24 aprile 2014
Tags : Saverio Raimondo
Biografia di Saverio Raimondo
• Roma 20 gennaio 1984 («Lo stesso giorno di Fellini e Lynch. Io ho chiuso la trilogia»). Comico. Nel 2010 partecipa come ospite a Tetris (La7), condotto da Luca Telese; poi Stiamo tutti bene (Raidue), Un due tre stella, di Sabina Guzzanti (La7, 2012), La prova dell’otto, di Caterina Guzzanti (Mtv, 2013). Tiene un blog sul Fatto Quotidiano.
• «Scorretto come Lenny Bruce, spietato come Daniele Luttazzi (ma le battute, sino a prova contraria, sono tutte sue), veloce nell’esecuzione come il servizio di Roger Federer: (…) Saverio Raimondo, l’unico stand-up comedian italiano che sembra vero» (Riccardo Staglianò).
• «Madre insegnante, padre commercialista, cattolici di sinistra, un fratello e una sorella, asilo ed elementari dalle suore (“Non mi hanno neanche molestato: ma come le hanno scelte?”). A 14 anni presenta un concerto di Natale e si scopre capace di far ridere. Bissa con spettacolini autogestiti e, a diciotto anni, gli giunge voce che la direttrice artistica del teatro Ambra Jovinelli Serena Dandini fa provini per nuovi talenti. Si presenta con un numero di strip all’incontrario, che parte seminudo e finisce vestito, e lo prendono come autore di Bra, braccia rubate all’agricoltura, al quale collabora per un paio d’anni. La mattina frequenta il Dams, la sera scrive battute. All’università in quegli anni insegna Carlo Freccero, santo patrono della tv studentesca Nessuno Tv che poi diventerà RedTV, in orbita Ds. Gli offrono un programma clandestino dal nome roboante di Raimondo Visione, smaccatamente ispirato al David Letterman Show. “Eravamo sul canale 981 di Sky. Nessuno poteva arrivarci neppure per sbaglio. Potevo provare tutto, senza ansie”. Cambia direttore, finisce lo show. Collabora con Tetris di Luca Telese e fa serate al locale romano Meds con il collettivo Satiriasi inventato da Filippo Giardina con Francesco De Carlo. Sono tutti bravi e cattivissimi. Immaginate di mettere insieme Teo Teocoli, Claudio Bisio e Paolo Rossi, foderarli di carta vetrata e spalmarli di soda caustica. Ma gli altri hanno un accento (romanesco), lui no. Loro cercano il contatto con il pubblico, l’empatia prescritta dai manuali di comicità. Raimondo raggela, ma quando la punch line, la chiusa della battuta arriva, la senti. È il duemiladieci, tra il pubblico c’è il disegnatore Stefano Disegni che gli parla di un programma che sta per partire, Stiamo tutti bene, presentato da Belén Rodríguez. Riassunto dell’esperienza: “Dico solo che le ballerine avevano la cellulite. E le pagavamo tutti col canone! Uno scandalo”. È avvilito. “In albergo. Come Tenco” scrive su Facebook dopo una puntata. Unico ricordo positivo, Dipollina che lo cita su Repubblica. Il debutto vero arriva due anni dopo con Un due tre stella di Sabina Guzzanti, dove coltiva il suo filone italiofobo con collegamenti dal fantomatico Centro Carla Bruni per il recupero degli italiani, in Svizzera. “La mia produzione nasce da un disagio. Molto del quale ha a che fare con un sostanziale disprezzo nei confronti di questo Paese. Di cui faccio ovviamente parte”. Non scherza. Dalla Guzzanti senior lo notano. Fa anche La prova dell’otto con Caterina, Guzzanti junior, e il commentatore di Glob di Enrico Bertolino. Prima di finire a La gabbia (La7), il programma di Gianluigi Paragone, dove fa una specie di inviato guastatore (“mi sforzo di emanciparmi dalle Iene”), in cui tenta di convincere il nuovo ambasciatore statunitense, visto che il raid contro il regime siriano era praticamente apparecchiato, a non sprecarlo e dirottarlo contro l’Italia. Giornata tipo? Non ce l’ha. Scrive essenzialmente di notte, andando a letto nella seconda metà dell’intervallo tra le 2 e le 4. Vede tanta comicità, oltre ai numi già citati il Larry David di Curb Your Enthusiasm o il micidiale Louis C.K. Il suo browser si apre con Funnyordie.com, la vetrina del meglio da ridere statunitense. Ma l’epidemia umoristica su internet non lo convince: “Siti come Spinoza, dove ogni giorno migliaia di utenti scrivono battute sulla notizia del giorno. Questa non è satira: è un tic”. Di Luttazzi riconosce il “grande merito culturale” di aver per primo esposto gli italiani alla stand-up comedy. Quanto ai “meriti artistici, direi non classificato, perché ora non si capisce più quanto fosse suo e quanto copiato”. Le cose gli vanno bene, ha la contentezza compatibile con l’essere intelligenti. Soprattutto cerca di campare in modo da poter dare una risposta affermativa al quesito seguente: “C’è vita prima della morte?”» (Riccardo Staglianò) [Ven 29/11/2013].