13 marzo 2014
Tags : Carlo Vichi
Biografia di Carlo Vichi
• Montieri (Grosseto) 5 febbraio 1923. Fondatore e patron della Mivar (1945, acronimo di Milano Vichi apparecchi radio), industria italiana produttrice di apparecchi radio prima, televisivi poi (un milione all’anno nel periodo del passaggio al colore). Chiuse la produzione alla fine del 2013. Nel marzo 2014, per far ripartire l’economia, offrì gratis i nuovi stabilimenti, mai usati, di Abbiategrasso (Milano): «Se una società di provata serietà accetta di fare televisori in Italia, io gli offro la mia nuova fabbrica, pronta e mai usata, gratis. Non voglio un centesimo. Ma chiedo che assuma mille e duecento italiani, abbiatensi, milanesi. Questo chiedo. Veder sorridere di nuovo la mia gente» (Valentina Conte) [Rep 7/3/2014].
• «Ne facciamo 30 al giorno, una volta arrivavamo a duemila l’ora. Avevo quasi 700 dipendenti, lavoravamo su tre turni. L’Asia ha ammazzato l’elettronica europea. Da dieci anni lavoro in perdita, spendo 10 e incasso 8» (a Stefano Filippi) [Grn 17/10/2013].
• «L’uomo che inneggiava al fascismo, e che sbatteva le porte in faccia ai sindacati, ma che permetteva alle operaie di arrivare alle 8.45 perché prima dovevano accompagnare i figli a scuola, e di uscire alle 12.15 per andare a riprenderli. L’imprenditore che pagava le rate del mutuo ai suoi operai in difficoltà, anche se erano del Pci. E che ha sempre assunto un cuoco per la mensa, perché gli operai hanno diritto a un pasto decoroso». Non ha mai voluto fare gli spot: «La pubblicità è come la droga. Quando cominci sei costretto ad aumentare la dose» (Rosaria Amato) [Rep 15/10/2013].
• «Lui, che ancora inalbera sotto l’ultimo bottone della camicia chiusa al colletto una spilla che riproduce un fascio (“repubblicano, non littorio: la prego di non scrivere fesserie”) fremeva fin nell’intimo, essendo il suo intimo quello di un fascista al quale la definizione di fascista va un po’ stretta. “Vuol mettere la statura di un Hitler?” (…) Il despota intrattabile, il bieco fascista, l’ultimo mohicano della tv europea, il maremmano incazzoso e ardente è stato un tiranno amato dai suoi dipendenti. Se gli parlate di Statuto dei lavoratori vi metterà le mani al collo. Ma è lo stesso Vichi che per i suoi operai, nel nuovo stabilimento, aveva progettato di tenere metà dell’area a bosco, perché le auto dei suoi ragazzi stessero al fresco, d’estate; e poi una mensa coi fiocchi, e gli ambienti condizionati... “La gente scatterà dal letto al mattino per il piacere di venire a lavorare da me”, sognava» (Luciano Gulli) [Grn 20/4/2011].
• Sposato con Annamaria: «Abbiamo iniziato da sposini, in una cameretta. Avevamo 18 anni e Carlo, geniale meccanico, progettava notte e giorno sopra un banco, in un angolo che ci stava appena appena. Poi ha cominciato ad assumere. Si è preso tutti quelli delle case popolari» [Conte, cit.]. Hanno due figlie, Luisa e Valeria.