La Gazzetta dello Sport, 10 aprile 2014
Una coppia sterile può adesso ricorrere al seme di un donatore terzo e provare in questo modo ad avere figli
Una coppia sterile può adesso ricorrere al seme di un donatore terzo e provare in questo modo ad avere figli.
• La cosa fino ad oggi era proibita?
Sì, era proibita. Tutta la materia è regolata dalla legge 40, votata dal centro-destra (governo Berlusconi) nel 2004. L’espressione che si adopera per questa procedura è: «fecondazione assistita» oppure «fecondazione artificiale» (meno frequente). Gli uomini e le donne generano facendo l’amore, atto che si conclude con la congiuzione tra il seme maschile e l’ovulo femminile. Quando una coppia è sterile, una via è tentare la fecondazione assistita o artificiale: la congiunzione del seme maschile e dell’ovulo femminile avviene in laboratorio. È possibile che il seme maschile sia quello del marito e che l’ovulo femminile sia quello della moglie, cioè che la coppia genitrice coincida con la coppia - per dir così - anagrafica. In questo caso si parla di “fecondazione omologa”. Ma è possibile che la coppia ricorra invece a un donatore esterno (è più frequente il caso che il donatore esterno sia un maschio): in questo caso la fecondazione si dice “eterologa”. Bene, la legge 40 del 2004, regolando tutta la materia della fecondazione artificiale, proibiva la fecondazione eterologa. Ieri, la Corte costituzionale, prendendo in esame tre ricorsi - uno da una coppia di Firenze, un altro da una coppia di Milano, un terzo da una coppia di Catania - ha sancito che quel punto della legge 40 è incostituzionale. La fecondazione eterologa, per una coppia assolutamente sterile, non può essere proibita. Le coppie che ne hanno bisogno non saranno più costrette ad andare all’estero.
• Perché era proibita?
Lo capiamo dalle reazioni, molto severe, che provengono dal mondo della Chiesa dopo la sentenza di ieri della Consulta. “Famiglia cristiana”, il settimanale dei Paolini, ha scritto sul suo sito che si tratta dell’«ultima follia italiana», paventando «una fecondazione selvaggia per tutti». «Questa è l’ultima picconata, probabilmente la più grave, ad una legge che non è più quella che è stata approvata dal Parlamento» ha commentato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita. Ed ecco monsignor Renzo Pegoraro, cancelliere della Pontificia Accademia della Vita: «Questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità. La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi».
• Quali problemi? Lo sa il monsignore che l’8-10% degli italiani ha un padre naturale diverso dal padre anagrafico (e non lo sa)? Ha letto l’ultimo libro di Jean-Noël Schifano su Elsa Morante dove si racconta che, essendo il papà Morante impotente, consentiva l’accesso in casa a un signore che gli metteva regolarmente incinta la moglie (la cosa avvenne cinque volte)? Quella sarebbe un’eterologa ammessa?
La pregherei di non farsi prendere da tentazioni boccaccesche. La dichiarazione più importante è quella di Gianfranco Amato, il quale ammette che l’intera legge 40 va riscritta, perché Europa, Corte costituzionale e tribunali, in questi dieci anni, l’hanno stravolta. Riscriverla però significa riaccendere un dibattito tra italiani piuttosto lacerante. La materia che la legge 40 ha tentato di regolare entra per molti versi in quel campo di questioni che i cattolici considerano «non negoziabili». O almeno: erano «non negoziabili» ai tempi di Ratzinger.
• Che cosa dice il nostro ministro della Salute?
Beatrice Lorenzin ha rilasciato una dichiarazione assennata, che le trascrivo: «Sulla questione è necessaria una condivisione con il Parlamento. Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano di una condivisione più ampia, di tipo parlamentare. Alla luce delle motivazioni della Consulta al più presto comunicheremo la road map per l’attuazione della sentenza». La sentenza, noti, impedisce in ogni caso che qualunque norma futura vieti l’eterologa.
• In che cosa è cambiata, dal 2004, la legge?
La legge proibiva quasi tutto, al punto che i radicali tentarono di abrogarne alcune parti con quattro referendum che si tennero il 12 e il 13 giugno 2005. Quella volta i “sì” all’abrogazione presero l’88,1%, ma con una partecipazione al voto del 25%, quindi senza conseguenze sulla legge, per via del quorum. Da allora ad oggi le picconate sono arrivate dai giudici. Le più significative, direi, sono l’abolizione del divieto di diagnosi preimpianto (scarto gli embrioni sani in favore di quelli malati) e l’abrogazione del limite di tre embrioni. La Corte e l’Europa hanno per le mani altre questioni assai delicate, e quindi ha ragione la Lorenzin. Su tutta la faccenda è meglio ricominciare daccapo.