28 febbraio 2014
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Biografia di Nina Zilli
• (Maria Chiara Fraschetta) Piacenza 2 febbraio 1980. Cantautrice. Terza nella categoria Giovani e vincitrice del premio della critica “Mia Martini” al Sanremo 2010 con L’uomo che amava le donne. Di nuovo al Festival nel 2012 (Per sempre) e nel 2015 (Sola). Tre album: Sempre lontano (2010), L’amore è femmina (2012), Frasi & fumo (2015). Nel marzo 2012 ha affiancato Giorgio Panariello nella conduzione dello show Panariello non esiste (Canale 5), nel 2016 con Massimo Ranieri e Morgan in Sogno e son desto 3 (Raiuno). Dal 2015 giudice di Italia’s Got Talent (Sky Uno e, dal 2016, anche in chiaro su Tv8). «Zilli è il cognome di mamma mia e Nina è un omaggio a Nina Simone. La donna più figa del mondo».
• «Una simpatica, sinuosa stangona la cui voce echeggia nelle radio e in mille cinema per Mine vaganti di Ozpetek, persa dentro 50 mila lacrime rigorosamente autobiografiche: “Non ritornare/Non ti voltare/Non vorrei mi vedessi cadere”, canta con la voce che profuma di amore per la Motown e per altri antichi sfizi musicali come i Temptation, raramente in transito nelle teste giovanili (...) è un prototipo e una speranza se proprio si decidesse di essere ottimisti: è l’esempio di una ragazza di provincia (...) che era un anno avanti a scuola e che, pur avendo studiato pianoforte al Conservatorio, pur essendosi laureata in Relazioni pubbliche, è riuscita ugualmente a entrare nel mondo della musica pop senza passare da un talent show. Scrive, produce, arrangia. Usa i congiuntivi. Un miracolo vivente. Premio della critica fra i giovani a Sanremo, incomincia a godersi il successo non grazie al Festival, ma per 50mila dove duetta con il dandy Giuliano Palma. (...) Ha voluto chiamarsi Nina “in omaggio a Nina Simone, nera e femmina in un mondo di bianchi, la donna con le palle più dure della scena. Sperando di avere un po’ della sua forza”. Il cognome, del nonno materno, è stato conservato a muso duro quando le sirene discografiche volevano che si chiamasse con il solo nome, come negli orfanatrofi tv. Ragazza eccentrica, la Zilli. Mandata dai genitori impiegati a imparare l’inglese in Irlanda a 10 anni, da sola. Una che ha scritto la prima canzone a 11, che ha fatto la dj e militato in mille gruppi: era Chiara con gli Scuri, poi i Franziska “con i quali ho girato l’Europa. Son stata ai festival reggae più belli, con i Reggae National Tickets, con Africa Unite”. Vive a Milano “che però sta morendo. Sono innamorata di Torino, come Palma. Dico sempre che bisogna venire a vivere lì”. Un’alternativa, insomma, a parte il fidanzamento con un trombettista: “Sanremo? Ci sono andata per omaggio a un sogno d’infanzia”. Nel disco Sempre lontano ha messo un “warning” per le ragazze: “Canto Penelope per loro che mi sembrano in coma, mi spiace tanto quest’immagine veicolata dai media. Mi spiace l’ignoranza: con Internet puoi andarti a vedere un concerto live di Otis Redding (il suo mito, ndr) e invece se chiedi ai ragazzini di oggi che fanno gli emo se gli piacciono i Clash, non sanno neanche chi siano”. Per destino, è entrata nel mondo di un manager che da poco aveva lasciato Giusy Ferreri (“Lei è stata la prima, la Taricone dei talent-show”) e pare molto attenta al futuro: per promozione, solo date in piccoli club, per farsi le ossa nel mainstream dopo tanta militanza alternativa. Bell’esperimento, la Zilli. Tutta assemblata in proprio, lavorando di cervello: “Ho avuto vicende allucinanti con la discografia. Già, nei talent c’è il vocal coach, lo stilist, il coreografo, ti incasellano con vari mezzi, fanno di te quel che vogliono. Mai potrei”. Che tipo strano, sembra una persona normale» (Marinella Venegoni) [Sta 20/3/2010].
