16 aprile 2014
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Biografia di Antonino di San Giuliano
• (Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano e di Capizzi, barone di Pollicarini) Catania 10 dicembre 1852 – Roma 16 ottobre 1914. Politico (liberale), diplomatico. Deputato e poi senatore. Ministro delle Poste nel 1899 (governo Pelloux), ministro degli Esteri dal 1905 al 1906 (governo Fortis) e dal 1910 al 1914 (governi Luzzatti, Giolitti, Salandra).
San Giuliano sindaco di Catania a 26 anni
• Discendente di una delle più nobili famiglie siciliane, coltivò i primi interessi culturali attraverso la madre, donna Caterina Statela, e la ricca biblioteca di Palazzo San Giuliano, e imparò presto le lingue straniere, affinandole in viaggi nelle principali capitali europee. A meno di ventitré anni, nel 1875, la laurea in Giurisprudenza e il matrimonio con Enrichetta Statella dei conti di Castagneto (dalla quale ebbe tre figli: Caterina, Benedetto Orazio e Maria) e le prime esperienze politico-amministrative. Eletto consigliere comunale a Catania, entrò nella giunta come assessore alla Pubblica amministrazione e tre anni più tardi divenne sindaco della città (dal 27 novembre 1879 al 25 marzo 1882, quando si dimise perché la sua idea di una grande linea ferroviaria circumetnea era stata bocciata dal consiglio comunale).
Alla Camera per sette legislature, poi senatore
• Eletto dal primo collegio di Catania, il 24 gennaio 1883, a trent’anni appena compiuti (la prima elezione dell’ottobre 1882 era stata annullata per il difetto dell’età), entrò alla Camera dei deputati e vi rimase ininterrottamente per sette legislature, fino al 1905, quando fu nominato senatore. Militò in quasi tutte le correnti liberali presenti in Parlamento, pur restando fedele a due linee guida: il miglioramento delle condizioni socio-economiche del Mezzogiorno e l’impegno a difendere e promuovere gli interessi e l’immagine dell’Italia all’estero.
San Giuliano ministro delle Poste
• Nel 1892 sottosegretario all’Agricoltura e industria nel primo governo Giolitti, in un saggio successivo propose, per i latifondi siciliani mal diretti, l’«espropriazione forzata per pubblica utilità»). Dal 14 maggio 1899 al 24 giugno 1900 ministro delle Poste nel secondo gabinetto Pelloux (conservatore), operò per il miglioramento delle linee di navigazione italiane nel Mediterraneo e del servizio postale in diverse città, istituì un collegamento telegrafico diretto tra Catania e il continente.
Ministro degli Esteri per negoziare sulla Libia
• Sin dall’inizio dell’attività in Parlamento e al governo manifestò uno spiccato interesse per temi e vicende legati alla politica estera. Sostenitore convinto della Triplice alleanza (con Germania e Austria-Ungheria) ma anche di rapporti amichevoli con la Gran Bretagna, ebbe un ruolo importante nella politica coloniale del Regno d’Italia. In America nel 1904 apprese dal presidente Theodore Roosevelt dell’imminente chiusura degli Stati Uniti all’immigrazione di massa, ritenne pertanto indispensabile lo sviluppo delle colonie soprattutto per far fronte alla questione meridionale, ai problemi demografici e occupazionali del Mezzogiorno. In vista della conferenza di Algeciras (nella baia di Gibilterra), in cui si sarebbe discusso l’assetto dell’influenza delle potenze europee sull’Africa mediterranea, fu istituito il secondo governo Fortis e San Giuliano nominato ministro degli Esteri (carica lampo, dal 25 dicembre 1905 all’8 febbraio 1906). Non votando contro le mire espansionistiche della Francia nei confronti del Marocco, ottenne il via libera della stessa Francia e della Gran Bretagna per espandere l’influenza italiana sulla Libia. Ricoprì quindi l’incarico di ambasciatore italiano a Londra e, per un breve periodo, a Parigi.
L’ambasciatore San Giuliano offre un tè al re d’Inghilterra
• Nella primavera del 1909 accompagnò il re d’Inghilterra Edoardo VII in una tappa del suo viaggio nel Mediterraneo. Nel corso di una sosta in Sicilia ospitò il sovrano nel suo palazzo di Catania per un tè. Accoglienza entusiastica dei concittadini.
