11 marzo 2014
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Biografia di Davide Vannoni
• Torino 1967. Inventore del metodo Stamina. Presidente di Stamina Foundation. Professore associato di Psicologia della comunicazione a Udine, nel gennaio 2014 l’università gli ha revocato l’incarico perché «il suo ruolo universitario non è più compatibile con le altre sue attività, a partire dalla presidenza di Stamina Foundation» (Sta 10/1/2014).
• «Laureato in Semiotica applicata alle ricerche di mercato e fresco vincitore di una cattedra in Psicologia generale all’Università di Udine, non riesce più a muovere mezza bocca. Si interroga sull’accaduto. Deve fare i conti con una smorfia che gli rende complicate le più semplici relazioni pubbliche. Un medico gli diagnostica una rarissima forma di herpes incurabile. Un altro propone una dolorosa operazione chirurgica che si rivelerà inutile. Il professor Ponzetto gli racconta di certe cure con le cellule staminali che stanno sperimentando in Ucraina. È il 2007. Davide Vannoni parte per Kharkov, va a sottoporsi a un carotaggio del midollo osseo, con successiva coltura delle staminali e reimpianto. “Un intervento tutt’altro che risolutivo” mettono a verbale diversi testimoni. Ma che lui giudicherà interessante, al punto da chiedere ai due ricercatori ucraini di seguirlo a Torino, per importare la sperimentazione in Italia. Ora però, prima di arrivare all’origine della Stamina Foundation, ai video promozionali con guarigioni miracolose, ai primi pazienti italiani, ai versamenti da 27 mila euro, allo scantinato con le provette, è importante cercare di raccontare chi fosse Davide Vannoni prima di essere “folgorato” sulla strada di Kharkov. Nato da un piccolo imprenditore e da una casalinga appassionata di egittologia, cresce in una zona residenziale del quartiere San Paolo di Torino. “Ottimo studente, personalità genialoide”, lo descrivono gli amici. “Uno capace di non dormire per sette giorni e poi addormentarsi in auto in una piazzola di sosta”. Poco convenzionale. Si veste distrattamente, ma indossa un Rolex. “Non ha passioni, a parte il successo personale” dice chi l’ha conosciuto bene. Prima di vincere la cattedra da professore ordinario, ha già fondato una società. Si chiama Cognition. Ufficio al piano terra in via Giolitti, nel centro aulico di Torino. Si occupa di comunicazione e indagini di mercato. Vannoni si avvale di quattro giovani ricercatori pagati a partita Iva. Piovono finanziamenti pubblici e privati. La Regione Piemonte, per esempio, stanzia 190 mila euro per una ricerca dal seguente titolo: “Atteggiamenti e comportamenti dei piemontesi nel settore culturale”. Al piano ammezzato c’è un piccolo call center da venti posti, dove arrivano ragazzi pagati a ore per fare le telefonate delle ricerche cosiddette “quantitative”. Fra i clienti di Vannoni: Iren, Forza Italia, Experimenta, Teatro Stabile di Torino, Aprilia. Guadagna molto bene, è inserito. Dunque, per lui è naturale, reduce dall’Ucraina, mettere in moto tutti i contatti per avviare la sua nuova idea imprenditoriale. Compra le attrezzature per conservare le cellule staminali: le piazza in uno stanzino nel sottoscala degli uffici di Cognition. Cerca appoggi politici e li trova. Per esempio, nel deputato Benedetto Nicotra, sindaco di Santena, luogotenente di Berlusconi in Piemonte. Per esempio alla Regione, presidente Mercedes Bresso, che intende concedergli 500 mila euro di sovvenzione per un lavoro così riassunto: “Attività promozionale per la conoscenza delle cellule staminali”. E quei soldi sarebbero arrivati di sicuro, se non fosse stato per i giovani impiegati di Cognition. “Era una situazione incomprensibile – ricorda uno di loro –. Vedevamo passare malati e parenti. Gente pronta a tutto per una possibilità di cura”. Strana scena per un ufficio che si occupa di ricerche di mercato. Con tutti che chiamavano “dottore” Vannoni. Ecco perché un collaboratore va da un avvocato. L’avvocato ne parla con l’assessore Andrea Bairati. La Regione blocca il finanziamento e avvisa Vannoni: “I tuoi dipendenti vogliono denunciarti”. Il passo successivo è quasi scontato: Vannoni smonta il laboratorio nello scantinato, trasferisce provette, ricercatori ucraini e pazienti in un centro estetico di San