• Ha iniziato a cantare a cinque anni nel coro della chiesa, ha studiato da soprano («ma preferivo di gran lunga il rock») e dice di aver rimosso il suo primo 45 giri («non ne ho neanche una copia d’archivio, giuro che l’ho rotto»).
• «Sono cresciuta con i maschi. Con il mio primo gruppo, Chiara e gli Scuri, guidavo io il furgone pur avendo sette uomini a bordo. Credo che ci sia un maschio dentro di me; per esempio, chiamo i miei musicisti “le mie troie”. Ogni tanto i ruoli si possono anche ribaltare» (Sara Faillaci) [Vty 11/3/2015].
• È laureata allo Iulm in Relazioni pubbliche con la specializzazione in consumi e pubblicità: «In pratica aria fritta o, come dico io, stronzologia» (ad Andrea Scarpa) [Vty 8/2/2012].
• Nel 2012 partecipò al Festival con Per sempre, una canzone «strappamutande. Diciamo che la musica, soprattutto il soul e il rhythm and blues del passato, aiuta a sedurre. A un appuntamento galante, se uno che mi piace fa partire Let’s Stay Together di Al Green, le mutande volano subito. E anche Marvin Gaye e Barry White mi fanno quell’effetto» [Scarpa, cit.].
• È appassionata dei film di Kubrick e dei fumetti di Dylan Dog. Adora Valentino Rossi: «Pazienza se non vincerà, rimane il più figo» (a Raffaella Oliva) [Spw 7/4/2012].
• È patita di scarpe.
• Soffre di insonnia: «Io sono un’insonne da sempre. E mi addormento per sfinimento. Lo sanno bene i miei genitori: ho passato le notti della mia infanzia a saltare nel loro lettone. Oggi, quando mi sveglio all’alba in salotto tutta rattrappita mi trasferisco come una sonnambula in camera, grata di aver raggiunto uno stato di semi-incoscienza» (a Grazia).
• Sostiene di non avere un paio di mutande uguali al reggiseno e di non essere una patita dell’intimo.
• A letto dice di essere tradizionalista «con qualche guizzo. Vado oltre il missionario, ma non così oltre» (a Sara Faillaci) [Vty 11/3/2016].
• Dei suoi capelli: «La mia cofana è tutta vera, i miei capelli sono lunghi fino alla vita» (ad Alessandra Di Pietro) [Gia 17/3/2012].
• «Se non avessi fatto la cantante mi sarei occupata di chirurgia maxillo facciale. Hai presente quelli che nascono con i denti di sotto sporgenti, o con i dentoni?» (ad Alcide Pierantozzi) [ Rol 6/2012].
• Dopo il compagno storico, Riccardo Gibertini, trombettista nella sua band, è stata paparazzata con il cantante Neffa. La storia è durata un anno, poi lei ha lasciato lui: «Sì, ma solo perché ero arrivata a un punto in cui stavo più male che bene. La nostra era una storia di incompatibilità: io avevo chiaro in testa che cosa provavo, lui no. E quando si arrivava alla domanda chiave – sei innamorato? – lui non sapeva rispondere» (a Sara Faillaci, cit.). Adesso è single.
• «In passato mi è capitato spesso di fare la donna-zerbino, cioè di correre dietro a un uomo. Da adolescente i maschi non mi filavano, anzi, mi massacravano perché avevo l’apparecchio per i denti. L’ho portato fino ai 14 anni e mi ha segnato la vita, proprio come i dentoni da coniglio. C’è di peggio, lo so, ma è stata dura: ero timidissima, dai 7 ai 13 anni non ho quasi mai parlato. Mi ha salvato, alle superiori, il quadrimestre di studio che ogni anno passavo in Irlanda: mi ha liberata da mille paure» [Scarpa, cit.].
• «In quinta liceo ho scoperto di essere arrivata seconda a Miss Liceo, uno shock. Mi sono detta: sta a vedere che sono diventata figa. Ma per me ero sempre la stessa, anche se avevo tolto l’apparecchio ed ero dimagrita».