Fior da fiore, 10 marzo 2014
Una mamma uccide le sue tre figlie • Renzi annuncia tagli alle tasse e critica la Cgil • Quanto ci mettono le Asl italiane a saldare i debiti con i fornitori • L’Europa non piace più agli italiani • L’odore di vaniglia aumenta le vendite di lingerie
Sorelle Le sorelle Sidny (3 anni), Keisi (11) e Simona (13 anni) Dobrushi. La loro mamma Edlira Copa, albanese, 37 anni, bionda e con gli occhi azzurri, «molto bella e sempre molto cordiale», da pochi mesi si era separata dal marito Baskheim, 45 anni, operaio specializzato alla Primat, uno stipendio superiore ai 2mila euro, il quale, però, s’era innamorato di una venticinquenne. Provvedeva lui, che era andato ad abitare dal fratello a poche centinaia di metri, a pagare l’affitto da 400 euro per la casa dove la donna viveva con le tre figlie e a passarle 700 euro al mese. Per star più comoda con i soldi, Edlira faceva lavoretti a maglia e piccoli gioielli di bigiotteria. Da qualche tempo, dice la madre della donna, Edlira era sempre depressa: prima i 20mila euro sprecati nel desiderio di acquistare un terreno vicino Durazzo, poi i fastidi al fegato e un aborto spontaneo. Infine, poche settimane fa, la firma sui documenti per avviare le pratiche di divorzio e la notizia che il suo ex aveva portato in Albania la nuova fidanzata per farla conoscere alla famiglia. Edlira s’era piano piano convinta che non ce l’avrebbe mai fatta ad andare avanti da sola e che le figlie sarebbero diventate delle prostitute. Perciò l’altra notte, intorno alle due e un quarto, si svegliò e accoltellò la bimba piccola che dormiva con lei nel lettone, poi andò nella camera delle più grandi. Dapprima ammazzò la secondogenita, infine la più grande che, nel frattempo, aveva urlato, cercato di difendersi e fatto anche una telefonata al 112 senza riuscire, però, a dire nulla. Un vicino sentì delle grida, uscì sul pianerottolo, ma pensò a una delle solite liti che provenivano da quell’appartamento e se ne tornò in casa. Intanto Edlira aveva trascinato le ragazze più grandi in camera sua. Messe tutte e tre le figlie sul letto una accanto all’altra, le vegliò per ore. Infine provò a infilarsi un coltello nello stomaco. Non riuscendo a morire, alle 6 e 20 suonò al campanello del vicino chiedendo aiuto. Nella notte tra sabato e domenica, a Lecco, in un appartamento al secondo piano di una palazzina di sei appartamenti, in corso Bergamo (quartiere Chiuso), non lontano dalla riva del lago.
Tasse Renzi in tv annuncia le riforme in arrivo: «Mercoledì per la prima volta si abbassano le tasse. Non ci crede nessuno? Lo vediamo». «Per anni si sono aumentare le tasse, ora che si stanno abbassando sono iniziate le polemiche perché “le abbassi agli altri e non a me”». Il riferimento è alla Confindustria che lo ha invitato a fare in modo che dalla riduzione del cuneo fiscale traggano vantaggio anche le aziende. Ma le stoccate di Renzi sono indirizzate a imprenditori e sindacati: «No a un derby tra Confindustria e Cgil, ai quali dico “cosa avete fatto in questi ultimi 20 anni?”. Ascoltiamo tutti, ma cosa c’è da fare lo sappiamo noi, pensando alle famiglie che stanno soffrendo».
Fornitori In Italia, solo 5 Asl rispettano i termini dei 60 giorni per pagare le fatture dei fornitori: Asl Provincia di Pavia (48 giorni), Asl 4 Medio Friuli (56), Asl Città di Milano (59) I.R.C.C.S. Burlo Garofalo di Trieste (60); Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento (61). Le peggiori sono la Mater Domini di Catanzaro (3 anni e 4 mesi), l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza (3 anni e 2 mesi, 1.177 giorni), l’Asl Napoli 1 Centro (2 anni e 9 mesi, 1.086 giorni), l’Azienda sanitaria regionale Campobasso (2 anni e 5 mesi, 916 giorni) e l’Azienda provinciale di Reggio Calabria (2 anni e 4 mesi, 905 giorni). In Regioni come la Calabria, il tempo medio di pagamento dei dispositivi medici è di 833 giorni (con uno scoperto di 384,7 milioni) e in Campania di 440 (con uno scoperto di oltre 562 milioni). In Austria, da un’ingiunzione di pagamento al pagamento effettivo di una fattura sanitaria passano in media 80-90 giorni; in Francia, 240-360; in Germania, 140-160; e in Italia, 410-460.
Europa In Italia la fiducia nella Ue, rispetto al 2000 alla vigilia dell’introduzione dell’Euro, si è dimezzata: dal 57% al 29%, rilevato nelle ultime settimane (Sondaggio Demos). E negli ultimi mesi, da settembre 2013 a oggi, è caduta di 5 punti. Ormai quasi un terzo degli italiani (per la precisione il 32%) si dice d’accordo con l’affermazione che sarebbe meglio «uscire dall’euro e tornare alla lira». Il maggior grado di anti-europeismo si raggiunge fra gli imprenditori e i lavoratori autonomi: 43%. Come quello delle casalinghe (44%) e dei disoccupati (38%). Mentre il maggior livello di europeismo si incontra, invece, fra gli studenti (43%), i liberi professionisti (48%) e fra gli impiegati del settore pubblico (39%). Sul piano territoriale, l’anti-europeismo è spalmato dovunque. Raggiunge il massimo livello nel Mezzogiorno e nel Nordovest (quasi 30%), mentre è un po’ meno diffuso nel Centro e nel Nordest (dove, comunque, supera il 20%) (Diamanti, Rep).
Odori Gli psicologi hanno scoperto che certi odori spruzzati nei negozi spingono agli acquisti. Per esempio il profumo di biscotti appena sfornati in un panificio, oppure quello di vaniglia in una boutique di lingerie, di mogano in un negozio di abbigliamento maschile classico, quello di bubble gum nei parchi gioco. Altri trucchi dell’olfatto: il caffè liofilizzato fa poco odore, ma quando si apre il coperchio di certe marche ne esce un aroma vigoroso, creato artificialmente con l’obiettivo di soddisfare il consumatore. E ancora: gli scommettitori spendono il 45% in più nei casinò di Las Vegas quando le sale odorano di violette. Al “Mahiki”, night-discoteca più alla moda di Londra, si sparge odore di piña colada sulla pista da ballo prima dell’apertura. Ormai ci sono aziende specializzate nel produrre odori: per esempio la Scent Air, che fa bombolette di fragranze appositamente create per fare crescere le vendite. Ha oltre 2mila clienti in tutto il Regno Unito e nel resto d’Europa (Rep).
(a cura di Daria Egidi)