La Gazzetta dello Sport, 27 febbraio 2014
L’M5S è un movimento democratico oppure no? Gli iscritti certificati, votando in rete, hanno sancito l’espulsione di quattro senatori del loro gruppo: 43
L’M5S è un movimento democratico oppure no? Gli iscritti certificati, votando in rete, hanno sancito l’espulsione di quattro senatori del loro gruppo: 43.368 votanti, 29.883 favorevoli all’espulsione, 13.485 contrari. Non si conosce francamente metodo più democratico di questo, far prendere una certa decisione agli iscritti. D’altra parte i quattro sono stati buttati fuori per aver criticato il comportamento di Grillo nell’incontro con Renzi, quello spettacolino di una decina di minuti in streaming in cui Grillo ha fatto parlare molto il presidente del Consiglio e a un certo punto ha pure detto «io non sono democratico». Quindi, in base a questi ultimi fatti, il M5S non sarebbe un movimento democratico.
• Sarebbe stato interessante vedere che cosa sarebbe successo se le espulsioni votate in assemblea fossero state respinte su Internet.
C’è un altro punto. Chi ci garantisce che il risultato sia stato proprio quello? Lo ha scritto Grillo, sul suo blog, intorno alle 19.30 (si votava fino alle 19). Ma in questo caso non ci vorrebbe un notaio o qualcosa di simile? Quanto alla sua domanda: se la Rete avesse smentito le decisioni dell’assemblea (che s’è svolta di notte, in streaming, anche con pianti e grida) ne avrebbe sofferto la leadership di Grillo e Casaleggio, che queste espulsioni le avevano pretese. Con conseguenze che non so immaginare.
• Chi sono i quattro?
I senatori Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista. In un video postato stamattina, Grillo sostiene che questi quattro adesso si potranno prendere il loro stipendio da 20 mila euro al mese (sono 14 mila, casomai), che non se ne può più di questi che criticano, il Movimento ha di fronte a sé la battaglia delle europee, che deve vincere assolutamente, di quattromila comuni e due regioni, «andremo tutti a parlare in tutte le piazze d’Italia», «i quattro dicono cazzate», eccetera eccetera. Un post di Alessandro Di Battista, pubblicato sulla sua bacheca di Facebook, chiarisce ancora meglio il punto di vista dei grillini-grillini: «Credetemi, non si tratta di dissentire, di avere opinioni diverse, di criticare. Ma stiamo scherzando? Ognuno di noi, cittadini nelle Istituzioni e fuori dissentiamo, critichiamo, abbiamo opinioni diverse. E meno male! [...] Ma non è questo il punto. Io ho visto in queste 4 persone, sistematicamente, da mesi, e in modo organizzato la logica del dolo, la malafede, il sabotaggio di tutte le grandissime battaglie che abbiamo portato avanti come gruppo [...]».
• Che cosa dicono i quattro?
Negano di essere stati sfiduciati dai loro compagni sul territorio. Dicono di sentirsi profondamente parte del Movimento. Protestano per l’evidente repressione della loro libertà di pensiero. Mentre voglio sottolineare che una libertà di pensiero assoluta non è ammessa in nessun partito (Civati ha votato la fiducia, se no sarebbe dovuto uscire dal Pd), segnalo però che questo caso ha provocato, dentro il M5S, uno notevole sconquasso.
• Vuol dire che ci sono reazioni degli altri grillini, in disaccordo con l’espulsione?
Esatto. Durante o subito dopo l’assemblea, e prima ancora di conoscere il parere della Rete, hanno annunciato che avrebbero lasciato il gruppo o addirittura il seggio al Senato Laura Bignami, Monica Casaletto, Cristina De Pietro, Maurizio Romani. Alessandra Bencini è tornata a casa con gli occhi gonfi, scotendo il capo e gridando «Basta!». Elena Fattori non voleva che la Rete si esprimesse e ha annunciato che i senatori pronti a lasciare il gruppo o il seggio sono una decina. Alessandro Tacconi, su twitter: «Massima solidarietà ai senatori, consideratemi il quinto». Paola Pinna ha sottolineato che all’assemblea hanno partecipato troppo pochi deputati perché la loro delibera possa considerarsi valida (una quindicina di senatori su cinquanta e una sessantina di deputati che non conoscevano i quattro accusati). Secondo Roberto Cotti «ci sono più di 30 senatori pronti a difendere» i quattro e magari a costituirsi in gruppo autonomo.
• Le fuoriuscite dal M5S potrebbero avere conseguenze politiche importanti.
Nel Gruppo Misto del Senato ci sono già Adele Gambaro, Paola De Pin e Marino Mastrangelo, espulsi a suo tempo. Sulle conseguenze politiche ho i miei dubbi: anche questi ex grillini sono sempre rimasti all’opposizione, l’idea di farne un’appendice del Pd è un sogno coltivato finora vanamente dai democratici. Sarà invece complicato dimettersi dal Senato, dato che non si può rinunciare all’elezione senza l’assenso dei colleghi, che in casi come questo di solito lo negano (l’hanno già negato, due volte, alla Gambaro). Grillo dice che in questo modo saranno un’ di meno, ma più coesi. Bisogna vedere.