14 marzo 2014
Tags : Gianluca Fusto
Biografia di Gianluca Fusto
• Milano, 16 maggio 1975. Cuoco e pasticciere. Dal 2008 creatore della Gianluca Fusto Consulting, un mix di corsi e consulenze rivolto a tutti comparti del food, soprattutto per la pasticceria.
• Si diploma all’Istituto Alberghiero Carlo Porta di Milano, per poi avviare la sua strada professionale a Parigi diventando commis saucier e garde manger al ristorante Il Cortile dell’Hotel Castille sotto la guida di Alberico Penati. È durante questa esperienza che Gianluca si avvicina alla pasticceria. «Lasciavo le pentole sul fuoco per correre in pasticceria, così dopo l’ennesima padella bruciata decisero che fosse il caso di mettermi definitivamente in pasticceria!» (Nicoletta Spelta) [Alimentipedia.it].
• La svolta umana e professionale avviene da Aimo e Nadia, ristorante milanese al quale approda come pasticcere nel 1997. «Per Aimo mi vengono in mente le parole "amore", "rispetto" e "materia prima". Con Aimo soprattutto c’è un rapporto che dura da 20 anni; ci teniamo in contatto anche adesso e la nostra collaborazione non è mai finita. È una persona che mi permette di crescere giorno dopo giorno; ogni qualvolta che lo sento al telefono apprendo qualcosa» (FDL) [Finedininglovers.it].
• Libri: Percorsi (Reed Business, 2013). «Qual è il processo creativo dietro i suoi dolci? “Nel mio caso un dolce nasce in maniera un po’ particolare. Ho una scatola di 500 aromi, come i profumieri di Parigi, e da lì parto cercando di capire come si possono legare dei gusti insieme; sul mio libro affronto l’analisi sensoriale in modo abbastanza approfondita perché è un lato molto importante del mio processo creativo. Poi per mettere il progetto nero su bianco faccio degli schizzi. Dal momento poi che rendo pubbliche le mie ricette, come nel caso del libro, per me diventano automaticamente vecchie, e cerco di andare avanti e di dare spazio alla creatività senza prendere spunto dal lavoro altrui. Un giorno ero al ristorante da Ferran Adrià e gli ho chiesto cosa fosse la creatività. Lui mi rispose proprio ’riuscire a non copiare gli altri’”» (FDL. cit.).