Marino. Incominciano ad arrivare le prime denunce. Il metodo Stamina non mantiene le promesse. Diversi pazienti si sentono male dopo l’impianto, vanno a sporgere querela ai carabinieri del Nas. La procura di Torino apre un’inchiesta in cui ipotizza i reati (...) di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e somministrazione di farmaci pericolosi. Con Vannoni lavorano i due ricercatori Vyacheslav Klymenko e Olena Schegelska, marito e moglie. Due medici che fanno carotaggi e iniezioni, un neurologo, alcuni infermieri. Si aggiunge la biologa Erika Molino. Il gruppo di lavoro, se così si può chiamare, si sposta in fuga dai detrattori: Torino, Carmagnola, San Marino, Trieste, Como, Brescia, dove (...) agli Spedali civili è in corso la sperimentazione richiesta dal ministero della Salute. Intanto Vannoni ha subìto una specie di trasformazione. Non ha più nulla del professore universitario. Capelli lunghi alle spalle, look esistenzialista, magliette scure, scarpe senza stringhe, sembra incarnare la parte del profeta in lotta contro il mondo. La semi paresi alla bocca è migliorata nel corso degli anni, anche se non è guarita. A tutti ripete: “Noi diamo speranza ai malati. Contro di me si è scatenata la vendetta di un ex collaboratrice”» (Niccolò Zancan) [Sta 7/7/2013].
• «La clinica compare per la prima volta sui giornali: siamo nel 2009, alla vigilia delle prime indagini. Il magistrato della procura di Torino Raffaele Guariniello avvia un’inchiesta per chiarire il ruolo di Vannoni e dei suoi collaboratori in merito alla prescrizione di terapie mai autorizzate. I Nas perquisiscono la stanza adibita clandestinamente a laboratorio dentro Cognition, ascoltano le testimonianze dei pazienti e documentano il giro dei pagamenti. Sedici le persone indagate, tra cui lo stesso Vannoni, i due biologi russi (che qui decidono di tornare in Ucraina), e una decina di medici. L’ipotesi di reato è la somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere. In parallelo alle querele dei pazienti traditi e le operazioni di indagine, il “progetto-staminali” di Vannoni non si ferma, anzi conquista una nuova identità: nasce Stamina Foundation, un’organizzazione dichiaratamente senza scopi di lucro atta a “sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa”. Quella che, attingendo dallo slogan, è “la medicina del futuro”. E più o meno funziona così: si parte con una visita neurologica (atipicamente veloce, a detta di diversi pazienti) per prendere coscienza della situazione, si passa a un primo intervento per il prelievo delle cellule del midollo osseo, si attende che queste vengano messe in coltura secondo procedure misteriose e infine ci si sottopone a un’iniezione lombare per immettere in circolo e nel sistema nervoso quel che si è formato. Si presume, nuovi neuroni. Il tutto avviene agilmente nell’arco di qualche settimana, ma in un vero e proprio labirinto di uffici, laboratori e cliniche (…) Stamina manda avanti la sua attività clinica nel bel mezzo di una diaspora e chiede massimo riserbo ai clienti, non vuole pubblicità; i suoi adepti operano senza fissa dimora e appaiono e scompaiono in un intreccio di luoghi e società dove orientarsi è praticamente impossibile. Soprattutto per i pazienti che inseguono la giustizia rivendicando i benefici promessi o il risarcimento per i danni subiti. La clinica itinerante approda anche in un vero centro trapianti, quello dell’Ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste. La motivazione del trasloco è la messa sotto sequestro dell’istituto di bellezza di San Marino, colpevole, si scopre, di esercizio abusivo della professione medica. Il varco all’interno di una struttura pubblica è il frutto di una nuova collaborazione, quella tra il leader di Stamina e una figura interna e molto importante dello stesso ospedale: il medico pediatra Marino Andolina. Andolina (fino al 2011) è il direttore del Dipartimento di trapianti del Burlo Garofolo. Incontra Vannoni a San Marino e i due cominciano a lavorare insieme. Il loro punto di forza è l’aver testato entrambi su di sé le staminali mesenchimali, testimoniando ottimi risultati, nonostante nemmeno le circostanze di assunzione di Andolina risultino chiare. Racconta vagamente di una malattia che lo avrebbe debilitato per anni, ma