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 2014  aprile 15 Martedì calendario

Ieri, giorno di nomine. Giorno lunghissimo, a dire il vero: Renzi è andato la mattina da Napolitano a fargli vedere - così si dice - la lista dei prescelti

Ieri, giorno di nomine. Giorno lunghissimo, a dire il vero: Renzi è andato la mattina da Napolitano a fargli vedere - così si dice - la lista dei prescelti. Non sappiamo se quella lista gli sia stata approvata, ma non doveva comunque essere un elenco di nomi tranquillo perché la riunione del pomeriggio con il ministro dell’Economia, Renzo Padoan, e col sottosegretario Graziano Del Rio è durata fin quasi alle nove di sera. Mentre l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha tentato fino all’ultimo di salvare il posto facendosi riceve nel pomeriggio da Giorgio Napolitano. Però invano.

Diciamo subito i nomi.Beh, è cambiato praticamente tutto. La società più importante in termini di fatturato (168 miliardi) era l’Eni. Qui sono usciti sia il presidente Giuseppe Recchi che l’amministratore delegato Paolo Scaroni. Al loro posto, Emma Marcegaglia (presidente) e Claudio Descalzi (amministratore delegato). La società più importante dal punto di vista del numero dei dipendenti (160 mila) era invece Poste italiane. Anche qui escono il presidente e l’amministratore delegato (Giovanni Ialongo e Massimo Sarmi) ed entrano, rispettivamente, Luisa Todini e Francesco Caio. Capitolo Finmeccanica, molto delicato, è il posto dove si fabbricano, oltre ad altre cose, anche le armi e i suoi vertici precedenti sono finiti in galera. Nell’ultimo periodo la guidavano il poliziotto Gianni De Gennaro come presidente (messo lì proprio per via degli scandali) e il finanziere Alessandro Pansa, figlio del giornalista Giampaolo Pansa, come ad. De Gennaro è stato tenuto in sella - è l’unico sopravvissuto - mentre al posto di Pansa, che aveva riportato l’azienda in utile, è stato nominato Mauro Moretti, che fino ad oggi guidava, con la carica di amministratore delegato, le Ferrovie. Ci sono poi le due società elettriche: il nuovo presidente dell’Enel è Patrizia Grieco, che sarà affiancata dall’amministratore delegato Francesco Starace (subentra a Fulvio Conti); il nuovo presidente di Terna è Catia Bastioli, mentre il nome dell’amministratore delegato non è stato ancora deciso. È in effetti la scelta più difficile: perché l’amministratore delegato uscente, Flavio Cattaneo (celebre non solo per aver guidato la Rai, ma soprattutto per il fatto che la sua compagna è Sabrina Ferilli), è quello che presenta i risultati migliori rispetto a quelli di tutte le altre aziende citate. Sostituirlo è particolarmente difficile.  

Non posso chiederle di farmi le biografie di tutti quanti, però almeno sapere i criteri generali.
Il primo criterio era quello di non lasciare in sella chi occupava la posizione da tre mandati o più, come Scaroni, Conti, Sarmi o Cattaneo. Poi c’era la questione delle donne. Anche qui Renzi voleva una forte presenza femminile...  

Ma Renzi in un caso come questo decide tutto da solo?
Formalmente, quello che decide è il ministro dell’Economia, titolare delle quote pubbliche di ciascuna azienda. E però l’ultima parola spetta evidentemente al capo del governo. Saccomanni, il ministro che ha preceduto Padoan, aveva raccolto una serie di curricula che sono stati poi esaminati, via via, dagli alti burocrati del ministero. C’erano pochi profili femminili, ma a questo credo abbia pensato Renzi in persona. Nei nuovi vertici delle società pubbliche troviamo quattro donne: la Marcegaglia, già a capo della Confindustria e proveniente da una famiglia molto nota di imprenditori, la Patrizia Grieco, che presiedeva la Olivetti (siamo in area Telecom), la Todini, altra imprenditrice (finanza, edilizia), berlusconiana inquieta e già parlamentare europea per Forza Italia. Infine, Catia Bastioli, nuovo presidente di Terna e nome nuovo per davvero, avendo le altre comunque trafficato in qualche modo con il potere. La Bastioli, 57 anni, è invece una scienziata, ha amministrato la Novamont, ma è celebre soprattutto per l’invenzione dei sacchetti biodegradabili in cui si raccolgono i rifiuti, grazie ai quali, nel 2007, ha vinto il premio di inventore europeo. È una che sarebbe stata degna della nomina a senatore a vita.  

E Moretti?
Si discuterà parecchio di questo spostamento di Moretti dalle Ferrovie a Finmeccanica Il fatto è che Moretti, un manager che ha cominciato facendo il sindacalista per la Cgil, come amministratore delegato delle Ferrovie ha fatto bene, rimettendo in sesto i conti disastratissimi, e apparentemente impossibili da domare, dell’azienda. E però ha fatto bene anche Pansa: nella relazione della commissione Bilancio del Senato, presieduta da Massimo Mucchetti e stilata pochi giorni fa, il giudizio su Pansa è molto positivo: in poco più di un anno, cioè dal 13 febbraio a oggi, ha rivalutato il titolo e fornito dividendi agli azionisti nettamente superiori alla media di settore.  

Nessun problema, relativamente a Moretti, per il fatto che ha polemizzato contro le misure di contenimento degli stipendi?
Si direbbe di no. A proposito, liquidare i vecchi vertici costerà, da contratto, una trentina di milioni almeno. Mentre ai nuovi vertici, sulla base di una proposta arrivata dal consiglio dei ministri, dovrebbe essere imposto un tetto di 238 mila euro l’anno lordi, lo stesso stipendio che prende Napolitano.