La Stampa, sabato 25 agosto 2007, 23 aprile 2014
Tags : La Grande Guerra
Vicino alla soluzione il mistero dei Romanov
La Stampa, sabato 25 agosto 2007
Il mistero dei Romanov, dopo quasi 90 anni, forse sta per essere definitivamente risolto. Un gruppo di storici e archeologi di Ekaterinburg ha annunciato di aver trovato in un bosco i resti dello zarevic Alexej e della gran principessa Maria, i due corpi che mancavano all’appello dopo la scoperta, nel 1991, degli scheletri degli altri componenti della famiglia dell’ultimo zar russo, fucilati dai bolscevichi il 16 luglio 1918. Se fosse vero, la scoperta archivierebbe per sempre le leggende romantiche sulla fuga dal massacro di una delle principesse, e la sopravvivenza, da qualche parte, di un erede dei Romanov, ipotizzata da film, romanzi e tabloid. I resti – per la precisione, «44 frammenti ossei, molto piccoli, 7 denti di cui due ben conservati, tre pallottole e un frammento di tessuto», li descrive Nikolaj Nevolin, capo della squadra scientifico-giudiziaria di Ekaterinburg – sono stati trovati a Porosionkov Log, il fosso dei maialini, sulla vecchia strada Koptjakovskaja, la stessa sulla quale, in un altro punto, vennero ritrovati 16 anni fa i corpi delle altre vittime del plotone d’esecuzione del bolscevico Jakov Jurovskij: lo zar Nicola II, la zarina Alexandra, le figlie Olga, Maria e Tatiana, il cameriere Trupp, il dottore Botkin, la cameriera Demidova e il cuoco Kharitonov. Un’analisi del Dna permise - tra mille polemiche - di identificarli e seppellirli nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo a Pietroburgo, la cripta dei Romanov, in una stranissima liturgia durante la quale la chiesa ortodossa si rifiutò di pronunciare i nomi dei defunti, stendendo un dubbio sull’identità dei «resti di Ekaterinburg».
Diffidenza motivata anche dalla mancanza dei corpi di Maria e Alexej (anche se secondo alcuni esperti, era assente Anastasia). Gli autori della scoperta di ieri si sono basati sulle memorie di Jurovskij, che ha messo per iscritto i macabri quanto inutili tentativi di distruggere ogni traccia del massacro: i Romanov, dopo essere stati fucilati nello scantinato della casa di Ekaterinburg dove venivano tenuti prigionieri, sono stati portati nel bosco, dove i giustizieri hanno provato a dare loro fuoco e cospargerli di acido. Secondo Jurovskij, i cadaveri di Alexej e Maria, più piccoli, sono stati quasi distrutti, e questo spiegherebbe la sepoltura separata.
I resti verranno ora sottoposti a una complessa perizia: data la dimensione dei frammenti e il tempo trascorso l’unica possibilità è la prova del Dna, resa forse più facile dal fatto che il principino Alexej, che al momento della morte aveva 14 anni, soffriva di emofilia. Maria – se si tratta di lei – ne aveva 19. Se i test saranno positivi andranno a raggiungere i loro familiari nella cripta degli zar, venerati come santi dalla chiesa ortodossa. Ma le polemiche sono già riesplose: «Hanno trovato qualcosa nei cespugli, basandosi su un biglietto, e corrono a dirlo ai giornali, senza chiedere a ricercatori seri», ha dichiarato il portavoce della diocesi di Ekaterinburg, padre Kossinskij, ricordando che già nel 2002 vennero trovati dei «resti» falsi di Maria e Alexej.
Il mistero dei Romanov, dopo quasi 90 anni, forse sta per essere definitivamente risolto. Un gruppo di storici e archeologi di Ekaterinburg ha annunciato di aver trovato in un bosco i resti dello zarevic Alexej e della gran principessa Maria, i due corpi che mancavano all’appello dopo la scoperta, nel 1991, degli scheletri degli altri componenti della famiglia dell’ultimo zar russo, fucilati dai bolscevichi il 16 luglio 1918. Se fosse vero, la scoperta archivierebbe per sempre le leggende romantiche sulla fuga dal massacro di una delle principesse, e la sopravvivenza, da qualche parte, di un erede dei Romanov, ipotizzata da film, romanzi e tabloid. I resti – per la precisione, «44 frammenti ossei, molto piccoli, 7 denti di cui due ben conservati, tre pallottole e un frammento di tessuto», li descrive Nikolaj Nevolin, capo della squadra scientifico-giudiziaria di Ekaterinburg – sono stati trovati a Porosionkov Log, il fosso dei maialini, sulla vecchia strada Koptjakovskaja, la stessa sulla quale, in un altro punto, vennero ritrovati 16 anni fa i corpi delle altre vittime del plotone d’esecuzione del bolscevico Jakov Jurovskij: lo zar Nicola II, la zarina Alexandra, le figlie Olga, Maria e Tatiana, il cameriere Trupp, il dottore Botkin, la cameriera Demidova e il cuoco Kharitonov. Un’analisi del Dna permise - tra mille polemiche - di identificarli e seppellirli nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo a Pietroburgo, la cripta dei Romanov, in una stranissima liturgia durante la quale la chiesa ortodossa si rifiutò di pronunciare i nomi dei defunti, stendendo un dubbio sull’identità dei «resti di Ekaterinburg».
Diffidenza motivata anche dalla mancanza dei corpi di Maria e Alexej (anche se secondo alcuni esperti, era assente Anastasia). Gli autori della scoperta di ieri si sono basati sulle memorie di Jurovskij, che ha messo per iscritto i macabri quanto inutili tentativi di distruggere ogni traccia del massacro: i Romanov, dopo essere stati fucilati nello scantinato della casa di Ekaterinburg dove venivano tenuti prigionieri, sono stati portati nel bosco, dove i giustizieri hanno provato a dare loro fuoco e cospargerli di acido. Secondo Jurovskij, i cadaveri di Alexej e Maria, più piccoli, sono stati quasi distrutti, e questo spiegherebbe la sepoltura separata.
I resti verranno ora sottoposti a una complessa perizia: data la dimensione dei frammenti e il tempo trascorso l’unica possibilità è la prova del Dna, resa forse più facile dal fatto che il principino Alexej, che al momento della morte aveva 14 anni, soffriva di emofilia. Maria – se si tratta di lei – ne aveva 19. Se i test saranno positivi andranno a raggiungere i loro familiari nella cripta degli zar, venerati come santi dalla chiesa ortodossa. Ma le polemiche sono già riesplose: «Hanno trovato qualcosa nei cespugli, basandosi su un biglietto, e corrono a dirlo ai giornali, senza chiedere a ricercatori seri», ha dichiarato il portavoce della diocesi di Ekaterinburg, padre Kossinskij, ricordando che già nel 2002 vennero trovati dei «resti» falsi di Maria e Alexej.
Anna Zafesova