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 2014  aprile 28 Lunedì calendario

Ecco i comandamenti della mafia (articolo del 2/10/1984)

la Repubblica, martedì 2 ottobre 1984
PALERMO – Qualcuno ha già inventato un colorito sillogismo: lupara d’inchiostro. Per dire che Tommaso Buscetta adopera la penna e le parole per sbarazzarsi dei suoi nemici. Chi? I corleonesi, soprattutto: Luciano Liggio, Toto Riina, Bernardo Provenzano. Una bella fetta di mafia indicata dal boss palermitano quale scellerata responsabile di feroci delitti. Sulle confessioni di don Masino erano usciti in mattinata da un eccitato Palazzo di Giustizia nuovi particolari. Per esempio, egli avrebbe detto che fra i 366 mandati di cattura “non ci sono quelli che realmente contano”. Aggiungendo: “Adesso tocca a loro, a quelli che fanno veramente male, a quelli che hanno tradito cosa nostra”. Al gradino superiore, insomma, al “terzo livello”. Chi? Politici, industriali, gente che da anni nutre e si nutre della mafia. Gli inquirenti affermano che Buscetta abbia fatto i nomi delle “eccellenze”, ma C’è chi come il consigliere istruttore Antonio Caponnetto confida: “Le sue rivelazioni ci hanno fornito elementi per individuare gli anelli fra il secondo ed il terzo livello”. Uno di questi anelli si chiama Ciancimino? È probabile, così come appare certo che lex sindaco democristiano non sia il solo elemento di raccordo di quella perversa catena che lega mafia, politica e imprenditoria. Dopo il blitz di San Michele, la magistratura procede con grande celerità. I giudici parlano di “corsa contro il tempo”, intendendo di voler arrivare alle prime conclusioni entro il 2 febbraio, giorno in cui scatterà la legge sulla carcerazione preventiva. Per alcuni dei 366 infatti a quella data scadrebbero i termini di carcerazione “e una volta usciti da galera prenderebbero sicuramente il volo”. Un’équipe di cinque giudici istruttori e cinque sostituti procuratori procede a ritmo serrato agli interrogatori. Intanto si delinea la possibilità che i più clamorosi fatti di mafia degli ultimi 15 anni vengano unificati in un solo maxi-processo. Il tutto prende le mosse da due mesi di interrogatori cui Buscetta si è volontariamente sottoposto. Una lunga confessione-analisi degli ultimi quindici anni della storia mafiosa e anche di più, ricca di particolari inediti e di precisazioni che hanno squarciato il velo su numerosi aspetti della geografia e della genealogia delle cosche, degli obiettivi e dei delitti, con tanto di esecutori e di responsabili. Ecco in una sintesi della motivazione per i 366 mandati di cattura, che cosa ha detto e che cosa ha permesso di accertare Tommaso Buscetta.