qual era questo disegno comune?
Sarebbe stato questo: Berlusconi e De Benedetti si erano messi d’accordo per pigliarsi il Corriere della Sera mascherandosi dietro la figura di Stefano Ricucci e di altri finanzieri d’assalto. Ricucci rastrellò più del 20% del Corriere e compravano in quel momento anche gli immobiliaristi Zunino, Statuto e Coppola. Intanto gli scalatori del Corriere tenevano buona la sinistra permettendo a Consorte (Unipol, cioè le cooperative rosse) di conquistare Bnl. E tenevano buoni i cattolici (Fazio, religiosissimo) lasciandogli prendere Antonveneta. Del “concerto” di scalatori si ebbe sentore – e nettamente – una sera che il finanziere Gnutti era a cena con Berlusconi. Gli intercettarono una telefonata con Ivano Sacchetti (vice di Consorte) e lo sentirono spiegare: «Ho detto a Berlusconi che a loro interessava molto appoggiare Gianpiero perché dall’altra parte stiamo facendo quell’altra. Per cui, per una questione di equilibrio, si fa una per una, quindi vado in appoggio anche di là. Berlusconi mi ha risposto che faccio bene». E al centro di tutto questo, pensi un po’, c’era il governatore della Banca d’Italia. L’Economist uscì con una copertina in cui si vedeva la foto di Fazio a passeggio per Lodi con Fiorani, Geronzi e Gnutti. E, sotto, il titolo: «Please go, mister Fazio».