Roberto Raja, 4 novembre 1918
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Ore 15: finisce la guerra in Italia
• Fronte italiano – Ore 12. Domenico Siciliani, capo dell’ufficio stampa del Comando supremo, prepara il Bollettino della Vittoria, che sarà firmato da Armando Diaz: «Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco slovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. Il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Diaz»
• Ore 15. Dopo che altre migliaia di soldati austriaci si sono arresi e che le truppe italiane hanno raggiunto Udine, Cividale, Palmanova, Aquileia, entra in vigore l’armistizio. È la fine della Prima guerra mondiale in Italia.
• Nell’ultima offensiva, la battaglia di Vittorio Veneto, gli italiani hanno perduto circa 34.000 uomini tra morti, feriti e dispersi (1.800 le perdite britanniche, quasi 600 quelle francesi). Circa 30.000 i morti austriaci, oltre 426.000 i prigionieri.
• «La battaglia di Vittorio Veneto non fu la vittoria napoleonica che proclama l’agiografia nazionale. I combattimenti sul Grappa terminarono senza vinti né vincitori, il forzamento del Piave fu condotto con bravura ed efficacia, ma il suo sfruttamento in profondità fu permesso non dalla manovra di Caviglia, bensì dal collasso dell’esercito austro-ungarico. […] Vittorio Veneto costituisce la giusta conclusione di una guerra di logoramento. Il maggiore merito di Diaz non fu l’efficacia della manovra di sfondamento, ma di avere portato l’esercito italiano alla battaglia ultima in condizioni decisamente migliori di quelle del nemico. […] Nel 1918 l’esercito italiano raggiunse il più alto livello di forza e risultati della sua storia, come organizzazione, addestramento, comando» [B].