11 marzo 2014
Tags : Debora Attanasio
Biografia di Debora Attanasio
• Giornalista freelance. Per nove anni segretaria di Riccardo Schicchi (1953-2012), agente delle pornostar. Sulla sua esperienza ha scritto un libro: Non dite alla mamma che faccio la segretaria (Sperling & Kupfer, 2013).
• «Racconta il dietro le quinte di ciò che accadeva negli anni ’90 nel residence che ospitava gli uffici di Diva Futura, una specie di colonia erotica in fondo alla via Cassia, oggi in disuso, dove per scelta di Schicchi abitavano anche tutte le grandi pornostar della scuderia: Moana Pozzi, Milly D’Abbraccio, Ilona Staller, Eva Henger. Come nella Playboy Mansion di Hugh Hefner, Schicchi aveva previsto anche un appartamento per le “stelline volanti” e aveva egemonizzato la piscina condominiale dove le ragazze prendevano il sole in topless e la Attanasio era sollecitata a rispondere al telefono stando in acqua. Il diario ruota intorno a Schicchi, irrequieto folletto in giacca e cravatta che irrompe negli uffici, sbuffa, pensa continuamente a slogan, spettacoli e nuove starlette, sempre attaccato al suo ingombrante cellulare Nec P3 dal costo di due milioni. Le mura del quartiere generale trasudano erotismo kitsch: murales di Milo Manara, pannelli sexy-futuristici, specchi serigrafati, tavoli a vetro con zampe di legno dorato, vasche a forma di cuore, salvadanai di Moana che quando ci infili una moneta dicono “I love you”. Poi c’è da dettare l’agenda alla giovane Debora, studentessa vegetariana con un mutuo da pagare, a cui il re del porno darà del Lei fino alla fine. Ecco allora le serate da organizzare, i provini fissati per il primo giovedì del mese, i nomi delle ragazze da cambiare sui manifesti anche se sono le stesse della sera prima, le finte lettere dei lettori per la rubrica su Excelsior tenuta dalla “pornovergine” Mercedes Ambrus, l’annuncio per il party “Internet nel boudoir” anche se il web non esisteva, il commiato per la morte del pitone che viveva nella piramide di vetro dentro l’ufficio. Ci sono inoltre le Dive da gestire: bisogna inviare a Jeff Koons in America i fax sdolcinati di Cicciolina che lo ha sposato rompendo il sodalizio lungo 18 anni con Schicchi, e ricevere dalla stessa Ilona Staller i nastri con i messaggi per le hotline registrati di nascosto nella casa di Koons. Sopportare le sfuriate di Milly D’Abbraccio contro le colleghe d’Ungheria, “una nazione con quattro abitanti e centomila stelline”, e i deliri di passione per Bossi e Sgarbi. Tollerare le ritrosie di Mercedes Ambrus, che Schicchi non riuscì mai a sposare e di cui ascoltava la voce, pagando la hotline, prima di addormentarsi. C’è Moana, smalto color carne e unghia del mignolo laccata d’oro, che si lamenta di Claudio Amendola “perché l’acquario non è un buon segno”, quando arriva dentro Diva Futura lascia una lunga scia di Tresòr Lançome. (…) Per Schicchi però l’importante è esibire l’erotismo, l’arresto per atti osceni in luogo pubblico è il simbolo della consacrazione a star. Con opportunismo di scuderia l’Attanasio si ritrova così a falsificare autografi e baci di Cicciolina per un’asta di beneficenza battuta da Aldo Busi. Andranno a ruba mentre nessuno comprerà quelli autentici di Lorella Cuccarini e Marta Flavi» (Stefano Ciavatta) [Fat 28/5/2013].
• «Dopo l’università, avevo un mutuo da pagare e dovevo assolutamente trovare un lavoro. Feci almeno 10 colloqui e quasi tutti mi fecero proposte indecenti o mi misero le mani addosso. Poi arrivai da Riccardo tramite amici di amici. Mi squadrò, mi chiese se sapevo cosa si facesse nel suo ufficio e poi mi mostrò i gatti e le sue piante. Mi chiese: “Non sei allergica agli animali, vero?”. Risposi di no e ottenni il lavoro. (…) Riccardo era dispettoso, esigente ed impaziente. Col tempo, però, iniziò a fidarsi. All’inizio rispondevo solo al telefono. Poi iniziai a occuparmi delle cose a cui nessuno badava: la promozione delle star nei locali di provincia, le rubriche sui giornali che Riccardo non riusciva più a scrivere. Ecco: Riccardo mi insegnò a scrivere, a raccontare storie. Era un visionario, un pioniere. E con lui non c’erano orari, si lavorava fino alle 5 del mattino. Ma mai, mai che mi sia annoiata. Sosteneva che quando hai un’idea devi portarla a termine subito, altrimenti sfugge. (…) Ricordo tutte benissimo. Moana era la più riservata, sembrava quasi formale. Non dava confidenza a nessuno. Sono stata a casa sua poche volte, in una di queste si aprì con me e iniziammo a parlare di uomini. Io le raccontavo dei miei fidanzati, lei di politici e personaggi famosi. Era tutto così sorprendente e sbilanciato. Ricordo invece Eva Henger che mi portava il gulasch fatto da lei in ufficio: ci passavo tutto il giorno, lavoravo ininterrottamente» (Debora Attanasio a Simone Marchetti) [Ddr 17/5/2013].