Fior da fiore, 6 marzo 2014
La Ue bacchetta l’Italia per i conti pubblici • I consiglieri regionali lombardi che si facevano rimborsare torroni, provole e sushi • Bernanke prende 250 mila dollari a discorso • È cinese la miliardaria più giovane del mondo • In Europa una donna su tre è vittima di violenza • La donna ammazzata col figlio di 3 anni
Squilibri L’Unione europea torna a bacchettare l’Italia per i conti pubblici. Secondo la Ue infatti sul nostro paese gravano «squilibri eccessivi». Colpa di una manovra insufficiente e di riforme ancora troppo tiepide. Renzi definisce il giudizio duro, ma annuncia: «Bisogna andare avanti con le riforme, cambiare verso». Inoltre il premier mette sul piatto il prossimo Jobs Act e i provvedimenti per istruzione e edilizia. Risposta da Roma, dal ministero dell’Economia: le dichiarazioni di Rehn «sulla necessità che l’Italia avvii un ambizioso piano di riforme trovano piena condivisione da parte del governo. L’Esecutivo intende infatti dare una svolta al processo di riforma per rafforzare la competitività e garantire una crescita forte, sostenibile e ricca di posti di lavoro».
Lombardia 1 La Procura di Milano, chiudendo le indagini nei confronti di 64 consiglieri regionali lombardi, tra cui cinque assessori, accusati di peculato per rimborsi illegali da quasi tre milioni di euro, elenca, tra le spese personali trasformate in spese legate al mandato politico, un po’ di tutto: ad esempio dalle casse della Regione dal 2008 al 2011 sono usciti illegalmente 2.941.721,29 euro tra cui i 61,50 spesi in macelleria da Alessandro Marelli (Lega) o i 162 ottenuti da Giovanni Bordoni (Pdl) per prodotti della Valtellina. Renzo Bossi, figlio del senatùr Umberto, ha ottenuto rimborsi per 15.757,21 euro, per pagare anche una spremuta d’arancia e brioche farcite (3,30 euro), caramelle e salatini (18,05), una Red Bull e le sigarette (17,85), ma anche un tv color da 32 pollici (428,90 euro), iPad, iPhone e accessori vari (1.515), un rilevatore di autovelox, tutor (188,90), «due spazzolini con nome» un frigorifero (159) e invitare undici persone al «Ristorante del bolognese» (850 euro). (Guastella, Cds)
Lombardia 2 Nei guai anche alcuni capigruppo per le spese dei rispettivi gruppi. Giulio Boscagli, che ha guidato il Pdl fino al 2008, tra le curiosità, risponde delle ricariche di caffè del distributore automatico dell’ufficio pagate centinaia di euro e del «necrologio Berlusconi», costo 189 euro, presumibilmente fatto pubblicare a febbraio 2008 alla scomparsa della madre dell’allora leader pdl Silvio Berlusconi. Anche l’opposizione ha la sua parte di problemi. Il capogruppo Guido Galperti finisce indagato per i 41.612,27 euro andati al Pd, di cui 21mila spesi per un progetto di comunicazione, quasi 600 per «pasticceria e dolciumi» e 15mila per una consulenza in «materia di politiche abitative» nel 2008. Carlo Porcari, altro capogruppo Pd (239.870,68 di rimborsi), liquida spese per cene con centinaia di commensali, ma anche spese per 24,1 kg di salami e 14 di cotechini (391 euro) e perfino 8,62 euro per le aspirine, cui si aggiungono 16 mila euro per due ricerche sulla situazione economica e sociale del cremonese. Chiara Cremonesi di Sel (quasi 85mila euro di rimborsi) mette in lista mille euro per iscrivere otto persone alla «Scuola di cultura politica» e la benzina, i biglietti del treno e del tram dei collaboratori. L’unica consigliera del Partito Pensionati, Elisabetta Fatuzzo, ha una passione per il sushi e per il pesce in generale: spende 200 euro per un pranzo con «tagliata di aragosta». Giovanni Rossoni, ex assessore pdl all’istruzione, paga 15.589 euro per regali di Natale «istituzionali» 2008-2010 tra cui torrone, provolone «Auricchio» e latticini; Carlo Spreafico (Pd) tra i rimborsi mette anche i 100 euro per la quota dell’ordine dei giornalisti del 2008 e 9,40 euro per un «ombrello mini automatico». Ormai famosi il libro «Mignottocrazia» da 16 euro di Nicole Minetti (Pdl) e le munizioni da caccia (720) del leghista Pierluigi Toscani. (ibidem)
Conferenzieri 1 Ben Bernanke, l’uomo che per otto anni ha guidato la Banca centrale Usa, per il suo primo discorso da quaranta minuti ad Abu Dhabi ha guadagnato 250 mila dollari. Più di un anno di retribuzione alla Fed (nell’intero 2013, ha incassato dall’Istituto 199.700 dollari). (Gaggi, Cds)
Conferenzieri 2 Recordman tra i conferenzieri resta Bill Clinton: chi lo vuole ai suoi eventi deve essere pronto a sborsare almeno mezzo milione di dollari, ma spesso il conto finale sale fino a quota 750 mila (ibidem)
Miliardari 1 La lista dei miliardari mondiali di Forbes quest’anno conta 1.645 nomi, 268 in più rispetto al 2013. Le donne sono 172, in crescita di 42 unità sul 2013. In testa gli americani: 492; secondi i cinesi: 152: terzi i russi: 111 (gli italiani sono 35). (Santevecchi, Cds)
Miliardari 2 Forbes ha fatto una sottocategoria di giovani miliardari, sotto i quarant’anni. Qui trionfa la ventiquattrenne Perenna Kei. In circolazione non ci sono sue foto, di lei si sa solo che è laureata in economia e finanza alla London University, non è sposata, è di Hong Kong ma la sua azienda nel ramo immobiliare ha sede a Shenzhen, nella Repubblica popolare cinese. Nelle scarne note biografiche della sua società, la Logan Property Holdings di Shenzhen, è identificata come Kei Perenna Hoi Ting; ma a volte si fa chiamare Ji Peili. Ji è il cognome del padre, il signor Ji Haipeng, 47 anni, che ha fondato il business di famiglia. (ibidem).
