La Gazzetta dello Sport, 3 aprile 2014
Ieri i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale di Brescia, su indicazione del gip Enrico Ceravone, hanno perquisito trentatré abitazioni nella zona Padova-Treviso-Rovigo-Vicenza-Verona e hanno poi arrestato 24 persone accusate di associazione con finalità di terrorismo, eversione del sistema democratico e fabbricazione di armi
Ieri i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale di Brescia, su indicazione del gip Enrico Ceravone, hanno perquisito trentatré abitazioni nella zona Padova-Treviso-Rovigo-Vicenza-Verona e hanno poi arrestato 24 persone accusate di associazione con finalità di terrorismo, eversione del sistema democratico e fabbricazione di armi. Il centro della macchinazione è a Casale di Scodosia, meno di cinquemila abitanti in provincia di Padova, gli indagati sono in tutto 51, degli arrestati sei sono donne e due stanno ai domiciliari. Il comunicato delle Forze dell’Ordine ripete molte volte la parola «sgominare». E in effetti gli inquirenti hanno l’aria di aver sgominato una banda di tipo politico che aveva intenzione di conquistare con le armi l’indipendenza del Veneto, ma era affiliata anche ad altri separatismi, per esempio la Disubbidienza sarda e certe altre inquiete realtà piemontesi, campane e siciliane. In effetti, dalle parole degli inquirenti, l’Italia sembra pullulare di cellule che vogliono mollare l’Italia, nel solo Veneto ci sarebbero una trentina di gruppi e del resto, pochi giorni fa, a conclusione del referendum sull’indipendenza del Veneto, il promotore di quella consultazione, Gianluca Busato, aveva auspicato referendum identici in tutte le Regioni italiane e s’era detto certo che tutte le Regioni avrebbero volentieri fatto a meno dell’Italia, dei suoi pasticci e delle sue mafie.
• Su quel referendum avrei da dire parecchie cose, ma intanto bisogna saperne di più di questi presi ieri. In che senso «fabbricavano armi»?
Gli inquirenti dicono che gli arrestati e i loro affiliati (l’associazione dei ribelli si chiama “L’Alleanza”) «erano pronti a una deriva violenta in armi», stavano progettando «un’iniziativa eclatante» da mettere in atto a ridosso delle elezioni europee di maggio. Dicono anche che c’erano contatti con la criminalità albanese per l’acquisto di pistole e fucili. Compiuta l’azione, avrebbero messo in piedi un direttorio e trattato con lo Stato italiano la secessione del Veneto. Il pezzo forte di questa azione militare sarebbe stato un trattore trasformato in carro armato, pesante 40 tonnellate, «in grado di sventrare un edificio» e dotato di un cannoncino di 12 millimetri. Con questo quasi-carro-armato sarebbero andati un’altra volta (come nel 1977) all’assalto di San Marco. In una delle intercettazioni telefoniche si sente uno degli arrestati di ieri, Luigi Faccia, che dice: «Certo rispetto al ‘97 siamo cresciuti sotto tutti i punti di vista, abbiamo un’alleanza, abbiamo fratelli che combattono, noi siamo più preparati, abbiamo più esperienza... Questo Tanko (cioè il trattore armato - ndr), combattendo, ci dà la possibilità e ci darà la possibilità di essere veramente credibili e soprattutto di avere il controllo del nostro territorio e da là fare il passo finale per la vittoria, per l’indipendenza di noi veneti e di tutti i nostri fratelli».
• Che cosa è successo 17 anni fa?
Non se lo ricorda? La notte tra l’8 e il 9 maggio 1997, dieci “serenissimi” guidati proprio da Luigi Faccia e dal defunto Bepi Segato, vestiti in mimetica, imbracciando un mitragliatore residuato dalla Seconda Guerra Mondiale, dirottarono un vaporetto, sbarcarono a piazza San Marco e diedero l’assalto al campanile. Riuscirono a far sventolare il vessillo del Leone alato e dopo pochi minuti furono arrestati dai carabinieri del Gis. Anche allora in piazza era apparso una finto carro armato, detto appunto Tanko, quella volta si trattava di un furgone travestito, a bordo del quale c’era Flavio Contin, tra gli arrestati di ieri, alla bella età di 72 anni. Altro arrestato famoso è Lucio Chiavegato, leader dei Forconi di cui facemmo la conoscenza lo scorso dicembre. Il più famoso di tutti è però Franco Rocchetta, a suo tempo leghista, deputato e sottosegretario agli Esteri nel periodo 1994-1995 (primo governo Berlusconi).
• A proposito di leghisti: che dice la Lega?
Un post su Facebook di Salvini, il segretario, dice: «Aiutano i CLANDESTINI, cancellando il reato di clandestinità, liberano migliaia di DELINQUENTI con lo svuota-carceri, e arrestano chi vuole l’Indipendenza. Siamo alla follia. Se lo Stato pensa di fare paura a qualcuno, sbaglia». Ha parlato anche Bossi: «È un trucco per fermarli. E farà esplodere la rabbia popolare». I leghisti faranno una manifestazione in favore degli arrestati domenica prossima a Verona. Gianluca Busato, quello del referendum, voleva manifestare già ieri sera, ma i carabinieri gli hanno detto di lasciar perdere: avrebbero sciolto qualunque assembramento anche con la forza. I venetisti sono convocati perciò per domani alle 19 in piazza dei Signori a Vicenza.
• Senta un po’: ma come facevano con un trattore modificato, e sia pure da 40 tonnellate, e sia pure con il cannoncino, a conquistare e controllare il territorio? Le forze armate italiane non sarebbero in grado di contrastare, eventualmente, un esercito secessionista?
Beh, l’anno scorso il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano ha fatto un quadro desolante dei nostri mezzi da combattimento. Molti sono fuori uso o da buttare. E tuttavia, per esempio, potremmo ancora contrastare il trattore-armato dei venetisti con 389 Centauro e 197 Ariete (i 605 Leopard sono tutti fuori uso). Il Veneto è poi una delle regioni più militarizzate d’Italia, piena di caserme. Ma forse i ribelli lo sapevano: in un’intercettazione li si sente programmare la fuga in Svizzera e la costituzione di un governo in esilio. Sa, anche per il cannoncino: c’erano stati problemi di calibratura e di recupero dei pezzi durante le fasi di montaggio.