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 2014  febbraio 27 Giovedì calendario

Biografia di Benedetta Tobagi

• Milano 24 gennaio 1977. Giornalista e scrittrice. Collabora con Repubblica. Figlia minore di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera ucciso dalle Brigate rosse il 28 maggio 1980. Nel 2009 ha pubblicato il libro Come mi batte forte il tuo cuore (Einaudi), dedicato al padre; nel 2013 Una stella incoronata di buio (Einaudi), sulla storia di Manlio Milano, sopravvissuto alla strage di piazza della Loggia, a Brescia, del 28 maggio del 1978. Dal 2012 è nel consiglio di amministrazione della Rai in quota Pd.
• «Prima di tutto è andata alla ricerca della voce del padre, che non ricordava: “Ho trovato tutte queste cassette bellissime, con le registrazioni delle sue interviste. E poi una di un compleanno di mio papà, credo l’ultimo compleanno”. Poi ha letto i testi, gli articoli, i libri (...) “Io sono laica, e penso di avere il diritto di non perdonare. E anche la questione del perdono, finora, è sempre stata mal posta: non è una questione personale”. Solo uno della Brigata 28 marzo, era il 1993, chiese di incontrare la famiglia Tobagi: “Franco Giordano, che s’era fatta tutta la galera, era impegnato nel sociale, aveva una famiglia, aveva fatto un percorso di riabilitazione. Venne a chiederci perdono, e capisco ne avesse bisogno. Ma per me fu ugualmente difficile, molto difficile: una cosa devastante”» (Fabrizio Ravelli) [Rep 9/5/2007].
• «Tobagi collaboratrice di Repubblica e conduttrice su Radio2 oltre che autrice, nel 2009, di un libro “tenero e terribile”, come si legge in quarta di copertina, sulla storia sua e di suo padre (Come mi batte forte il tuo cuore, ed. Einaudi). Il piano emerso mostra la Benedetta Tobagi degli editoriali e della radio, presa da un’ansia messianica di correttezza politica che rischia di portarla verso la zona di onore statico tributato alle persone colpite duramente negli affetti (è successo a Olga D’Antona; Rosa Calipari, Carol Beebe Tarantelli). Il piano sottostante parla di una Benedetta Tobagi che sperimenta una leggerezza difficile (articolo su Audrey Hepburn che spezza la serie di articoli sui depistaggi; le battute di ritmo non radiofonico in radio) mentre gli altri continuano a vedere in lei il percorso: come ha affrontato ed elaborato il lutto, sola in mezzo agli adulti che per non farle male hanno lasciato cadere, senza davvero rispondere, la sua curiosità troppo dolorosa sul padre morto ammazzato (“bum bum bum”, diceva Benedetta ai compagni d’asilo, e siccome quelli non ci credevano mimava il gesto del ragazzo piegato sulle gambe che spara con la P38, simbolo macabro degli Anni di piombo). Gli altri, in famiglia, curavano le ferite come meglio potevano, ma lasciandosi dietro il freddo dell’emozione da non smuovere per non andare in pezzi. Il libro è intenso, ma ciò non toglie che Benedetta Tobagi poi sia stata tranchant, quasi sentendosi offesa, quando qualcuno le chiedeva opinioni sul libro di Anna Negri, figlia di Toni. Come mi batte forte il tuo cuore, titolo preso da una poesia di Wislava Szymborska, è un percorso di avvicinamento a un padre “cancellato” dalla fissità del mito, un padre da scoprire piano, rovistando nella biblioteca dello studio avvolta nella sciarpa di Walter come in un abbraccio mancato, attraverso frammenti di articoli, lettere, rari nastri registrati da cui spunta – sorpresa allegra e devastante – il lessico di famiglia, il papà e la sua “Bebi” che a due anni gli dice “auguri”, e quando la voce arriva l’emozione è troppo forte per poter essere domata). Ma il libro è anche giudizio personalissimo messo lì come fosse verità assoluta. Stefania Craxi ha scritto una lettera al Corriere della Sera: “Caro direttore, il libro di Benedetta Tobagi mi ha profondamente offeso. Il Craxi cinico e codardo, speculatore dei sentimenti di amicizia e fraternità che lei dipinge non esiste… la Tobagi trae le sue convinzioni da fallaci sensazioni giovanili (…)”. (…) Oggi Benedetta Tobagi racconta al microfono di Caterpillar Am, su Radio2, in co-conduzione con Filippo Solibello e Marco Ardemagni, nella rubrica “Ho fatto un sogno”, il sogno “tutto vero” della chiamata alle armi: “Vorremmo indicare il tuo nome per il cda Rai, accetti? Chi, io? Squilla il telefono ed è la più incredibile delle proposte e penso che di fronte a una chiamata come questa… per la società civile … io ci sono comunque vada a finire”. Contattata poi da Corriere tv, Benedetta ha ribadito il concetto: “È un tale o-no-re… una chiamata del genere mi fa tre-ma-re i polsi… mi ha chiamato Zagrebelsky, mi è stato chiesto se ero disponibile, volevo solo dire che… se si è arrivati a questa soluzione di rottura, e adesso la questione è nelle mani di altri… beh, che o-no-re”. Si prende sul serio, Benedetta Tobagi, come quando, raccontandosi come un’ex introversa sorpresa dalla sua improvvisa estroversione, si presentò agli ascoltatori di Io Chiara e l’Oscuro, programma condotto dalla scrittrice Chiara Gamberale su Radio2, con l’impaccio da newcomer del microfono ma con il senso di sé di chi dice “oniroide” per descrivere lo stato comatoso di chi arriva in redazione alle cinque del mattino. Chiama volentieri “tomi” i libri, Benedetta Tobagi, e dice che al liceo il divertimento dei divertimenti, per una sempre seria come lei, era recitare con imbarazzo i classici greci come gli attori veri visti a Siracusa (con buona pace dei comuni mortali che al liceo si divertivano con altro: amiche, amici, giri immensi per incontrare il più carino della scuola). E alla festa di Repubblica, a Bologna (…) Benedetta aveva l’aria professorale da abitante dell’iperuranio. Forse è ancora timidezza. Ma se uno non avesse letto il suo libro la Benedetta di Bologna sembrerebbe un’altra, non la donna che, con sforzo umanissimo, vuole liberare il padre dall’epitaffio “povero Walter” e davanti al mare, o al cimitero, fa quello che fanno i figli di genitori morti troppo presto: pensare anche con rabbia a quello che non si è potuto dire, fare e vivere insieme, e poi sentirsi senza più rabbia per averlo pensato» (Marianna Rizzini) [Fog 23/6/2012].