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 2014  febbraio 25 Martedì calendario

Biografia di Signor Franco

• «Il personaggio dei Servizi segreti che avrebbe partecipato alla trattativa tra Stato e mafia (...) per un ventennio, avrebbe tenuto i contatti con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino (...) Massimo Ciancimino, che ha svelato i particolari della trattativa, aveva riconosciuto in foto alcuni agenti segreti che, in diverse occasioni, avevano accompagnato il signor Franco agli incontri con il padre, Vito Ciancimino, ma non ha ancora riconosciuto con certezza il misterioso agente» (Rep 21/7/2010).
• «Il “signor Franco”, che Massimo Ciancimino qualche volta ha sentito chiamare da suo padre anche “Carlo”, è entrato in tutte le indagini che partono da Capaci e finiscono ai morti dei Georgofili. È un agente di alto grado della nostra intelligence. (…) Il “signor Franco” è quello che ha avuto in mano il papello – le richieste di Totò Riina per fermare le stragi nel 1992 – diciassette anni prima dei magistrati. “Era il mese di giugno del 1992”, ha dichiarato a verbale Massimo Ciancimino. Il figlio di don Vito era andato in una mattina di quell’inizio estate al bar Caflish di Mondello a ritirarlo, gliel’aveva consegnato Antonino Cinà, un boss vicinissimo a Totò Riina. Era dentro una busta che Massimo ha portato a suo padre. Un paio di giorni dopo ha rivisto il papello sulla scrivania del padre, a casa sua. E con don Vito c’era anche il “signor Franco”, uno che si scambiava informazioni e favori con l’ex sindaco, uno che gli faceva avere passaporti falsi, uno che ha protetto gli affari di Cosa nostra in nome di un antico patto. Il “signor Franco” sapeva tutto dei Corleonesi che mettevano bombe e li aveva lì, sempre sotto osservazione. È lo stesso agente che qualche giorno prima dell’arresto di Bernardo Provenzano, avvenuto l’11 aprile del 2006, aveva spedito suoi emissari da Massimo Ciancimino (che poi l’ha raccontato ai procuratori di Palermo) per avvertirlo di “allontanarsi dalla Sicilia” perché con la cattura del boss di Corleone il figlio di don Vito non avrebbe più goduto di protezioni. È stato sempre il “signor Franco”, qualche mese fa, a far visita a Massimo Ciancimino nella sua casa di Bologna per dirgli: “Chi te lo fa fare di parlare con i magistrati...”. Era sempre il “signor Franco” a incontrare don Vito quando era agli arresti domiciliari nella sua abitazione romana dietro Piazza di Spagna, un mafioso mai controllato e un agente dei servizi con licenza di spadroneggiare fra Roma e la Sicilia. L’uomo dei grandi misteri siciliani era circondato da luogotenenti e portaordini, tutti in contatto con don Vito e – attraverso don Vito – con l’“ingegnere Lo Verde”, alias Bernardo Provenzano. Una banda. Con l’agente con la faccia da “mostro” che era sempre dove c’era una strage. E con “il capitano”, che con l’auto blu accompagnava sempre il “signor Franco” dappertutto» (Attilio Bolzoni e Francesco Viviano) [Rep 27/5/2010].
• «Diversi quotidiani avevano riportato la notizia dell’identificazione del Signor Franco da parte di Ciancimino, che lo avrebbe riconosciuto in una fotografia su un numero del 2006 della rivista romana Parioli Pocket (…). Poche ore dopo la diffusione della notizia, però, l’identificazione era stata smentita, e gli inquirenti avevano negato che l’uomo in questione fosse il Signor Franco. Il signore nella foto, come è stato poi scoperto, era in realtà Gianni Oliosi, un dirigente della Bmw estraneo alla vicenda» (Pst 4/7/2010).
• «I magistrati di Palermo, ma anche quelli di Caltanissetta che indagano sulle stragi, provano ancora a dare un volto e un nome all’enigmatico “signor Franco”, chiamato in causa da Massimo Ciancimino nelle sue dichiarazioni come l’uomo delle istituzioni che avrebbe tenuto i rapporti con i vertici di Cosa nostra. Ciancimino junior dice di non conoscere l’identità del misterioso 007, e anche per questa ragione è stato indagato dalla procura di Caltanissetta per favoreggiamento, proprio nei confronti di “Franco”. Il figlio dell’ex sindaco risponde anche di calunnia, per aver adombrato il sospetto che l’uomo del mistero possa essere stato vicino all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. L’ultima indagine sul “signor Franco” riparte adesso da un cellulare, un 337. “Mi fu dato da lui stesso, nel 2005, in uno dei nostri ultimi incontri”, ha spiegato Ciancimino. Così, la Procura e la Dia hanno provato a entrare nei misteri di quel numero. Ma per mesi, la Telecom ha risposto che l’utenza era inesistente. I pm Di Matteo e Ingroia hanno allora inviato la polizia giudiziaria a verificare tutti gli archivi della Telecom. È saltato fuori che il 337 al centro dell’indagine era stato per davvero attivato nei primi anni Novanta, dal titolare di una piccola ditta di trasporti di Roma: l’imprenditore ha spiegato di aver fatto due denunce per la clonazione del suo cellulare. Così, quello che non è stato trovato alla Telecom, è saltato fuori dall’archivio di una stazione dei carabinieri: alle denunce di clonazione erano stati allegati alcuni tabulati, che dicono di chiamate da quel 337 a utenze del Centro e del Sud America» (Salvo Palazzolo) [Rep 26/7/2012].