senza alcun riferimento medico. Inizialmente la collaborazione poggia solo sul piano della ricerca di laboratorio. Ben presto si estende però anche su pazienti. I patti sono chiari: non è previsto l’uso su persone delle cellule mesenchimali cresciute col metodo di Vannoni, bensì di quelle di una cell factory autorizzata, quella del San Gerardo di Monza. Tutto sembra rientrare nelle regole. Con l’eccezione che Andolina è sorpreso a effettuare interventi anche di domenica e che molti dei pazienti che chiedono l’accesso alle pratiche con le mesenchimali sono dirottati al Burlo Garofolo proprio da Stamina Foundation. L’elenco delle malattie definite trattabili da Stamina continua ad allungarsi: include ora la sindrome di Kennedy, l’atrofia muscolare spinale (Sma), la leucodistrofia metacromatica, la malattia di Niemann Pick e la tetraparesi spastica. E sì, grazie alla presenza del pediatra, ora alle infusioni accedono anche i bambini. Nemmeno l’ospedale infantile si rivela però un posto sicuro per i trattamenti a base di staminali. Ricompare Guariniello, che estende l’inchiesta anche a Trieste. Tutto va sotto sequestro, cellule comprese, e l’ingranaggio per qualche mese si blocca. La risurrezione avviene nell’ottobre 2011, quando Vannoni e Andolina, ormai un binomio consolidato, riescono a portare in un altro ospedale pubblico, gli Spedali civili di Brescia, il trattamento originale di Stamina. Cioè viene legittimato l’uso delle cellule trattate secondo le procedure di Vannoni all’interno di una struttura sanitaria nazionale. Tutto avviene nei margini di una convenzione tra Vannoni e la Regione Lombardia, che apre al professore la possibilità di somministrare le proprie staminali in qualità di cure compassionevoli. (…) Maggio 2012: forse la data più nefasta in tutta la storia di Stamina. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ordina un’ispezione presso gli Spedali civili di Brescia, assieme ai carabinieri dei Nas. Lo scopo è verificare le condizioni del laboratorio dove il materiale biologico viene preparato e manipolato. Il laboratorio viene giudicato “assolutamente inadeguato sia dal punto di vista strutturale sia per le cattive condizioni di manutenzione e pulizia”. Ma non solo: i due tecnici (dipendenti diretti di Stamina Foundation) non forniscono alcun protocollo o resoconto di lavorazione, così come non esiste alcun certificato di analisi del prodotto cellulare. I medici che iniettano nei pazienti non sono a conoscenza della vera natura del materiale biologico somministrato, che non è perciò descritto nemmeno nelle cartelle cliniche. Alcuni campioni vengono sequestrati per ulteriori indagini: “Ho trovato molto di quello che non doveva esserci e poco o niente di quello che doveva esserci”, riferirà il responsabile delle analisi, “di neuroni non si vedeva traccia”. Un’ordinanza schiaccia il freno sui trattamenti in corso: dodici in totale, di cui quattro su bambini. Il blocco dell’Aifa spalanca a Stamina le porte della televisione. Il caso viene portato sul piccolo schermo dalla trasmissione Le Iene Show, (…) Dal 17 febbraio 2013 a oggi si contano oltre venti servizi sull’argomento. Una vera e propria campagna per scavallare il blocco imposto dall’Aifa e rendere accessibile a tutti il trattamento. (…) Le famiglie cercano di tutelarsi e in mezzo alla confusione più totale prende vita il Movimento pro-Stamina, che aiuta i pazienti a orientarsi nella guerra per la libertà di accesso alle terapie di Vannoni. E che convoglia malati e parenti nelle strade a manifestare in nome della libertà di cura. Vacillano le sicurezze anche all’interno delle stesse associazioni dei pazienti, alcune apertamente a favore, altre nettamente contrarie alle pratiche di Stamina. Molti malati gridano all’abbandono da parte dello Stato. (…) È il 25 marzo 2013 quando il Senato, sotto l’effetto della pressione mediatica, esce con un Decreto che autorizza chi ha iniziato le terapie con il metodo Stamina a proseguire nel trattamento. E che avvia una sperimentazione clinica del metodo con la supervisione del Centro nazionale trapianti, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Aifa. In ballo ci sono tre milioni di euro che il ministero ha stanziato dai fondi pubblici. La comunità scientifica insorge. (…) La