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 2014  maggio 01 Giovedì calendario

Michelle Obama è appena stata in Cina (neanche una parola sui diritti umani), Barack intanto ha fatto un giro in Giappone, Corea del Sud, Malaysia e Filippine, paesi di rispetto per gli Stati Uniti, membri cioè di una fascia asiatica che contende ai cinesi il dominio del Pacifico

Michelle Obama è appena stata in Cina (neanche una parola sui diritti umani), Barack intanto ha fatto un giro in Giappone, Corea del Sud, Malaysia e Filippine, paesi di rispetto per gli Stati Uniti, membri cioè di una fascia asiatica che contende ai cinesi il dominio del Pacifico. Non ci occuperemmo di queste diplomazie, importanti ma tutto sommato ancora di routine, se un rapporto della Banca Mondiale pubblicato anche dal Financial Times non avesse annunciato che alla fine di quest’anno l’economia cinese sorpasserà quella americana, con un anticipo di cinque anni sulle previsioni.

Cioè era assodato che l’economia cinese avrebbe superato quella americana, ma si pensava che questo sarebbe avvenuto solo nel 2019?Sì, anche se i numeri che sanzionano i sorpassi dipendono dai criteri che si adoperano. Nel caso dell’International Comparison Program - l’istituto della banca Centrale che si è sbilanciato in questa previsione - la Cina diventerà tra pochi mesi la prima economia del mondo perché lo yuan avrà un potere d’acquisto maggiore del dollaro. Gliel’ho fatta necessariamente breve, ma il succo è sostanzialmente questo. È un primato che i cinesi riconoscono malvolentieri, anzi negano, perché capeggiare la classifica delle economie mondiali significare uscire necessariamente dallo stato di «paese in via di sviluppo», etichetta che consente un certo lassismo in termini di inquinamento ambientale. Una volta che avessero la medaglia d’oro sul petto, dovrebbero applicare le restrizioni anti-inquinamento previste nel primo mondo. Con qualche effetto sulla crescita.  

Prima di andare avanti voglio sapere a che punto è l’Italia se si giudicano le economie con questo criterio.
L’Italia è ottava, la stessa posizione che occupava all’epoca dell’ultima rilevazione di questo tipo, sei anni fa. L’India è passata dal decimo al terzo posto, facendo scendere il Giappone di una posizione. È retrocesso anche il Regno Unito, mentre la Germania ha guadagnato posizioni. Le faccio notare che Cina e India sono i due paesi più popolosi al mondo, due miliardi e mezzo tra tutti e due. Significa che nel conto della ricchezza di un paese sta pure il numero dei suoi abitanti, che determinano le dimensioni del mercato e la forza della domanda interna. La Russia e la Germania stanno ovviamente nei primi dodici posti, ma hanno, demograficamente parlando, problemi molto gravi. La Russia, su un’estensione maggiore di quella della Cina (17 milioni di kmq contro 9), è abitata soltanto da 160 milioni di persone, cioè è praticamente spopolata. La Germania ha un invecchiamento più grave del nostro. Problemi la cui gravità si percepirà in futuro. E, se devo completare il quadro, il primato cinese è seriamente messo in forse dalla crescita indiana, anche qui per una valutazione demografica: la politica del figlio unico, abbandonata troppo tardi da Pechino, porrà quel Paese di fronte a problemi molto seri negli anni Trenta-Quaranta, con una popolazione assai invecchiata. L’India ha applicato un controllo delle nascite più morbido e a quella data sarà in netto vantaggio. Detto tutto questo, il risultato dell’International eccetera (ICP) mi lascia molto in dubbio.  

Perché?
Intanto mi pare discutibile il criterio di valutare la forza economica di un Paese dal potere d’acquisto della sua moneta. Sulla Cina esistono inoltre analisi molto serie che dànno un quadro parecchio diverso. Un incremento del Pil che quest’anno non supererà mai il 7,5% significa che quel Paese è sull’orlo della recessione. Stanno poi crescendo varie bolle: si sono costruite troppo case, strade, aeroporti con una moltiplicazione di debiti. L’industria pesante dovrà diminuire la produzione, perché i mercati sono saturi. Le liberalizzazioni che potrebbero valorizzare le imprese più efficienti procedono a rilento. E c’è poi il problema del sistema bancario ombra, che muove almeno 1500 miliardi di dollari e rende difficile una comprensione piena dello stato di quel paese.  

Che cos’è il “sistema bancario ombra”?
Società di strozzini privati che hanno finanziato e finanziano soprattutto l’attività edilizia. Il governo ogni tanto li colpisce, ma questo fa crescere la domanda sul sistema creditizio ufficiale che non è in grado di sostenerla. È un po’ come l’evasione fiscale da noi: ogni tanto la si colpisce, ma non si può esagerare pena conseguenze molto gravi su tutto il sistema.  

Americani e cinesi sono nemici? Da lì potrebbe venire la Terza Guerra Mondiale?
Sono in forte competizione per il controllo del Pacifico e del Sud-Est asiatico. Pechino vuole poi che Taiwan ritorni alla Cina. E ci sono le dispute Cina-Giappone sulle isole Senkaku (in cinese Diaoyu). D’altra parte nelle casse cinesi ci sono a questo punto quattromila miliardi di dollari e una recessione americana avrebbe conseguenze nefaste sull’economia di Pechino. Gli americani, poi, nonostante tutto, continuano a vivere di debiti. E chi glieli presta i soldi? I cinesi, come accade da un quarto di secolo.