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 2014  marzo 31 Lunedì calendario

Renzi e Grasso litigano sul Senato • Elezioni in Francia e Turchia •E’ morto D’Ambrosio, pm di Mani Pulite • Il costo del lavoro italiano è uguale a quello europeo • Il ritorno delle badanti italiane


Senato/1 Pietro Grasso intervistato da Lucia Annunziata ha detto che nella bozza per cambiare il Senato vede «molte contraddizioni in termini». In sostanza vorrebbe che il Senato, pur superando il bicameralismo perfetto, restasse elettivo, senza sindaci e governatori. Nell’intervista all’Annunziata spiega di non parlare a nome del Quirinale e aggiunge che non si può cambiare «a colpi di fiducia, come si è fatto per le Province», pensando «solo ai risparmi». Infine: «I numeri non ci saranno». La Annunziata chiede: «È un avvertimento?». «No è un contributo di riflessione» anche perché, sottolinea, «in quella bozza vedo una diminuzione degli spazi di libertà e di democrazia».

Senato/2 Secondo un sondaggio Demopolis, per il programma Otto e mezzo, il 76% degli italiani sarebbe favorevole alla cancellazione del Senato come Camera elettiva.

Senato/3 Intervistato da Cazzullo sul CdS, Matteo Renzi spiega: «Sono trent’anni che si discute su come superare il bicameralismo perfetto. Questo stesso Parlamento doveva approfondire il tema con la commissione dei 42. Non è più possibile giocare al “non c’è stato tempo per discutere”. Ne abbiamo discusso. Venti giorni fa abbiamo presentato la nostra bozza di riforma costituzionale. L’abbiamo messa sul sito del governo. Abbiamo ricevuto molti spunti e stimoli, anche da Confindustria e Cgil, gente che non è che ci ami molto. Abbiamo incontrato la Conferenza Stato-Regioni e l’Anci. Abbiamo fatto un lavoro serio sui contenuti. Ora è il momento di stringere». I punti principali della riforma del Senato contenuti nel disegno di legge costituzionale che sarà presentato oggi: «Il Senato non vota la fiducia. Non vota le leggi di bilancio. Non è eletto. E non ha indennità: i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni».

Francia Il secondo turno delle Amministrative in Francia ha confermato la crisi del partito del presidente Hollande: per i socialisti l’unica nota positiva è la vittoria di Anne Hidalgo, prima donna a diventare sindaco di Parigi. Poi c’è qualche affermazione in città importanti come Avignone (che rischiava di cadere in mano al Front National), Metz, Strasburgo, Lione, Lille con la conferma di Martine Aubry al terzo mandato. L’Ump, partito di Nicolas Sarkozy, vince in città importanti e talvolta simbolo della sinistra come Tolosa, quarta città di Francia, Quimper, strappata al consigliere di Hollande Bernard Poignant, Limoges (a sinistra dal 1912), Roubaix, Tourcoing e soprattutto Marsiglia, dove viene riconfermato il 74enne sindaco Jean Claude Gaudin. Il Front National di Marine Le Pen esulta dichiarando di avere conquistato dieci città: Fréjus, Béziers, nel settimo settore di Marsiglia, Le Luc, Le Pontet, Beaucaire, Villers-Cotterêts, Hayange e Cogolin oltre a Hénin-Beaumont presa già al primo turno, domenica scorsa. Ma non ha centrato l’obiettivo nelle città più importanti come Avignone, e ha fallito con tre dei suoi uomini di punta: Louis Aliot, Florian Philippot, Gilbert Collard, tutti battuti nei municipi in cui si erano presentati. Astensionismo al 38,5%, soprattutto tra gli elettori socialisti che non hanno raccolto l’appello alla mobilitazione contro le destre.

