La Gazzetta dello Sport, 4 aprile 2014
Ieri ci siamo occupati dei carabinieri del Ros (quelli che hanno arrestato i venetisti), oggi invece ci occupiamo dei carabinieri del Roni, cioè Reparto Operativo Nucleo Informativo
Ieri ci siamo occupati dei carabinieri del Ros (quelli che hanno arrestato i venetisti), oggi invece ci occupiamo dei carabinieri del Roni, cioè Reparto Operativo Nucleo Informativo. Questi bravi militi ieri hanno messo dentro Nicola Cosentino, pezzo grosso della politica campana, andandolo a prendere al civico 25 di via Tescione, a Caserta, dove abita con la moglie e i due figli fratelli gemelli, divenuti maggiorenni l’anno scorso. Assieme a Cosentino sono finiti in cella i suoi due fratelli, Giovanni e Antonio, poi Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli del boss Michele. Diciamo che Antonio Zagaria è stato arrestato per rispetto della forma, in realtà era già dentro per altre faccende. Quelli del Roni hanno messo dentro in tutto sei persone, altre le hanno costrette ai domiciliari. L’operazione – praticamente una retata – è stata decisa dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, appena arrivato a Napoli da Catanzaro, dove s’era già esercitato a combattere camorra e corruzione.
• Qui la camorra c’entra?
Fermo restando che sono tutti innocenti fino a sentenza definitiva, sulla questione che ha portato dentro Cosentino indagava la Dda, sigla che significa: Direzione Distrettuale Antimafia. Scrive Borrelli: «A Giovanni Cosentino è stata contestata anche una continua attività di riciclaggio a favore del clan, svolta attraverso il meccanismo del cambio degli assegni di provenienza illecita con denaro contante». Un legame che fa ipotizzare uno «stabile rapporto di cointeressenza di Nicola Cosentino e del fratello Giovanni con esponenti del clan dei Casalesi, con alcuni dei quali sussistono rapporti di parentela e/o affinità... Da questo legame discendeva poi il divieto imposto dai vertici del clan di operare estorsioni ai danni di impianti riconducibili ai Cosentino, a differenza di quanto avveniva per i concorrenti».
• Cosentino è una vecchia conoscenza di questa rubrica, purtroppo per lui. Sapevamo già che suo fratello ha sposato una sorella di Giuseppe Russo – ergastolo per omicidio e associazione mafiosa –, boss dei Casalesi. Per il resto, dalla sua citazione del testo redatto dal dottor Borrelli non capito praticamente niente.
La storia è questa. C’è un imprenditore campano, di nome Luigi Gallo, che vuole costruire un distributore di benzina a Villa di Briano, 5700 abitanti in provincia di Caserta. Non è ancora passata la lenzuolata di Bersani che abolisce la distanza minima tra un distributore e l’altro, quindi se Gallo costruisce il suo distributore, nessun altro potrà metter su una pompa nel raggio di cinque chilometri.
• Cosentino vuol costruire una pompa da quelle parti.
Il padre dei fratelli Cosentino commerciava in gas e altri carburanti. I figli hanno ereditato l’azienda, e hanno parecchie pompe. In effetti, contavano di costruire un’altra pompa non troppo lontana dal punto in cui s’è andato a ficcare questo Gallo. Come mai il Gallo ha avuto i permessi per fare quello che sta facendo?, si chiedono i tre Cosentino. E Nicola, il più autorevole in famiglia, va allora dal viceprefetto di Napoli, Maria Elena Stasi, una signora bionda e sovrappeso, adesso accusata di estorsione e concussione, e la convince a convocare il sindaco di Villa di Briano, Raffaele Zippo. Quando arriva questo Zippo, Cosentino, senza lasciar parlare la dottoressa Stasi, gli dice: «Tu devi allontanare il tecnico comunale Nicola Magliulo, perché è indiziato di reati di concussione. Questo Magliulo mi sta dando fastidio. Se mi fai questo piacere ti sarò riconoscente, posso anche darti una mano politicamente, ti sto vicino, se ti serve qualcosa vieni qua». Il tecnico Magliulo è quello che ha dato i permessi a Gallo, e che non intende fare marcia indietro. Gallo viene a sapere la cosa e va a denunciarla. Ed ecco Cosentino in galera, ieri.
• È chiaro che questo è il film proiettato dagli accusatori. Che cosa dice Cosentino?
Per ora non lo sappiamo. Ma lo possiamo immaginare, dato che l’uomo entra in qualche modo in tutte le principali inchieste napoletane, da quella sulla P3 a quella sul riciclaggio dei rifiuti tossici, e ha sempre proclamato la propria innocenza, ha sempre sostenuto di essere un perseguitato politico. Per due volte i magistrati si sono rivolti alla Camera, quando era deputato, per chiedere di arrestarlo o di poter usare le intercettazioni che lo riguardavamo. La Camera ha sempre risposto di no. Berlusconi, l’anno scorso, al momento di formare le liste, si rassegnò a tenerlo fuori, perché «impresentabile». Gli faceva la guerra soprattutto la Carfagna. E Cosentino gridava, amaramente: «Sono il capo degli impresentabili...». In galera c’è già stato l’anno scorso, per qualche settimana. Quando tornò libero, dopo il passaggio canonico ai domiciliari, andarono a chiedergli se intendeva finirla con la politica. Lui stava facendo jogging nel parco della Villa di Caserta e, ansimando (ha 55 anni), ha risposto di sì, che intendeva farla finita. Evidentemente non è servito.