16 aprile 2014
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Biografia di Guglielmo II di Germania
Berlino 27 gennaio 1859 – Doorn (Olanda) 4 giugno 1941. Terzo e ultimo imperatore (Kaiser) di Germania e ultimo re di Prussia. Sul trono dal 1888 al 1918 quando, con la Germania sconfitta nella Prima guerra mondiale e l’abolizione della monarchia, andò in esilio in Olanda.
• Figlio di Federico III, imperatore di Germania e re di Prussia (al momento della sua nascita ancora principe della corona), e di Vittoria, figlia della regina Vittoria di Gran Bretagna. Ebbe per precettore il calvinista Georg Ernst Hinzpeter, dal quale fu indirizzato all’interesse per le questioni sociali del tempo. Liceo a Kassel, università (Diritto pubblico) a Bonn, carriera militare fino al grado di maggiore generale (1888). Il 27 febbraio 1881 sposò Augusta Vittoria di Schleswig-Holstein.
• Quando il 9 marzo 1888 morì l’imperatore Guglielmo I (suo nonno), gli succedette il figlio Federico, col nome di Federico III, che però morì per un cancro alla laringe dopo soli tre mesi di regno. Il 15 giugno 1888, quando aveva 29 anni, Guglielmo divenne il nuovo re di Prussia e imperatore di Germania. Si trovò presto in aperto dissidio con il cancelliere Otto von Bismarck, in particolare sulla politica sociale e la legislazione contro i socialisti (Bismarck era un sostenitore della linea dura nei confronti del movimento operaio, Guglielmo, che pure osteggiava la sinistra, aveva un approccio più conciliante) e sul trattato di controassicurazione con la Russia (voluto da Bismarck, Guglielmo lo riteneva inconciliabile con il trattato che legava la Germania all’Austria-Ungheria). Il 18 marzo 1890 Bismarck diede le dimissioni.
• Risolto il contrasto con il potente e autorevole cancelliere, Guglielmo divenne arbitro incontrastato della politica tedesca. Dedicò particolare attenzione al rafforzamento dell’esercito e, incoraggiato dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz e dal cancelliere Bernhard von Bülow (nominato nel 1900), della marina da guerra, con la quale voleva eguagliare la potenza della marina britannica.
• Protagonista di gesti ed episodi che urtarono la suscettibilità inglese e francese, fino ad arrivare a un deterioramento dei rapporti con queste due potenze. Nel 1896 inviò un telegramma di solidarietà e incoraggiamento a Paul Kruger, presidente della repubblica boera attaccata dagli inglesi. Nel 1900 paragonò i suoi soldati, in partenza per la Cina per sedare la ribellione dei Boxer, agli Unni di Attila. Nel 1905 sbarcò dimostrativamente a Tangeri per ostacolare le mire francesi sulla regione. Ancora nel 1905 firmò un accordo con lo zar Nicola II (parente acquisito: la madre di Guglielmo era zia della moglie) in base al quale ognuno dei due paesi si impegnava ad aiutare l’altro nel caso fosse stato attaccato da una terza potenza, ma solo in Europa, accordo sconfessato dal cancelliere von Bülow e in pratica vanificato due anni dopo dall’accordo anglo-russo. Il 28 ottobre 1908 diede un’intervista al Daily Telegraph in cui si definiva uno dei pochi tedeschi amici dell’Inghilterra e si assumeva la paternità dei piani militari che avevano condotto gli inglesi alla vittoria sui boeri. L’intervista fece scandalo in Germania per il suo eccessivo personalismo e portò alla rottura con von Bülow (che l’anno dopo si dimise). Nel 1911 l’invio di una nave da guerra nel porto marocchino di Agadir, dopo che la Francia aveva occupato Fez, portò a una crisi diplomatica che ancora una volta segnava l’isolamento della Germania. E ancora una volta la Germania forzò la mano potenziando, con la quarta legge navale, la flotta (non passò la linea negoziale con Londra di Theobald von Bethmann-Hollweg, nominato cancelliere nel 1909).
• Dopo l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 ebbe un atteggiamento ondivago sulla possibilità (e la volontà) di una guerra: dapprima pensò che né la Russia né la Francia erano pronte, poi, di fronte alla mobilitazione sia pure parziale della Russia, in risposta al pesante ultimatum austriaco alla Serbia, si ritenne vittima di macchinazioni anti-tedesche: «Io non ho più alcun dubbio che Inghilterra, Russia e Francia si siano messe d’accordo (…) per servirsi del conflitto austro-serbo come pretesto per intraprendere una guerra di annientamento contro di noi. (…) La stupidità e l’inettitudine del nostro alleato sono serviti da trappola. Ecco che il famoso accerchiamento della Germania è finalmente divenuto un fatto compiuto, nonostante tutti gli sforzi dei nostri uomini politici per impedirlo», scriveva il 31 luglio 1914. La paura dell’accerchiamento si risolse in una
guerra d’aggressione, sia a ovest sia a est.
• Durante la guerra, prima si oppose poi acconsentì ai bombardamenti su Londra, autorizzò la guerra sottomarina indiscriminata, formalmente comandante in capo delle forze armate, non seppe appianare i conflitti crescenti tra potere politico e militare e lasciò anzi gradualmente andare il paese verso un regime militare di fatto, guidato da Hindenburg e Ludendorff. La sconfitta ormai certa sui campi di battaglia, i fermenti di ribellione, dall’ammutinamento della flotta alla rivoluzione vera e propria scoppiata a Berlino il 9 novembre 1918, lo costrinsero infine, dopo una serie di ostinati rifiuti, all’abdicazione. Da Spa, sede del quartier generale dell’esercito, dove s’era rifugiato il 29 ottobre, il 10 novembre 1918 passò il confine con l’Olanda, dove rimase fino alla morte (Amsterdam rifiutò più volte l’estradizione che gli Alleati chiesero per processarlo). Durante il nazismo avrebbe confidato di vergognarsi per la prima volta di essere tedesco alla notizia delle persecuzioni razziali. Nel 1940 si congratulò con Hitler per la presa di Parigi.
• Dalla moglie Augusta Vittoria ebbe sette figli: Federico (1882-1951), principe ereditario, Guglielmo (1883-1942), Adalberto (1884-1948), Augusto (1887-1949), Oscar (1888-1958), Giaocchino (1890-1920), Vittoria (1892-1980). Dopo la morte di Augusta Vittoria, nel 1922, sposò la principessa Erminia di Reuss-Greiz.
• In esilio passò molto del suo tempo coltivando il suo hobby preferito: piantare e abbattere alberi. Secondo il suo biografo Lamar Cecil, arrivò al 1929 avendone abbattuti ventimila nei terreni del suo castello di Doorn, ricavandone legna da ardere donata ai poveri.
• Preferiva i cavalli alle auto. Finché non s’imbatté in una Mercedes-Benz 770, che volle con sé nell’esilio olandese.