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 2014  aprile 19 Sabato calendario

Il presidente del Consiglio ci ha così rimbambito di numeri, propositi e tweet presentati in forma di slide, mescolando il decreto di martedì scorso (Def), il decreto di ieri e le intenzioni che non hanno ancora forma di legge che abbiamo difficoltà a stabilire da che cosa cominciare

Il presidente del Consiglio ci ha così rimbambito di numeri, propositi e tweet presentati in forma di slide, mescolando il decreto di martedì scorso (Def), il decreto di ieri e le intenzioni che non hanno ancora forma di legge che abbiamo difficoltà a stabilire da che cosa cominciare.

Beh, è chiaro da che cosa deve cominciare: dagli 80 euro.
Già, gli 80 euro. Li troveranno nella busta-paga di maggio, in forma di bonus, coloro che guadagnano (all’incirca) fra gli 8.000 e i 26 mila euro lordi l’anno. Come mai in forma di bonus? La ragione vera non si sa: questi soldi dovevano risultare da un taglio del cuneo fiscale, cioè scavando su quanto questi cittadini - 10 milioni in tutto - pagano di tasse e versano di contributi. In questo modo la misura sarebbe stata davvero «strutturale», come si dice, cioè valida per sempre. La forma del bonus lascia qualche dubbio: un bonus si può dare, ma si può anche togliere, la parola «bonus» somiglia tanto alla parola «una tantum».

Renzi dice che gli 80 euro sono comunque definitivi.
Sì, lo giura. La copertura per quest’anno è di 6,9 miliardi, e per l’anno prossimo dovrebbe essere di 14. Renzi è sicuro che la spending review e le altre misure assicureranno quanto serve. Restano esclusi da ogni beneficio, per ora, le partite iva e gli incapienti. Gli «incapienti» sono le persone così povere da non pagar tasse (se dunque si procede con il taglio delle tasse, a loro non viene in tasca nulla). Per questi il presidente promette un intervento nelle prossime settimane. Benintesi, gli 80 euro in busta sono una media arrotondata. In base ai calcoli...

Quali calcoli?
È una di quelle formule italiane, così arzigogolate da somigliare a una celebre gag di Pieraccioni. Il calcolo è questo: per il 2014, chi ha un reddito fino a 17.714 euro avrà un bonus pari al 3,5 per cento del reddito. Per redditi tra 17.714 e 24.500 euro, 620 euro l’anno. Chi invece dichiara tra i 24.500 e i 28 mila euro avrà 620 euro moltiplicati per la differenza tra 28 mila e il reddito e poi divisa per 3.500. Per il 2015, chi ha redditi fino a 19 mila euro avrà un bonus pari al 5% del reddito. Per redditi tra 19 mila e 24.500, bonus di 950 euro. Per i redditi tra 24.500 e 28 mila, bonus pari a 950 moltiplicato per il rapporto tra la differenza tra 28 mila e il reddito e 3.500. So che non ha capito niente e che non si metterà lì con carta e matita a moltiplicare e dividere. Gliela dico in breve: quelli a cui va meglio sono i redditi annui tra 18.500 e 24.500 che prendono 78 euro in busta paga (l’anno prossimo 77). A 27.900 euro lordi si prende un euro e mezzo di aumento. Sopra quella cifra, niente. I 15 mila euro stanno a 66, i 26 mila a 44. Mi fermo qui.

Mamma mia. E le altre misure?
Renzi le ha riassunte in dieci tweet, mostrati ai giornalisti in forma di slide. Beh, raccontano bene l’insieme di provvedimenti e intenzioni, e perciò glieli riproduco senz’altro:
#oraics 80 euro al mese per 10 milioni di persone
#normaolivetti tetto di 240 mila euro per stipendi megadirigenti della P.A.
#opendata tutte le spese degli enti locali online entro 60 giorni
#byebyeautoblu Massimo 5 vetture a ministero, forze di sicurezza tornano in strada
#bankitalia con la rivalutazione delle quote al 26% un contributo importante dalle banche
#ognipromessaèdebito basta attese, pagamenti più rapidi alle imprese
#diesirap confermato taglio del 10% per le aziende
#municipalizzate sfoltire e semplificare da ottomila a mille
#immobili menospreco di spazio negli uffici pubblici
#F35 revisione del programma aereo per 150 mln

Qualche spiegazione, prego.
Il tweet numero due significa che, nella pubblica amministrazione, nessuno potrà guadagnare più di 240 mila euro (lordi) l’anno. La "norma Olivetti" è quella stabilita mezzo secolo fa dal grande imprenditore Adriano Olivetti, secondo cui nessuno può avere in busta paga una somma superiore al salario più basso moltiplicato dieci. «Con ventimila euro al mese si vive benissimo», ha detto il premier, tacitando i magistrati, già mugugnanti, con questa frase sibillina: «Credo nella separazione dei poteri». Dei «poteri» o delle «carriere»? Siamo sull’orlo del pensiero berlusconiano... Il tweet numero 7 annuncia il taglio dell’Irap fino al 3,5% (l’Irap ha una storia lunga, diciamo schematicamente che è quasi una tassa sul numero dei dipendenti). Produrrà secondo la Cgia un risparmio medio per azienda di 400 euro e un costo per lo Stato di 1,2 miliardi. L’anno prossimo: 800 euro di risparmio e costi per 2.4 miliardi. La storia delle ottomila municipalizzate ridotte a mille (tweet numero 8) è tutta da vedere. Le municipalizzate - come per esempio le varie Atm che presiedono al pubblico trasporto nelle città - sono uno dei più formidabili bacini di sottogoverno e corruzione. Va ricordato, a onor del vero, che Renzi sindaco di Firenze si sbarazzò assai abilmente della sua azienda di trasporti, senza pagare un giorno di sciopero, vendendola alle Ferrovie dello Stato. Cosa che non è riuscita, per esempio, al sindaco di Genova.