La Gazzetta dello Sport, 5 aprile 2014
Oggi parliamo di deflazione.• Suona come qualcosa di simile all’inflazione.È il contrario dell’inflazione
Oggi parliamo di deflazione.
• Suona come qualcosa di simile all’inflazione.È il contrario dell’inflazione. Che cos’è l’inflazione? I prezzi che salgono. Che cos’è la deflazione? I prezzi che scendono. Come ci comportiamo quando c’è l’inflazione? Ci secca il fatto che i soldi che abbiamo in banca vengano erosi dall’inflazione. Oggi ho cento euro e posso comprare cento banane da 1 euro l’una, domani, per colpa dell’inflazione, le banane costano 1,1, mentre io ho sempre cento euro. Stesso ragionamento con i salari: quarant’anni fa, per proteggere i salari dall’inflazione, si applicava agli stipendi un automatismo che li faceva aumentare periodicamente in base all’indice dei prezzi calcolato dall’Istat. Si chiamava “scala mobile”. Solo che generava a sua volta inflazione, perché con più soldi in busta paga i cittadini compravano e provocavano un rincaro generale. Guardiamo la cosa dal punto di vista di chi aveva un debito a tasso fisso: l’inflazione lo aiutava. Aveva preso in prestito cento euro che valevano cento banane e doveva sempre restituire cento euro che però adesso valevano di meno, perché compravano meno di cento banane. Sto prescindendo dal tasso d’interesse, naturalmente, per spiegarmi meglio.
• Con la deflazione succede tutto il contrario?
L’effetto più grave della deflazione è che tu, sapendo che domani le cose costeranno di meno, aspetti a comprare. Ma anche domani... Perché comprare? Dopodomani costeranno ancora meno... E così via. Quindi, l’effetto più grave della deflazione, provocata in genere anche da una caduta della domanda, è un’ulteriore caduta della domanda, con effetti a spirale per niente piacevoli: io aspetto a comprare, ma allora la fabbrica aspetta a produrre e intanto taglia i salari o licenzia o chiude o va a fabbricare da un’altra parte. Il finale è identico a quello che si ha con l’inflazione selvaggia: scaffali vuoti.
• A naso però c’è qualcosa di questa deflazione che mi piace: la roba costa meno, me ne compro un sacco.
A parte il fatto che deve decidere in che momento comprare, dato che i prezzi vanno costantemente giù, c’è poi anche il ragionamento del creditore e del debitore. Il debitore a tasso fisso è felice dell’inflazione perché gli riduce il valore del capitale che deve restituire. Con la deflazione, al contrario, il debitore è nei guai: la valuta con cui opera è ogni giorno in grado di comprare più roba, cioè lui ha preso in prestito cento banane e ne deve restituire molte di più. In altri termini: è come su uno avesse contratto un prestito in lire o in dracme, e dovesse poi restituire lo stesso numero in euro o in dollari! Quindi: l’inflazione è la benedizione del debitore, la deflazione è la benedizione del creditore. E l’Italia è un paese fortemente indebitato...
• Come mai oggi ci tormentiamo con questa nuova Apocalisse della quale ignoravo persino l’esistenza?
Il “Telegraph” ha calcolato che da settembre i prezzi sono mediamente scesi in Europa dell’1,5% e in Italia del 5,6%. La cosa, nel 2018, potrebbe aver prodotto un aumento del valore del debito francese del 10%, di quello italiano del 15%, di quello spagnolo del 24%. L’altro giorno Draghi ha lanciato l’allarme: in alcuni Paesi dell’Eurozona l’inflazione è negativa, cioè siamo in deflazione. Mentre rispondeva assai bruscamente alla Lagarde (direttore del Fondo monetario) che l’aveva invitato ad adottare politiche non convenzionali («ma perché non emette qualche comunicato anche alla vigilia delle riunioni della Fed?»), Draghi ha spiegato che se i dati sull’andamento dei prezzi facessero capire che la deflazione, da pericolo, sta diventando realtà, allora non esiterebbe a stampare moneta e/o a comprare a man bassa titoli pubblici persino emessi dai privati. I tedeschi, che in altri tempi sarebbero insorti come un sol uomo, stanno zitti. Anzi Weidmann, presidente della Bundesbank, una settimana ha sorpreso tutti dicendo che se la Bce compra titoli di Stato non c’è niente di male. È la dichiarazione che dovrebbe preoccuparci di più, facendoci capire che la deflazione è un rischio concreto. Ieri Draghi ha simulato l’acquisto da parte della Bce di mille miliardi di euro in titoli (è come se stampasse moneta per mille miliardi, serve a combattere la deflazione con l’inflazione). Si avrebbe un effetto sui prezzi (cioè sull’inflazione) di un +0,2/+0,8. È il “quantitative easing” del Giappone e della Federal Reserve. La Fed, per combattere la deflazione, ha comprato per un pezzo 85 miliardi di titoli ogni mese.
• Perché siamo in deflazione?
La caduta della domanda. La caduta dei prezzi delle materie prime (i cinesi comprano meno). La caduta dei prezzi dell’energia: gli americani, con lo shale-gas, hanno in casa tutta l’energia che vogliono e a basso prezzo. Uno dei guai, è che non abbiamo in mano tutte le armi che ci servono per combattere. Per il 70%, la deflazione è un prodotto del mondo globale.