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 2014  febbraio 27 Giovedì calendario

Biografia di Alvaro Trinca

• Roma 1935 - Roma dicembre 1992. Ristoratore. Il 1° marzo 1980 con la sua autodenuncia fece scoppiare insieme al grossista di frutta Massimo Cruciani lo scandalo del “calcio scommesse”.
* (Nonostante la stampa lo dia spesso per morto, non c’è notizia della sua morte negli archivi dei giornali).
Lo scandalo del calcio scommesse Il primo marzo 1980 il penalista Goffredo Giorgi presentò all’ufficio denunce della Procura di Roma l’esposto di due scommettitori, Massimo Cruciani e Alvaro Trinca. Amici di alcuni giocatori e raccoglitori di fortissime giocate al totonero: i due chiedevano giustizia perché il mancato rispetto di alcune promesse non aveva fatto finire le partite come preventivato costringendoli ad accumulare ingenti debiti con gli allibratori. Trinca fu arrestato il 9 marzo, Cruciani si costituì il 12 (tornarono in libertà il 31 marzo), il 23 marzo (al termine delle partite) furono messe le manette a 12 giocatori (11 “catturati” negli spogliatoi) e al presidente del Milan Felice Colombo (tutti liberati il 3 aprile).
• Trinca raccontò la sua versione dei fatti con un memoriale pubblicato dall’Espresso nell’aprile del 1980 [leggi qui il memoriale].
Processo penale: tutti assolti Dopo che la giustizia sportiva aveva, tra l’altro, mandato in B Milan e Lazio e squalificato campioni come Paolo Rossi, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia, Enrico Albertosi, il 21 dicembre 1980 la quinta sezione del Tribunale penale di Roma assolse tutti i 38 imputati (35 tesserati della federazione e tre scommettitori, Trinca, Cruciani e l’amico Cesare Bartolucci) in quanto non fu riconosciuta la truffa ai danni di chi aveva scommesso (La Gazzetta dello Sport – 110 anni di gloria, volume 17, 1980-1981).
Ristorante in fiamme, arrestato Trinca Il 12 agosto 1981 Alvaro Trinca fu arrestato con l’accusa di aver dato fuoco al suo ristorante La Lampara in via della Penna, pochi metri da piazza del Popolo (Roma): vano il tentativo di dar la colpa ai tifosi ancora infuriati per il calcioscommesse. Spiegò il dottor Botta, primo distretto di ps: «L’episodio presenta più di un aspetto sconcertante. Per introdursi nel ristorante i piromani non hanno forzato alcuna delle porte d’ingresso né le finestre. Ma c’è di più: i focolai d’incendio sono stati attivati in punti strategici del salone che potevano conoscere soltanto persone pratiche dell’ubicazione dei locali». Non bastasse, i contenitori di benzina usati per scatenare le fiamme erano collegati da una sorta di miccia continua, costituita da batuffoli di ovatta, lavoro che aveva richiesto una quantità di tempo inusuale per degli attentatori. Il ristoratore, che negli ultimi tempi sembra se la passasse piuttosto male, aveva venduto alcuni appartamenti e stipulato alcune polizze (Assitalia) sui locali per centinaia di milioni di lire (Giuseppe Fedi) [Sta 12/8/1981]. Trinca si professò innocente: «Quella notte sono andato prima al cinema e poi a vedere le corse dei cani. Non so nulla di quell’incendio. E poi perché avrei dovuto distruggere il mio ristorante? Le cose mi sono sempre andate bene e non è vero che sono oberato dai debiti. Posseggo appartamenti e terreni. Potete controllare» (Sta 14/8/1981). In cattive condizioni di salute, il 7 settembre 1981 fu scarcerato. Nonostante il pubblico ministero avesse sollecitato l’assoluzione per insufficienza di prove, il 30 maggio 1984 il tribunale presieduto dal dottor Michele Coiro lo condannò a tre anni ed un mese di reclusione (Sta 31/5/1984).
Trinca sotto la macchina della verità Il 14 novembre e il 21 novembre 1983 Trinca si sottopose alla macchina della verità durante un programma trasmesso sul circuito Euro-Tv (in studio, tra gli altri, Maurizio Mosca, nella precedente puntata era stato ospite Pietro Valpreda, l’anarchico ingiustamente accusato per la strage di piazza Fontana): sostenne tra l’altro che la partita Bologna-Juventus del 13 gennaio 1980 era finita in parità perché giocatori, allenatori e presidenti si erano accordati in questo senso. Il marchingegno non individuò nelle sue risposte tracce di menzogne (a parte qualche esitazione nel ribadire le accuse a Paolo Rossi) (Sta 15/11/1983; Sta 22/11/1983).
Trinca in tv: ancora partite truccate Il 30 aprile 1989 Alvaro Trinca apparve in tv intervistato da Paolo Di Mizio, autore del reportage Giochi Proibiti, in onda su Canale 5 per il ciclo L’altra Italia (a cura di Guglielmo Zucconi). Pur con qualche reticenza, disse che le partite continuavano ad essere truccate. Alla domanda «Ci sono giocatori che si lasciano andare a qualche scommessa?», rispose: «Non potrei rovinare famiglie, figli o robe del genere». Ma aggiunse: «Se parlo è perché ho le prove» (Sta 30/4/1989).