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 2014  marzo 02 Domenica calendario

Scriviamo mentre è riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, convocato d’urgenza su richiesta inglese per discutere la situazione in Ucraina, precipitata all’improvviso

Scriviamo mentre è riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, convocato d’urgenza su richiesta inglese per discutere la situazione in Ucraina, precipitata all’improvviso.

Che è successo?
Il Parlamento russo (Camera Alta) ha autorizzato Putin a intervenire in Ucraina. Putin è il presidente della Federazione e sta a lui decidere se e come giocare questa carta. Teoricamente, potrebbe ancora non succedere niente, Putin s’è fatto solo dare un via libera. Obama, dagli Stati Uniti, ha dichiarato che un attacco di Mosca in Ucraina «avrebbe dei costi». La Camera Alta ha anche chiesto a Putin di richiamare in patria l’ambasciatore russo a Washington, L’ambasciatore ucraino presso le Nazioni Unite, Jurij Sergeev, ha detto al Consiglio di Sicurezza: «Mosca ha compiuto seri errori in Ucraina. Siamo abbastanza forti da difenderci da soli».  

È vero?
Uno dei leader della rivoluzione ucraina, Vitalij Khlitcko, ha chiesto di «mobilitare l’esercito». Ma non c’è storia. Le forze armate russe contano su un milione e 200 mila uomini, distribuiti fra le tre armi. Quelle ucraine su 150 mila effettivi. Ottocentocinquanta navi contro una dozzina. L’Ucraina è molto grande - il doppio dell’Italia - ma facilissima da invadere: è praticamente tutta pianura. Il presidente russo sta dando una dimostrazione di forza con una maxi esercitazione nei distretti centrale e orientale (quest’ultimo parzialmente confinante con l’Ucraina), cominciata mercoledì scorso, in cui sono stati mobilitati 160 mila uomini, cento aerei e cento elicotteri, 800 veicoli militari (non solo carri armati), 70 navi. Da oggi dovrebbero prendere il mare anche la flotta del Nord e quella del Baltico. Sono aree in cui gli americani hanno abbastanza ridotto il loro sforzo.  

Poi c’è il capitolo Crimea.
Estenderei il concetto a tutta l’area sudorientale. Russi e filorussi sono mobilitati in Crimea e nel resto della zona, A Donetsk, feudo del deposto Yanukovich, sono scese in piazza diecimila persone, a Kharkhiv altri insorti contrari a quelli di Kiev hanno occupato il palazzo dell’amministrazione regionale. Qui ci sono anche parecchi feriti. I russi hanno spedito in Crimea duemila soldati, o forse seimila, questo ha fatto gridare all’«invasione armata». Segej Kunitsy, rappresentante del presidente ucraino in Crimea: «Tredici aeroplani russi sono atterrati nell’aeroporto di di Gvardeyskoye (vicino a Simferopoli) con 150 soldati su ogni velivolo». La Crimea ha deciso di anticipare al 30 marzo (doveva svolgersi il 25 maggio) il referendum che dovrebbe sancire una maggiore autonomia della regione. Questa accelerazione è particolarmenre significativa perché il parlamento russo sta per esaminare una proposta di legge che facilita l’assorbimento di nuovi territori senza bisogno che venga firmato un trattato internazionale. Quindi, se per ipotesi il parlamento della Crimea chiedesse la protezione di Mosca... Il dialogo, al momento, sembra impossibile: il ministro degli Esteri di Kiev, Andrj Deshiza, ha auspicato un’apertura, «non dobbiamo passarci pezzi di carta, io parlo russo, posso comunicare». Il problema è che a Mosca vivono questi ribelli come dei nemici, sono state rovesciate centinaia di statue di Lenin, a Leopoli hanno demolito pure il monumento a Kutuzov, il generale russo che sfiancò Napoleone non accettando la battaglia e continuamente ritirandosi (ci pensò poi il generale Inverno a far fuori l’imperatore francese). Voglio dire: in Ucraina vivono un centinaio di etnie, i russi sono almeno nove milioni, cioè rappresentano la comunità più forte. Quelli che hanno preso il potere a Kiev appaiono come pericolosi banditi, di matrice nazionalista se non fascista. Ieri hanno smentito, ma li attraversano anche forti tentazioni antisemite.  

Questo dialogo che sembra impossibile sul posto, dovrebbe però essere inevitabile all’Onu, no? Al Consiglio di sicurezza, se non ricordo male, ci sono sia i russi che gli americani che gli europei.
Il Consiglio di sicurezza ha come compito principale quello di mantenere la pace. Esiste proprio per intervenire sui focolai di guerra, col compito di spegnerli. Il guaio è che qualunque decisione vuole il voto unanime dei cinque membri permanenti (Usa, Urss, Regno Unito, Cina e Francia), ciascun dei quali ha diritto di veto sulle delibere che venissero prese dagli altri. Che nella sua prima riunione sul focolaio ucraino il Consiglio raggiunga una qualche intesa mi pare difficile. Domani dovrebbe svolgersi anche un consiglio dei ministri degli Esteri europei. Il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, ieri ha detto: «L’integrità territoriale dell’Ucraina va rispettata. Dobbiamo dire al Governo russo che non accetteremo violenze. Deve essere garantita l’autodeterminazione dell’Ucraina». Come noi europei, del tutto inermi, potremmo far rispettare il nostro punto di vista è un mistero.  

I tedeschi non sono rappresentati al Consiglio di sicurezza?
No. La Merkel, qualche giorno fa ha telefonato alla Tymoshenko (quella con la treccia) per esortarla a tenere unito il Paese. Merkel in realtà è molto sensibile alle mosse di Putin, in termini geopolitici la Germania è sempre incerta sul suo destino futuro: se con l’Europa o con la Russia.