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 2007  dicembre 21 Venerdì calendario

Ci risiamo con la benzina che aumenta più di quanto dovrebbe. Oggi Bersani, ministro dell’Industria, incontra i rappresentanti delle compagnie petrolifere

Ci risiamo con la benzina che aumenta più di quanto dovrebbe. Oggi Bersani, ministro dell’Industria, incontra i rappresentanti delle compagnie petrolifere.

• Come sarebbe che la ”benzina aumenta più di quanto dovrebbe”?
La benzina non può non aumentare dato che la tendenza del petrolio è quella di costare sempre di più. I cento dollari non sono ancora stati toccati, il prezzo ha fatto un po’ su e giù, ma la tendenza è quella. Il problema italiano è che la nostra benzina, tolte le tasse, costa più della media europea. Come mai? Non sarà che che i petrolieri, profittando del Natale, cioè del fatto che in questo periodo gli italiani si muovono molto, hanno ritoccato all’insù i prezzi? Si ricorderà che un allarme simile era scattato anche quest’estate: ci fu l’incontro dei petrolieri con Bersani, le solite assicurazioni, eccetera eccetera.

Ma questi rincari rispetto alla media europea ci sono o no? I petrolieri che dicono?
Secondo i dati che sono a disposizione di tutti, in questo momento la nostra benzina costa 5,3 centesimi più della benzina europea. Il Sole 24 Ore ha fatto vedere, con una tabella, l’andamento di questo differenziale. Combinazione: anche nella settimana 30 luglio-5 agosto, la prima presa in considerazione, il differenziale era di 5,3 centesimi! Questo differenziale è poi sceso fino al 24 settembre e da quella data ha ricominciato a far su e giù, con tendenza a salire, tendenza che si è definitivamente affermata dal 19 novembre: +3,3, poi +3,5, poi +4,2, poi +5,3. Il gasolio, all’incirca lo stesso. Il suo differenziale con l’Europa è adesso del 4,7.
• Non è una vergogna? Voglio dire: che aumenti sempre in prossimità delle vacanze? Non si può far niente?
Il prezzo del carburante è libero e in realtà non si può far niente. I petrolieri dicono che è colpa degli strumenti di rilevazione, secondo loro più lenti della realtà. Giurano che quel 5,3 è di qualche settimana fa e che il differenziale vero adesso non è superiore al 4. «Su base annua significa che il differenziale italiano è del 3,4-3,5».

• Non ho capito, ma la benzina in Italia deve costare per forza più che all’estero?
I petrolieri dicono che questo dipende dal fatto che la nostra rete distributiva è inefficiente. Gli altri interlocutori, cioè il governo e le associazioni dei consumatori, sembrano d’accordo. L’Antitrust, che vigila sulla concorrenza, ha messo sotto inchiesta otto compagnie (Api/Ip, Eni, Erg, Esso, Kuwait e Shell, Tamoil e Total) e proprio ieri ha fatto sapere quali misure le otto intendono adottare per difendersi dal sospetto, o dall’accusa, di far cartello. Non è che siano misure tutte così convincenti. Per esempio, l’Eni (cioè l’Agip/Ip) promette di scontare di 6 centesimi il prezzo della benzina nei self-service durante l’orario di chiusura: è una parte minoritaria del traffico e non mi pare, come iniziativa, così decisiva. Poi c’è l’impegno di tutte e otto a non comunicare più i cosiddetti ”prezzi consigliati”. In pratica da un po’ di tempo le compagnie facevano sapere con dei cartelli quali prezzi si praticavano nei loro distributori. In teoria, perciò, un automobilista poteva far confronti e scegliere il più conveniente. Adesso i petrolieri dicono - e l’Antitrust sembra d’accordo - che il prezzo pubblico è un incentivo per tutti a livellarsi sul più alto. Dunque, meglio non farlo sapere. Su due piedi mi pare un ragionamento senza capo né coda: basterebbe che Isoradio, la stessa che ci comunica dove sono gli incorghi, ci facesse sapere ogni ora quale compagnia fa il prezzo più basso. Questo sarebbe un modo per incentivare la concorrenza. Il resto mi pare che aumenti solo la confusione.


• E questa storia delle liberalizzazioni che dovrebbero, appunto, favorire la concorrenza e permettere a noi automobilisti di scegliere il fornitore meno caro?
Molte promesse su questo, e anche qualche piano dettagliato su nuovi punti vendita da aprire e sulla creazione di pompe nelle aree dei supermercati e dei centri commerciali. Eni ha fatto sapere di aver firmato un accordo con Auchan. Il problema, qui, è che la terza lenzuolata di liberalizzazioni, che contiene parecchi articoli dedicati ai carburanti, è ferma al Senato e non si vede quando potrà fare un passo avanti. Quanto alle liberalizzazioni precedenti, il governo le ha deciso, le Camere le hanno approvato, ma Regioni, Provincie e Comuni ostacolano. In Italia c’è sempre qualcuno che si mette di traverso. Bisogna in ogni caso rassegnarsi: l’automobile costerà sempre di più. Saremmo saggi, e guadagneremmo tempo e salute, - noi cittadini e i nostri amministratori - se progettassero un sistema di vita in cui l’uso della macchina è ridotto ai minimi termini.