26 marzo 2014
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Biografia di Danilo Calvani
• Pontinia (Latina) 26 marzo 1962. Coordinatore nazionale del Comitato 9 dicembre (conosciuto anche come movimento dei Forconi, etichetta da lui rifiutata). Il 18 dicembre 2013 organizzò una manifestazione in piazza del Popolo a Roma.
• «“Chi sono? Un contadino come mio nonno e mio padre. Ho una compagna e quattro figli, la più grande laureata in Lettere con 110 e lode ha vinto un concorso in Australia, la perderò perché in questo Paese trovano lavoro solo i figli dei politici”. Danilo Calvani, di Pontinia in provincia di Latina, ragioniere mancato per un anno, leader della protesta che come un fuoco sta divampando da Nord a Sud, spiega al Comitato 9 dicembre, che non bisogna confondere con “i Forconi una parte di noi in un rapporto da uno a cento” cui aderiscono “operai, disoccupati, precari, negozianti, autotrasportatori, artigiani, scampati a un suicidio di massa”. Dichiara che il Comitato non è “né di destra né di sinistra” ma per la difesa dei “diritti costituzionali sistematicamente violentati”. E chiede: “Perché loro di che sono, di destra o di sinistra? Mica lo sanno, stanno insieme per divorarci”. All’accusa di affondare le radici nell’estrema destra per via dell’adesione di alcuni elementi di Forza Nuova, risponde: “Falsità, vogliono etichettarci per distruggerci, ma non ci riusciranno. Stiamo crescendo di ora in ora, siamo milioni e milioni, la politica adesso vorrebbe metterci il cappello, tutti ci vogliono incontrare, non se ne parla”. (…) Lei cosa vota? “Dc, Psi, poi sono finiti tutti in galera, una volta Forza Italia, era meglio che mi cascava la mano e una volta Verdi, ma sono sei anni che non voto più, invece voglio ricominciare a farlo perciò questi che nessuno ha scelto se ne debbono andare”. Ma nel 2009 ad Aprilia era tra i sostenitori della Lega Nord. “E si è rivelato un bluff anche quello, volevano mandare a casa i ladri invece... Mi sono pure candidato a sindaco di Latina con una lista civica, ma non ce l’ho fatta, mi sa che era sbagliato lo slogan: ‘Non ci votate perché non siamo corrotti’”. Nella sua prima uscita pubblica, Calvani sopra al suo trattore chiama a raccolta il “popolo sovrano” per “mandare a casa i parassiti” sventolando il tricolore: “Stiamo reagendo in maniera costituzionale. So’ finiti, li andiamo a prendere tutti a Montecitorio” urla “noi li paghiamo con stipendi milionari, noi siamo titolari di questa azienda Italia che sta fallendo, mandiamoli via e ricominciamo daccapo”. Con le buone o con le cattive, si direbbe, visti gli atti di violenza, le tentate irruzioni nelle sedi della Cgil e non solo. “La violenza non ci appartiene, lo abbiamo chiarito in Questura, chi ha sbagliato deve pagare, anche se noi ci sentiamo responsabili perché la manifestazione era stata indetta da noi e non ci tiriamo indietro, sai cos’è che quando la diga si rompe viene giù di tutto e poi... le nostre famiglie sono state condannate a morte senza processo grazie a un ente incostituzionale come Equitalia, alle tasse disumane per coprire l’evasione fiscale, ai soldi dati alle banche che chiudono i rubinetti solo alle persone oneste”. Il Comitato 9 dicembre, nato in una cella frigorifera, è cresciuto a dismisura. “Noi vogliamo tornare a votare subito. Entreremo presto a Roma, saremo tanti e non ce ne andremo finché non se ne andranno. (…) Grillo come Berlusconi dice che questo Parlamento è illegittimo, è vero, allora perché non ritira i suoi parlamentari? Urlano, ma restano tutti lì. Noi facciamo i fatti. Ieri camminavo per Genova, ci ho messo ore per fare 100 metri, tutti mi fermavano, mi chiedevano come fare per aderire, tantissimi giovani. Che bello vedere gli italiani rialzare la testa!”. Si sente già un leader, insomma. “Ma che leader, mi sento incazzato, e anche felice perché le persone finalmente si ribellano”. (…) “E poi lo sai chi è stato il motore di tutto? Le donne. Loro chiamavano i mariti, i figli a raccolta, questa è la rivoluzione delle donne, senza la loro determinazione noi maschietti non avremmo concluso granché, dai retta a me, a noi neanche ci vedono per capacità e coraggio, viva le donne, viva l’Italia costituzionale”» (Sandra Amurri) [Fat 12/12/2013].
• Polemiche perché durante uno dei suoi comizi è stato visto girare in Jaguar: «L’hanno chiamato da Latina, da Frosinone, da Roma. “Gli amici miei, tutto il giorno: a Dani, e ’ndo l’hai trovata ’sta Jaguar. Tutti a ride’...”. La Jaguar a metano era del suo amico camionista Walter che gli ha fatto da autista per un giorno e una notte. “Un po’ lui, un po’ Santo col Doblò, un po’ Mirko con l’Alfetta, poi arriverà Mele con la Punto...”. Dopo cinque giorni di sciopero Danilo Calvani dice di non capirci più nulla: “La gente mi ferma, m’abbraccia, mi bacia, tutti che mi chiedono qualcosa, che mi offrono passaggi, una confusione...”. Calvani è così: diretto e bizzarro. Nella piazza della rabbia, dei disoccupati, di chi agita il forcone perché non ha più nulla, arriva a bordo della Jaguar dicendo “calma, ci vuole calma, sciopero a oltranza ma senza violenza”. Proprio lui, il coordinatore del movimento, un po’ il nuovo leader della grande protesta. Chiunque tenga alla propria pelle avrebbe evitato una cosa del genere. Lui no, lui sorrideva dal bolide, salutava, incitava. Come gli è venuta? “Dovevo forse dire di no a Walter solo perché aveva una Jaguar? Ma non ci penso proprio. Anzi, se c’è qualcuno che mi vuole portare in elicottero venga pure che lo aspetto”. C’è chi avrebbe voluto strangolarlo, quando sono girate quelle immagini. “Calvani fa il signorotto e noi qui a prenderle, infilziamo anche lui...”, urlava improvvisamente il popolo della Rete. E insomma, in breve tempo l’intraprendente agricoltore di Pontinia è passato dalle stalle alle stelle e poi di nuovo alle stalle, in un continuo bagno di folla che lo osanna e lo condanna. Senza che lui riesca a capirne bene i motivi: “Dunque, quella Jaguar è di Walter ed è anche pignorata. Cosa c’è di sbagliato? Ci ho anche dormito stanotte... Sono cinque notti che dormo in macchina, che mangio panini, che vivo questa storia incredibile...”. Come in un film, come il personaggio di Benigni nel film di Woody Allen girato a Roma. Acclamazioni, interviste, tivù, inviti. (…) Ha una preoccupazione, dice: la moglie. “Eh, si sta un po’ innervosendo perché ha visto certe foto che non le sono piaciute, certe ragazze... Stanotte torno a casa che è meglio” (…)» (Andrea Pasqualetto) [Cds 13/12/2013].
• In vista della manifestazione a Roma del 18 dicembre 2013, il Comitato si è spaccato in due: da una parte l’anima più dura, che fa capo a Calvani, deciso a non trattare col governo; dall’altra quella più morbida, con i leader il veneto Lucio Chiavegato e il siciliano Mariano Ferro. Chiavegato: «Ci dissociamo anche da Calvani perché i suoi discorsi a noi non vanno bene» (Rep 15/12/2013).