richiesta è di ritornare sulle decisioni del decreto affinché il governo italiano non si renda complice di quello che definiscono un “trattamento privo di basi scientifiche e mediche” e “alchimia pura”. (…) La comunità scientifica internazionale si fa sentire invece attraverso le pagine della più autorevole rivista di riferimento per gli scienziati, Nature, ma anche con le testimonianze dirette di molti di essi, tra cui anche il premio Nobel per la medicina nonché presidente della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali Shinya Yamanaka, che esprime profonda preoccupazione per la situazione. (…) Arriva luglio 2013, gli appelli degli scienziati sono rimasti inascoltati, siamo alla vigilia del lancio della sperimentazione. E ancora mancano i protocolli, cioè tutta quella serie di documenti che Stamina Foundation deve obbligatoriamente presentare all’Istituto superiore di sanità per far partire il trial. Questi, una volta compilati dovranno superare il vaglio di un apposito Comitato scientifico per poter procedere con la fase operativa della sperimentazione. Vannoni è in seria difficoltà: il metodo che ha sviluppato non rientra per molti aspetti nei canoni richiesti a livello europeo, ed è costretto a un mucchio di lavoro per rimaneggiarlo e stilare i protocolli richiesti. Nella loro forma definitiva essi dovranno contenere informazioni precise sia sul versante teorico, indicare cioè il cosiddetto razionale alla base del progetto di ricerca, sia su quello pratico, che prevede la descrizione del metodo di preparazione, la definizione del numero di pazienti che si prevede di sottoporre alle somministrazioni e delle patologie su cui si andrà a intervenire, così come la descrizione dei risultati preliminari e alcune considerazioni sul fronte tossicologico. (…) Fa la sua comparsa nella vicenda un medico italiano molto famoso nel mondo, Camillo Ricordi, che si dichiara a favore di una parziale deregolamentazione. Quello che propone (anche per Stamina) è un “percorso veloce di verifica” da applicare alle nuove potenziali terapie cellulari per ridurre i tempi rispetto a quelli del tragitto dei farmaci. Si crea un certo scalpore e Vannoni tenta in più circostanze di schermare le critiche della comunità scientifica appellandosi alle opinioni di Ricordi, ma senza troppo successo. Ormai i tempi stringono, gli sono state concesse diverse proroghe e scatta l’ultimatum: o la consegna immediata dei protocolli, o la sperimentazione salta. La consegna avviene il 1 agosto e il successivo 10 ottobre il ministero della Salute si pronuncia con un no definitivo alla sperimentazione: il metodo è bollato di inconsistenza scientifica dagli organi deputati alla sua valutazione. Non ci sarà alcun trial. Nel frattempo sono sorte nuove ombre sulle possibili intenzioni speculative dei due soci Vannoni e Andolina. Affiorano le prove di una collaborazione che lega Stamina Foundation e una multinazionale farmaceutica torinese, Medestea, che si occupa di commercializzare integratori e prodotti cosmetici, ma anche di cellule staminali. Ecco finalmente svelato il mistero di tanto riserbo sul metodo: Medestea finanzia Stamina perché intenzionata, in un futuro prossimo, ad aprirsi al mercato delle staminali in Cina. (…) Dopo quasi due mesi di stallo, i riflettori sono adesso di nuovo tutti puntati sulle vicende legali di Stamina Foundation. (…) La procura di Torino ha fatto la prima richiesta di rinvio a giudizio per Vannoni, accusato di una tentata truffa ai danni della regione Piemonte risalente al 2007, l’anno d’insediamento dei primi laboratori per le staminali in via Giolitti a Torino. Avrebbe esercitato forti pressioni su alcuni componenti della giunta del consiglio regionale per aggiudicarsi un finanziamento di 500 mila euro, mai ottenuto, da investire nelle terapie cellulari. Ieri (4 dicembre 2013) invece, il Tribunale regionale del Lazio ha annunciato con un’ordinanza di aver accolto il ricorso avanzato da Vannoni in seguito al blocco della sperimentazione, imponendo di fatto al ministero della Salute l’istituzione di un nuovo Comitato di valutazione dei protocolli che includa esperti che non abbiano già espresso un parere in merito e scienziati dall’estero. (…)» (Alice Pace) [Wrd 5/12/2013].
• Separato, ha due bambini.