14 marzo 2014
Tags : Romano Dal Forno
Biografia di Romano Dal Forno
• Mezzana di Sotto, frazione di Capovilla (Vicenza), 4 giugno 1957. Vitivinicoltore, proprietario dell’omonima azienda agricola a Illasi (Verona). È considerato il re dei vini veneti Valpolicella e Amarone.
• A 22 anni, assieme alla moglie Loretta, Romano conosce Giuseppe Quintarelli (1928-2012), leggendario artista del vino e fonte d’ispirazione per ogni produttore locale, che gli insegna come puntare alla qualità assoluta. «Il mio incontro con quel grande uomo e vignaiolo mi fece capire quanto profondo e complesso fosse l’approccio al mestiere che mi ero messo in testa di fare. Mi ero sposato da poco, e con mia moglie avevo deciso di legare il nostro futuro al vino; avevo iniziato a produrlo, vendendolo sfuso agli amici e a qualche negoziante dei dintorni. Al primo incontro con Quintarelli ne seguirono molti altri; ero rimasto affascinato, andavo da lui perché volevo imparare, raggiungere il suo livello, capire l’obiettivo qualitativo che aveva in testa... I suoi suggerimenti mi illuminarono il cammino, ma dopo qualche vendemmia ritenni che era venuto il momento di camminare con le mie gambe; capivo che dovevo scartare qualsiasi tentativo di emulazione e seguire una mia personale visione di ciò che volevo ottenere dal mio lavoro. Così iniziò il mio viaggio nel vino, approfondendo gli aspetti tecnologici che interagiscono con esso, e cercando l’innovazione anche nella tradizione, che è mutevole e mai statica» (Elisabetta Tosi) [Tigulliovino.it, 27/8/2009].
• «Quale pensi che sia il segreto del tuo successo? “La pazienza. Credo che la pazienza sia un elemento vincente; le mode vengono, vanno... Invece la serietà, la pacatezza, consolidano l’immagine di un produttore anche in profondità. La mia azienda è nata nel 1983, ci ho messo più di 25 anni per affermarmi. Può darsi che oggi ce ne vogliano molti di più, perché i tempi d’oro sono finiti, ma se un’azienda lavora bene, e ha pazienza, e soprattutto è convinta di quel che fa, può avere successo anche in questi tempi”» (Tosi, cit.).