Turchia Il turco Recep Tayyip Erdogan, al governo del Paese dal 2003, ha vinto anche le elezioni che si sono svolte ieri,nonostante la sua candidatura fosse minata da scandali di corruzione e svolte autoritarie (la chiusura di Twitter e YouTube). Il suo partito, l’Akp, filoislamico, si è confermato primo a Istanbul con cifre intorno il 49% dei voti e è riuscito a conquistare anche Ankara, la capitale che molti davano per vinta dall’opposizione.

D’Ambrosio E’ morto ieri in ospedale, a 83 anni, il pm Gerardo D’Ambrosio. Originario della provincia di Caserta, fu lui a condurre l’inchiesta sulla caduta dell’anarchico Pinelli dalla Questura di Milano nel 1969,concludendo che si era trattato di malore. Poi fu pm di Mani Pulite di cui fu, nel 1992-1994, il coordinatore per volontà del procuratore Borrelli. Procuratore di Milano nel 1999 dopo Borrelli e sino al 2002, dopo la pensione ebbe ancora voglia di impegnarsi pubblicamente, scrivendo il libro-manifesto La giustizia ingiusta (Rizzoli) e accettando di provare in politica: senatore del Democratici di sinistra e del Pd nelle legislature 2006 e 2008. Sessantunenne, aveva avuto nel 1991 un trapianto di cuore e attribuiva il proprio vigore, scherzano, proprio alla giovane età del donatore (un ventenne). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Lavoro Non è vero,come dicono gli imprenditori,che il costo del lavoro in Italia è più alto che in Europa.Il costo orario è, infatti, di 28,1 euro contro 28,4 della Ue-17. Sarebbe fuorviante confrontarlo con quello della Ue-28, che include Paesi come la Bulgaria, con un costo del lavoro orario di 3,7 euro, o Lituania e Lettonia, di poco sopra ai 6 euro. Le statistiche si riferiscono alle imprese con almeno 10 dipendenti, escluse quelle dei settori agricoltura e pubblica amministrazione. Sommando salario, oneri sociali e tasse del datore di lavoro (escludendo dunque quelle a carico del lavoratore), l’Italia è ampiamente superata da diversi Paesi: Svezia (40 euro), Danimarca (38,4) Belgio (38), Lussemburgo (35,7), Francia (34,3), Olanda (33,2), Austria e Finlandia (31,4), Germania (31,3) e Irlanda (29). C’è di più: il peso del cuneo fiscale a carico del datore di lavoro in percentuale rispetto al salario (28,1%) supera di poco la media dell’Eurozona (25,9%), ma anche in questo caso all’Italia non spetta alcun primato: la precedono Svezia, Francia e Lituania. L’Italia non svetta neanche per percentuale di aumento del costo del lavoro: tra il 2008 e il 2013 è cresciuto dell’11,4%, nell’Eurozona del 10,4%(Amato, Rep).

Domestiche Secondo una recente indagine del Censis realizzata per l’associazione di categoria Assindatcolf, a Roma le assunzioni di dipendenti domestiche italiane sono triplicate: se nel 2011, rappresentavano il 3,73% del totale, nel 2012 sono aumentate fino all’8,62% per arrivare nel 2013 al 9,26%. Un dato che andrebbe almeno raddoppiato, visto che il 53,1% delle nostre connazionali lavora in nero. Allo stesso tempo diminuito il numero di lavoratori domestici stranieri (-5,2% nel 2011). Secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa questa tendenza riguarda tutti i settori lavorativi a bassa specializzazione, tradizionalmente monopolio degli immigrati. Per esempio tra i venditori ambulanti: +2,3% gli italiani nell’ultimo anno. Poi c’è il personale non qualificato nelle miniere e nelle cave (qui gli italiani sono cresciuti nel 2012 dell’11,5%), i conduttori di impianti per la fabbricazione della carta, gli operai addetti alla pulizia degli edifici (italiani +9%) e gli addestratori di animali (+5,4%) (Manisco, Rep).

(a cura di Daria Egidi)