Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 05 Mercoledì calendario

A quanto pare, per un certo periodo di tempo, che potrebbe essere di un anno, o forse di tre anni, o forse ancora più lungo, avremo due sistemi elettorali, uno per eleggere i deputati e l’altro per eleggere i senatori

A quanto pare, per un certo periodo di tempo, che potrebbe essere di un anno, o forse di tre anni, o forse ancora più lungo, avremo due sistemi elettorali, uno per eleggere i deputati e l’altro per eleggere i senatori. Ieri si sono incontrati Renzi e Berlusconi e, sia pure molto mugugnando, il Cavaliere ha accettato di correggere l’intesa raggiunta a sua tempo intorno al cosiddetto Italicum.

Le ragioni di quest’altra stravaganza?
L’Italicum era congegnato in modo tale da far fuori i partiti più piccoli. C’è stato quindi tutto un ribollire di proteste contro la legge da parte dei morituri, che s’è saldato con i livori della minoranza democratica, gli anti-Renzi del partito di Renzi che pur di fare un dispetto al nuovo presidente del Consiglio sarebbero pronti a sostenere la qualunque. Questa inquietudine, o incazzatura, s’è concretizzata nel patto raggiunto con Alfano al momento della formazione del governo. Alfano ha detto a Renzi, più o meno: vuoi i nostri voti? Allora ridiscutiamo l’Italicum. Il Nuovo Centro Destra, che i sondaggi dànno oggi faticosamente al 4%, non vuole elezioni subito, anzi le vuole il più tardi possibile, perché ha bisogno di tempo per radicarsi sul territorio e non trovarsi costretto a tornare sotto l’ombrello dell’ormai nemico Berlusconi. Per accontentare Alfano e gli altri piccoli, l’onorevole Lauricella, bersaniano, ha escogitato un emendamento che, se approvato, avrebbe ritardato l’entrata in vigore dell’Italicum al momento in cui il Senato fosse stato abrogato...  

L’accordo tra Renzi e Berlusconi prevedeva l’abrogazione del Senato?
“Abrogazione” non è la parola giusta. L’accordo Renzi-Berlusconi prevedeva tre cose: nuova legge elettorale (Italicum), declassamento del Senato a Camera delle Autonomie (qualunque cosa significhi) a cui il governo non sarà più tenuto a chiedere la fiducia, e revisione dei poteri delle Regioni, perennemente in conflitto con lo Stato. L’Italicum, in effetti, è congegnato per una sola Camera. L’emendamento Lauricella ha fatto discutere per un sacco di giorni (si può approvare una legge a scoppio ritardato oppure no? finora non è mai successo), poi è spuntato l’emendamento D’Attorre, dal nome di Alfredo D’Attorre, altro deputato bersaniano: approviamo l’Italicum, dice l’emendamento, ma facciamolo valere per la sola Camera. Operazione semplice, basterà abrogare l’articolo 2 della legge, quello che regola appunto l’elezione per Palazzo Madama.  

• Ma si può fare?
Beh, il Senato ha sempre avuto una legge elettorale diversa da quella della Camera. All’inizio era persino previsto che i senatori fossero eletti ogni sei anni, invece che ogni cinque come i deputati. Quindi sì, si può fare. Certo le due leggi, se si dovesse votare in questo periodo di mezzo, risulterebbero diversissime.  

Il Senato, se non ho capito male, continuerebbe a essere eletto con il Porcellum rivisto dalla Corte costituzionale.
Sì, dopo i tagli della Corte costituzionale, il Senato sarebbe eletto con un sistema proporzionale puro. Per entrare, ogni partito dovrebbe superare - in ciascuna regione - la soglia dell’8% dei voti. Non avrebbe nessun senso coalizzarsi dato che la Consulta ha abrogato il premio di maggioranza. Quindi al Senato, presumibilmente, vedremmo correre i partiti da soli, senza apparentamenti di sorta.  

E alla Camera? Cioè, questo Italicum, a questo punto, in che consiste?
L’Italicum prevede sbarramento, premio di maggioranza, coalizioni e doppio turno. Supponiamo che tutti quanti si presentino alleati in varie coalizioni. Si vota col proporzionale (tanti voti, tanti seggi) e se una delle coalizioni in lizza supera il 37% dei voti ha diritto a un premio che le darà una maggioranza uguale o superiore al 53% dei seggi (ci sono vari casi, ma lasciamo stare). Se nessuna coalizione supera il 37% dei voti, si va a un ballottaggio tra le prime due e la vincitrice si piglia poi il 53%. Il partito che fa parte di una coalizione, per entrare in Parlamento, deve comunque prendere almeno il 4,5% dei voti. Altrimenti resta fuori, ma il suo risultato concorre comunque al bottino complessivo della sua coalizione. È uno dei punti che lascia più sconcertati: il partito A, che vale il 20 per cento, si porta appresso cinque o sei partiti che valgono non più del 3-4. Il partito A supera il 37% grazie al contribuito dei suoi alleati, prende il premio di maggioranza, ma i suoi alleati restano tutti a casa. Vi sono poi altri sbarramenti: una coalizione non passa se non supera il 12% dei voti (neanche se al suo interno un partito fa più del 4,5%). Un partito che corre da solo deve superare l’8%. Altre caratteristiche dell’Italicum al momento: liste corte, niente preferenze, 120 collegi ma computo dei seggi a livello nazionale con valorizzazione dei resti... Però ci stiamo facendo troppo tecnici e la legge ha cominciato il suo iter in commissione appena ieri. Aspettiamo di vedere come andrà a finire per far venire il mal di testa ai lettori.