24 aprile 2014
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Biografia di Giovanni Toti
• Viareggio (Lucca) 7 settembre 1968. Politico. Presidente della Regione Liguria (dal 1° giugno 2015). Consigliere politico di Forza Italia. Capolista nella circoscrizione Nord-Ovest alle Europee 2014 (eletto con quasi centocinquantamila preferenze). Giornalista, ex direttore di Studio Aperto (sostituito da Anna Broggiato) e del Tg4 (sostituito da Mario Giordano), nessuna esperienza in politica fino al 24 gennaio 2014, quando Silvio Berlusconi lo nomina consigliere: «È il delfino numero trenta, arrivato nel cuore di Silvio dopo che ne è uscito Alfano» (Mario Ajello). Si definisce «equilibrato, paziente, lungimirante perché spesso ci azzecco nella lettura delle cose. Sono una buona risorsa per tenere lo spogliatoio» (a Giancarlo Perna) [Lib 27/9/2014].
• Candidato da Berlusconi a governatore della Liguria per le Regionali 2015, nonostante qualche incidente di percorso (come quando assegnò la cittadina di Novi Ligure alla Liguria anziché al Piemonte) e una scarsa familiarità con il territorio (fuorché per i fine settimana con la moglie nella casa di Bocca di Magra, nell’estremo ponente ligure), riuscì inaspettatamente a prevalere in modo netto sulla candidata di centrosinistra Raffaella Paita (con il 34,44% dei consensi, contro il 27,84% dell’altra).
• «Incarno la volontà di Berlusconi di cambiare un’epoca. A un certo punto il presidente ha capito che la politica italiana era mutata, che Renzi aveva rinnovato davvero il partito e che Grillo stava facendo lo sfascia-carrozze. Quindi ha pensato che si doveva sterzare. È stato naturale scegliere tra le persone del suo mondo. Quando è arrivata la sentenza di condanna, io ero a Milano. L’ho chiamato per proporgli un’intervista e lui mi ha chiesto di andare a cena ad Arcore per parlarne. Poi ha cominciato a chiedermi che cosa pensavo del rinnovamento di Forza Italia. Immagino che lo abbia fatto con più direttori. E infine mi ha chiesto se ero disponibile» (a Vittorio Zincone) [Set 9/5/2014].
• «A Berlusconi piace perché è giovane e non è un politico. Gli piace perché ha un modo di ragionare pacato e arriva rapidamente al punto senza iperboli. Gli piace perché è profondamente moderato, ma a differenza dei predecessori moderati che giravano tra villa San Martino e Palazzo Grazioli non è sospettabile di tessere trame con il Quirinale o altri moderati che nel frattempo hanno cercato in tutti i modi di fargli le scarpe» (Roberto D’Agostino).
• Alla nomina di Toti ha dato il suo benestare anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Carmelo Lopapa: «Portarlo in cima alla piramide – col consenso di Francesca Pascale – vuol dire riportare l’organizzazione di Forza Italia nel recinto dell’azienda, come agli esordi. Il quarantacinquenne di Massa, destinato a essere scagliato in tv contro i nuovi renziani, è uomo di Mauro Crippa, direttore generale della Comunicazione Mediaset del quale è stato vice a lungo».
• «Soprannominato amorevolmente “il Pupino” in mancanza di una “t” – per bocca di un dirigente di Mediaset ha “un ruolo di servizio e di affetto”. Lo ha nei confronti di Silvio Berlusconi e dell’intera azienda. Non gli vuole male nessuno, lì dentro. Nessuno a Cologno ha da ridire su di lui. “Smussa, attenua, compatta”, dicono. E questa è musica di violino per il Capo, che fuori dalla porta ha file di aspiranti beati, tutti che si accreditano come ultimo baluardo del berlusconismo contro subdoli nemici intestini: il che ha fatto di Forza Italia un partito di falchi tendenza avvoltoio» (Mattia Feltri).
• In piazza San Lorenzo in Lucina non lo chiamano “Pupino”, come a Mediaset, ma “Arroti” perché il suo piano prevede un numero consistente di tagli di teste. D’Agostino: «Ecco perché Berlusconi lo ha scelto: ha bisogno di qualcuno che faccia lo stesso lavoro che ha fatto Francesca Pascale nella sua vita privata. Un lavoro che si riassume in una semplice parola: pulizia» [Roberto D’Agostino].
• Ha conquistato Berlusconi con il look sempre impeccabile e inflessione toscana meno calcata di quella renziana. Fattorini: «Ha messo il cappello del Tg4 sullo speciale La guerra dei Vent’anni – Lo scontro finale, secondo atto del documentario difensivo di Berlusconi incentrato sul processo Ruby andato in onda in prima serata. Quello che doveva essere un programma della rete, il direttore lo ha avocato alla sua testata giocando un ruolo da protagonista anche in video, con l’intervista esclusiva al Cav».
• Subentrato a Fede alla direzione del Tg4 ha subito eliminato la rubrica Sipario e le meteorine per il piacere del pubblico.
• Famiglia proprietaria di un albergo a Marina di Massa. «Mio padre era socialista. Da ragazzo ero di sinistra moderata. A diciotto anni, poi, mi sono iscritto nei giovani del Psi. Ero martelliano. E sostanzialmente craxiano». Ha frequentato l’università: «un anno e mezzo di Giurisprudenza a Pisa. Poi Scienze politiche a Milano. Mi manca ancora un esame» [Zincone, cit.]. Marco Fattorini: «A Mediaset entra nel 1996 dalla porta di servizio come stagista a Studio Aperto, poi viene assunto da Paolo Liguori per una scalata che lo vede redattore, caposervizio, caporedattore e infine direttore. Nel mezzo firma programmi come Lucignolo, il rotocalco giovane della testata di Italia Uno» (Marco Fattorini).
• Sposato con Siria Magri, che ha conosciuto quando lui era un cronista e lei la conduttrice di punta di Studio Aperto (ora è vicedirettore di Video news e cura Quarto Grado). Lei lo ha sposato in seconde nozze a Pietrasanta, nel 2003. Non hanno figli [Libero 10/1/2014].
• Alto un metro e ottantuno, paffuto. «Non mi peso da anni», dice. Colleziona cravatte. Fuma parecchio. Non va al cinema perché lì il telefono potrebbe non prendere. Non ascolta musica. Non è “social”: zero Twitter, su Facebook ha solo 17 amici (solo donne) ma non ha mai scritto nulla in quattro anni [Alessandra Menzani, Libero 10/1/2014].