La Libia e il Dodecaneso italiani
• Di nuovo ministro degli Esteri dal 1° aprile 1910, nel governo conservatore di Luigi Luzzatti e, dal marzo 1911, nel quarto governo di Giovanni Giolitti, in seguito alla crisi di Agadir, che contrapponeva di nuovo Francia e Germania sulla questione del Marocco, spinse l’esecutivo e il re a un intervento militare in Libia. Il 29 settembre 1911, con lo sbarco di truppe italiane a Tripoli ebbe così inizio la guerra italo-turca (la Libia faceva parte dell’Impero ottomano). La sua azione diplomatica fu determinante per arginare le proteste dell’alleato austriaco, a sua volta molto vicino alla Turchia, che nell’allargamento del conflitto alle isole turche dell’Egeo (occupate dall’Italia per motivi strategici), vedeva lesi i propri interessi nella regione. La guerra voluta da San Giuliano fu un successo: con il trattato di pace firmato a Losanna il 18 ottobre 1912 l’Italia ottenne la Libia e il Dodecaneso.
La nuova Albania, un successo di San Giuliano
• Il 5 dicembre 1912 rinnovò a Vienna la Triplice alleanza con la Germania e l’Austria-Ungheria. Due giorni prima un armistizio aveva interrotto la Prima guerra balcanica, con la Serbia che, vittoriosa sulla Turchia, mirava a uno sbocco albanese sull’Adriatico. L’Albania, che da oltre quattro secoli faceva parte dell’Impero ottomano ed era stata invasa a nord dalla Serbia e a sud dalla Grecia, limitatamente al territorio intorno alla città costiera di Valona, il 28 novembre aveva dichiarato l’indipendenza. San Giuliano, consapevole che l’Austria nutriva analoghi interessi, intensificò gli sforzi per ampliare l’influenza italiana in quell’area, il che avrebbe garantito un maggiore controllo dell’Adriatico. Accolte le sue proposte sulla neutralità dello stato nascente e sulla istituzione di un principato, risolte le principali vertenze diplomatiche con Vienna (che mirava a un protettorato austriaco del culto cattolico nel paese) e Parigi (che avrebbe voluto creare uno stato vassallo alle grandi potenze), lo statuto della nuova Albania fu infine approvato dalla conferenza di Londra il 29 luglio 1913. «Benché instabile e destinato a fallire, il nuovo Stato non era divenuto una pedina dell’Austria, il rischio maggiore per l’Italia che San Giuliano era riuscito a evitare» [Gianpaolo Ferraioli, Politica e diplomazia in Italia tra il XIX e il XX secolo, Rubbettino 2007].
I contrasti con l’Austria, San Giuliano neutralista
• Dopo l’attentato di Sarajevo (28 giugno 1914) si mosse per una soluzione diplomatica della crisi, ma informò pure Vienna che se l’Austria avesse annesso regioni serbe, avrebbe dovuto concedere all’Italia adeguate compensazioni territoriali. D’accordo con Gran Bretagna e Russia, insistette perché i serbi, per facilitare la mediazione europea, accettassero i termini dell’ultimatum austriaco, «pronti a non eseguire ciò che hanno accettato». Nell’imminenza delle dichiarazioni di guerra, il 31 luglio 1914, sostenne in Consiglio dei ministri la neutralità dell’Italia, anche in considerazione delle precarie condizioni dell’esercito.
Guerra in Europa, l’avvicinamento all’Intesa
• Fedele triplicista (anche se contava per il dopoguerra su una Germania potente e amica dell’Italia e su un’Austria stremata dal conflitto), prese presto in considerazione l’ipotesi di un avvicinamento alle potenze dell’Intesa, nell’eventualità che ciò potesse consentire maggiori acquisizioni territoriali all’Italia. Già l’11 agosto 1914 scrisse un telegramma di istruzioni in merito all’ambasciatore a Londra, Guglielmo Imperiali, nelle quali si prospettava fra l’altro l’acquisizione italiana di Trieste e del Trentino fino al Brennero. Nei due mesi successivi perfezionò il testo, che diventò il progetto di accordo con l’Intesa per l’entrata in guerra dell’Italia al suo fianco. Ma sarebbe stato utilizzato solo dal suo successore come base per i negoziati che avrebbero condotto al Patto di Londra del 26 aprile 1915. San Giuliano, da tempo sofferente di gotta, morì al suo tavolo di lavoro al Palazzo della Consulta, sede del ministero degli Esteri, il 16 ottobre 1914. Qualche giorno dopo, la sepoltura con grandi onori a Catania.
Attento all’Italia nel mondo, con la Sicilia nel cuore
• Scrisse Lettere sull’Albania, pubblicate prima sul Giornale d’Italia e poi raccolte in volume, due studi su Le tristi condizioni dell’economia in Sicilia e Le condizioni presenti della Sicilia. «La mia vita incominciò fra i sorrisi e purtroppo fra le illusioni bugiarde; mi credevo ricco e contrassi molti bisogni; non mi mancava l’intelligenza, la coltivai, e intelligenza e cultura produssero l’effetto necessario e inevitabile di ingenerare aspirazioni che mi resero e mi rendono insopportabile la vita in quel guscio d’ostriche senza luce d’intelletto che è l’isola nostra» (da una lettera di Antonino di San Giuliano).