Miliardari 3 L’equivalente cinese di Forbes è lo Hurun Report che pubblica l’elenco dei mille cittadini più ricchi della Repubblica popolare. L’editore, Rupert Hoogewerf, studi al college di Eton e poi laurea in mandarino e giapponese, ha detto una volta alla Bbc di aver ricevuto la visita di un tale che senza dargli il biglietto da visita gli disse: «Sappiamo quello che sta facendo. Vada avanti, ci sta bene». Quell’uomo forse voleva comunicare che al Partito comunista avere qualche informazione sui miliardari emergenti faceva comodo. Gli affari in Cina, infatti, non si conducono se il partito non è d’accordo e non appoggia; perciò per molti è meglio non farsi notare. Lo Hurun Report è stato anche definito «la lista della morte» o «la lista dei grassi maiali da macellare». (ibidem)
Violenze 1 Dal primo rapporto dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali (Fra) sulla violenza contro le donne, presentato ieri a Bruxelles: sono 62 milioni le donne in Europa che hanno subito violenze fisiche o sessuali (o entrambe) a partire dall’adolescenza. Una su tre di tutte quelle tra i 15 e i 74 anni che vivono nei 28 Paesi dell’Unione Europea. Non solo: quasi sette su dieci (il 67%) di coloro che hanno subito abusi dal partner non lo hanno denunciato né si sono rivolte a centri antiviolenza. La percentuale sale al 74% se gli abusi sono commessi da persone diverse dal partner (Tebano, Cds).
Violenze 2 L’Italia, secondo il rapporto, è ai livelli più bassi dopo le repubbliche post socialiste: le donne che riferiscono di aver subito violenze da un partner o un ex sono il 19% (come in Portogallo e Grecia, contro una media Ue del 22%) e quelle che ammettono abusi psicologici sono il 38% (contro il 43% della media Ue). Per le molestie la percentuale sale al 51% (la media Ue è del 55%, la punta è l’81% della Svezia). (ibidem)
Delitti Libanny Meja Lopez, 29 anni, e suo figlio Leandro, 3 anni e mezzo. Dominicana, alta, snella, mora, la Lopez da qualche mese viveva nella periferia di Milano col fidanzato italiano e col bambino. L’altra sera, siccome il compagno era fuori per lavoro, invitò a cena una famiglia di amici: il salvadoregno Victor Hugo Menjivar, 37 anni, sua moglie e il loro bambino di 5 anni. Però la donna stava male, così si presentarono solo il Menjivar e il ragazzino. Dopo aver mangiato, mentre i piccoli giocavano in un’altra stanza, la Lopez e Menjivar, che s’erano scolati venticinque birre, presero a ballare in salotto, lui d’un tratto provò a palparla, lei lo schiaffeggiò e allora lui impugnò un coltello da cucina. Alla vista dell’arma la Lopez iniziò a spogliarsi per assecondarlo ma l’uomo, temendo che avrebbe raccontato tutto alla moglie, le saltò addosso, le tagliò la gola, trascinò il cadavere «dietro al divano per evitare che i bambini potessero vederlo», poi portò Leandro in bagno e sgozzò pure lui, «perché aveva sentito le grida della mamma e poteva parlare». Infine prese in braccio suo figlio, che se ne stava impietrito nella camera dell’amichetto, e scappò via. Notte tra lunedì 3 e martedì 4 marzo in un appartamento in via Segneri, periferia sud-est di Milano.
(a cura di Roberta Mercuri)