Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 09 Mercoledì calendario

Ieri il governo ha varato il Def...• Cos’è? E come mai si parla di queste cose in aprile? Ma mi lasci finire di parlare! Il Def, cioè il “Documento economico e finanziario”

Ieri il governo ha varato il Def...

Cos’è? E come mai si parla di queste cose in aprile?
Ma mi lasci finire di parlare! Il Def, cioè il “Documento economico e finanziario”. Indica le strategie economico-finanziarie del Paese per il resto dell’anno. Perché ad aprile? Ha notato che la presidenza dell’Unione si assegna ogni sei mesi? Per esempio, il prossimo 1° luglio comincia il semestre a guida italiana. Questo non le fa venire in mente niente? Che per esempio l’Europa vuole che tutti i Paesi presentino i propri piani ogni sei mesi, che Bruxelles li condivida, che le varie politiche economiche e finanziarie siano coordinate? Bruxelles, poi, condivide tutto per forza: i piani glieli facciamo vedere prima di vararli! Vede che mi fa andare fuori strada? I buoni articoli cominciano con le notizie e la notizia di oggi è che Renzi ha fatto arrabbiare le banche, e lei mi fa dire questa cosa alla trentesima riga.  

Come mai le banche si sono arrabbiate?
Allora, c’è questa storia degli 80 euro, se la ricorda? Renzi ha promesso che tutti quelli che hanno una busta paga inferiore ai 1.500 euro al mese si troveranno, con lo stipendio del 27 maggio, 80 euro in più in tasca. Si tratta di dieci milioni di persone, vale a dire di un esborso, sui dodici mesi, di 10 miliardi di euro. Ma quest’anno gli 80 euro saranno pagati da maggio, quindi lo Stato se la cava con sei miliardi e settecento milioni. Dove prenderli, però, questi sei miliardi e 700? È quello che Renzi ha spiegato dopo il consiglio dei ministri di ieri, consiglio dei ministri durato un’ora e mezza, finito cioè in tempo per i tg (come ha detto il premier scherzando) e illustrato poi senza le minacciate 82 slides di tagli alla Sanità («no, non è vero» è sempre il nostro Renzi burlone che se la suona e se la canta).  

Allora, dove li prende ‘sti sei miliardi e sette?
Quattro miliardi e mezzo sono tagli alla Pubblica Amministrazione, tagli di vario tipo, contenimento di stipendi, soppressione di enti inutili, ecc. Il tagliatore Cottarelli aveva stimato prudenzialmente prima tre, poi cinque miliardi di tagli per quest’anno. Quindi ci siamo, o dovremmo esserci. Poi lei si ricorderà che Renzi, attraverso un giro con la Cassa depositi e prestiti, salderà il debito con le imprese, questo produrrà di conseguenza un introito Iva importante, che si suppone di 1,2 miliardi. Resta da trovare ancora un miliardo, e qui il capo del governo ne ha pensata una grossa: estrarre il miliardo dalle banche, mossa che lo renderà popolarissimo, dato che le banche stanno sulle scatole a tutti.  

Come farà?
C’è questa stravaganza tutta italiana: la Banca d’Italia, che controlla le banche, è a sua voltsa posseduta dalle stesse banche che deve controllare! La cosa risale al fascismo, che divise i 300 milioni lire del capitale Bankitalia tra i vari istituti, con una serie di vincoli che impedivano stravaganze, ma insomma la cosa era stravagante in sé. Questi 300 milioni, mai rivalutati, divennero 156 mila euro nel 1999, vigilia dell’ingresso nella moneta unica, cifra che a quel punto pareva ridicola, ma che nessuno ha toccato fino al governo Letta che l’ha innalzata di colpo a 7,5 miliardi. Dal punto di vista fiscale questa rivalutazione patrimoniale equivale a un profitto e deve quindi essere tassata. Il governo Letta stabilì che fosse tassata al 12%, per un introito fiscale da un miliardo. Badi, le varie banche accettarono la faccenda senza far storie perché, dopo il sacrifico del primo anno, quella rivalutazione gli avrebbe dato vantaggi assai consistenti negli anni successivi, faccenda che non le posso spiegare qui, perché lo spazio non ci basta. Ma in ogni caso: arriva Renzi e che fa? Invece di fargli pagare il 12%, gli mette una tassa che, a seconda dei casi, oscilla tra il 24 e il 27%. Ed ecco saltato fuori un altro miliardo.  

È un genio?
Stiamo calmi e aspettiamo venerdì. È venerdì che sarà varato il decreto sulle coperture, e da oggi ad allora le banche faranno l’inferno. Abbiamo ancora il dovere di avvertire che il governo si propone di aumentare la tassazione sulle rendite e con quei soldi abbattere l’Irap del 10% (questo riguarda le imprese), di vendere quote di Eni, Enav e altre società pubbliche in modo da ricavare 22 miliardi entro il 2017 e abbattere con quei soldi il debito pubblico. Infine, c’è un discorso tutto politico che Renzi ha voluto intrecciare alle spiegazioni relative al Def e riguarda le riforme e i patemi interni al Pd: «Le riforme» ha detto «sono la precondizione della ripresa economica, senza non c’è credibilità con i nostri concittadini, e sono un assoluto impegno morale da parte nostra». Poi, con chiaro riferimento alle divisioni interne al Pd ha aggiunto: «So che su questo tema ce n’è una nuova tutti i giorni, ansia di visibilità, c’è bisogno di dimostrare che si esiste anche lanciando ipotesi che non tengono. Noi rispettiamo tutti, la settimana prossima noi discuteremo ancora nel dettaglio, ma le riforme sono fondamentali. Confermo qui in questa sede tutti gli impegni che ci siamo presi: pubblica amministrazione ad aprile, fisco a maggio, giustizia a giugno. Noi andiamo avanti mantenendo gli impegni».