Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 16 Mercoledì calendario

Biografia di Anna Mei

• Milano 10 luglio 1967. Ciclista estrema. Nel dicembre 2013, per beneficenza (aiutare i «bambini farfalla» con l’associazione Debra), ha percorso 901 chilometri, alla media di 28.153 km all’ora, per un totale di 3.603 giri, centrando il nuovo record mondiale di percorrenza sulle 24 ore in pista: 738,851 km (Corriere della Sera).
• «Era il 2009 quando Anna Mei, insegnante di scuola primaria e ciclista “estrema” o ultracycler (così viene definito chi pedala per più di 24 ore di fila in sella a una bicicletta), decise che avrebbe dedicato le sue energie e le imprese sulla due ruote a una buona causa. La scelta cadde sui bambini affetti da una rara malattia genetica, l’epidermolisi bollosa. Due parole che racchiudono sofferenze infinite: a chi ne è affetto, la pelle si squama o si gonfia in bolle che si riempiono di siero. La cute e le mucose di questi soggetti sono fragili come lo sono le ali delle farfalle: ecco perché si chiamano “bambini farfalla”. Così Anna ha iniziato a pedalare con una maglia dell’associazione Debra, che ha come simbolo delle ali stilizzate. E da quel momento non si è più fermata. Negli anni, questa donna tosta, capelli biondi e fisico veloce, un passato da ginnasta e da campionessa di mountain bike, ha ottenuto due record mondiali di ciclismo su pista: 385,32 km in 12 ore e 711,04 km in 24 ore, nel 2011. E nel 2012 ha vinto la Coppa del mondo di ultracycling. Ma adesso vuole rimettersi in gioco per i suoi amici, i bambini farfalla, e conquistare cinque nuovi record in bicicletta. (…) “Mi sono resa conto che avevano poca voce. E mi sono messa in gioco per loro: qualunque talento, se tenuto per se stessi, vale niente. Invece per me è già una vittoria far conoscere questa malattia con le mie imprese”» (Alice Corti) [Ogg 20/11/2013].
• Sposata con Stefano («Sapeva che con me avrebbe sposato anche la mia bicicletta»).