5 marzo 2014
Tags : Carlo Cottarelli
Biografia di Carlo Cottarelli
• Cremona 1954. Economista. Dal novembre 2013 commissario straordinario per la spending review, nominato dal governo Letta. Detto «Mr. Forbici».
• «Laureato a Siena e poi alla London School of Economics, Cottarelli ha lavorato nel dipartimento ricerca della Banca d’Italia dal 1981 al 1987. Dopo un anno all’Eni, si è trasferito negli Stati Uniti, chiamato dal Fondo monetario internazionale. E lì dal 2008 guida il dipartimento degli affari fiscali. Per il Fmi ha curato specifici programmi di sostegno e assistenza a diversi paesi, tra cui Albania, Croazia, Russia, Turchia, Regno Unito e la stessa Italia. Ha pubblicato scritti sulle politiche fiscali e monetarie e un libro su inflazione, politiche monetarie e tassi di scambio. Collabora con l’edizione americana dell’Huffington Post. Nel gennaio 2012 ha fatto parlare di sé, quando nel corso di una conferenza stampa ha invocato “riforme strutturali” per il risanamento nel nostro Paese, precisando però che “questo va oltre quello che l’Italia può fare da sola”. Parole interpretate come una richiesta di intervento più forte dell’Europa, che ha fatto temere per una sorta di commissariamento da Bruxelles, in stile greco» (Europa Quotidiano 2/10/2013).
• «È stato l’anima, con una serie di discorsi ufficiali progressivamente sempre più decisi fin dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008, e perfino di interventi mirati sul blog Imf Direct, di un mutamento sostanziale di “visione”, una linea alla quale ora ha finito con l’adeguarsi la stessa Christine Lagarde (direttore del Fmi, ndr). Il Fondo, da implacabile fustigatore delle “mollezze” delle politiche troppo inclini al debito pubblico, si è trasformato in un attento analista delle conseguenze drammatiche di una ricetta economica basata sulla sola austerity. Cottarelli, ovviamente tenendo ferma la necessità di politiche rigorose, si è impegnato nel demolire le tesi di recessione automatica quando il debito supera il 90% di Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart, e addirittura, in un intervento di fine 2012, ha scritto che “in Paesi come Islanda, Gran Bretagna, Irlanda e Spagna, il fatto che il debito pubblico fosse sotto controllo fino al 2007-08, non ha impedito che la crisi esplodesse con risultati spesso devastanti”» (Rep 7/10/2013).