24 febbraio 2014
Tags : Domenico Scilipoti
Biografia di Domenico Scilipoti
• Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) 26 agosto 1957. Medico. Politico. Nel 2008 eletto alla Camera con l’Italia dei Valori, passato al gruppo misto, divenne noto il 14 dicembre 2010 quando votò la fiducia al governo Berlusconi IV. Nel 2011 fondò il gruppo di Iniziativa responsabile. Senatore dal 2013 (Pdl, Forza Italia. Primo dei non eletti nella regione Calabria subentrò in seguito alla decisione di Berlusconi di scegliere il seggio del Molise). «Il transfugo per definizione, il più celebre dei peones, anzi il “Re dei Peones”, per autodefinizione, è Domenico Scilipoti, ex Idv e oggi senatore del Pdl (nella precedente legislatura eletto con l’Idv da cui uscì per salvare il governo Berlusconi entrando nel gruppo dei Responsabili)» (Luca Sappino) [Esp 26/8/2013].
• «Agopunturista con vasti interessi nella naturopatia, nella musicoterapia, contro il mercurio e l’elettrosmog. Uomo politico con un passato altalenante – si segnalano infatti nel curriculum diverse trombature politiche» (Antonello Caporale) [Rep 8/12/2010].
• Nel dicembre 2010: «Alla buvette, mentre il dibattito va avanti, Walter Veltroni incrocia Domenico Scilipoti. Quello che, per spiegare come mai piantava in asso il partito più ferocemente antiberlusconiano cioè quello dipietrista per votare probabilmente la fiducia a Berlusconi, ha detto che il partito non aveva mai spinto la sua “proposta di legge sull’agopuntura”. L’ex segretario, per restare in tema, lo punzecchia: “Allora?”. Siparietto: “Sono in preda ai dubbi...”. “Ognuno ha una propria etica, pensaci”. “Spero che qualcuno mi illumini!”. “Guarda che non ti illuminerà nessuno...”. “Beati voi che non avete dubbi. Io li ho”. Commento finale veltroniano: “Scilipoti è in preda a una crisi mistica...”» (Gian Antonio Stella) [Cds14/12/2010].
• Nel 2011 commissionò al cantautore Danilo Amerio un inno per il suo movimento, dedicato al crocifisso. Alcuni versi: «Un solo cuore, un’unica idea, per un’Italia ancora tua, ancora mia. Un solo cuore anche nei giorni più duri pronti a difenderci da mondi lontani e da chi toglie i crocifissi dai muri senza rispetto dei valori cristiani. E il movimento verrà naturale per chi avrà Responsabilità nazionale» (Grn 5/5/2011).
• Nel 2011 Giuseppina Cerbino gli dedicò un libro dal titolo Scilipoti re dei peones. Perché Berlusconi (Falzea). «Teneramente Silvio Berlusconi si scilipotizza. Si concede a Domenico Scilipoti in una mattina bollente e già così amara per il governo. Segna la retrocessione volontaria, almeno per un giorno, del premier a peone. Berlusconi si degrada, e non si comprende se lo faccia per lusso o per necessità. Il primo della classe si unisce al re degli ultimi. Al più pirotecnico, fantasioso, imbattibile e confuso deputato della Repubblica, che nel simbolo della piroetta ha capovolto registro politico: prima con Di Pietro, in odio a Berlusconi, poi fervente, parossistico team manager della squadra dei “disponibili”, il gruppone che ha tolto la corda al collo del governo e reso Silvio salvo e ancora santo. Sarà magia o effetto ottico ma i due danno l’impressione di stare bene insieme. Di capirsi e coccolarsi. Berlusconi è riconoscente con chi gli ha salvato la vita e Scilipoti evapora al solo pensiero che oggi tutta questa gente confluita nella sala del Mappamondo di Montecitorio sia per lui, grazie all’intercessione di san Silvio. “Sono al servizio del Paese”, dice. Crede fieramente alla missione, pensa che il destino gli abbia assegnato qualcosa di importante e imperdibile. Scilipoti crede alla resurrezione. È sempre stato un perdente: “Per quattro volte mi sono candidato e non sono stato eletto. Ho pagato di tasca mia, e alla quinta ce l’ho fatta”. Ora invece è un vincente: “Chi me lo doveva dire che Berlusconi, scusi presidente se la chiamo così”. Il presidente lo scusa, capisce che è amore puro. Sorride e comprende il medico di Terme Vigilatore, provincia di Messina, specializzato in Ginecologia, re degli agopunturisti, ultras dell’omeopatia, cultore della ricetta olistica. Un mondo di cose, l’una sopra l’altra, l’una diversa dall’altra: “Ricordiamo l’anatocismo, i ventidue forum con i consumatori, le centinaia di conferenze”. Scilipoti è il re dei peones, così il giusto titolo del libro che lo celebra. È vero: “Oramai sono un brand di successo”. O anche il re degli urlatori con una inconsapevole ma esplosiva vis comica che la televisione valorizza appieno. È anche, naturalmente, il re dei traditori. Certo che Maroni gli ha assegnato la scorta per difenderlo dagli insulti, per lo più telefonici (“Alle quattro del mattino, capisce!”). Scilipoti è timido e si commuove. “Ho appena scritto l’inno del mio movimento: pensiero fisso al crocifisso”. È anche il deputato che più volte è collassato in aula, esprimendo così il senso di una passione almeno viva. “Mimmo è un cane che ti azzanna e non ti lascia i polpacci. Chiama chiama e chiama” gli ha detto Berlusconi. Uguali di statura, tutti e due vestiti di scuro. Sodali, sereni, disponibili a ogni domanda: “Presidente, allora si può davvero dire che questo è un governo Berlusconi-Bossi-Scilipoti?”. “Non rispondo alla sua domanda”. Scilipoti in effetti è un caso a parte, un evento raro nella antropologia politica italiana. “Ho fatto 140 interrogazioni parlamentari, 30 proposte di legge, 150 interventi, 18 gruppi di lavoro. Chi se ne è accorto?”. Ancora troppo pochi lo sanno, se anche a sera, durante la festa di presentazione del libro alla Versiliana, fischi sono piovuti e parolacce e accuse. E lui, come al solito, si è domandato perché» (Antonello Caporale) [Rep 8/7/2011].
• «E chi lo dimentica Mimmo Scilipoti mentre ospite a Un giorno da pecora strillava “portate una Bibbia, voglio giurare! Giuro davanti al popolo italiano che nessuno mai mi ha pagato!”? O il congresso di fondazione del suo micro partitino con l’arrivo di una limousine bianca che traboccava di “ragazze in minigonna inguinale su tacco 13”? O le sue sviolinate al Cavaliere che poco prima aveva attaccato come “un dittatore” e un lacchè della Libia, “Paese dove vige il regime dittatoriale e i diritti umani vengono annullati, proprio come sta succedendo in Italia”?» (Gian Antonio Stella) [Cds 22/1/2013].
• «Ancora con la storia di quel 14 dicembre? Ancora non ha capito che fui costretto ad aiutare quel fuoriclasse di Berlusconi, che ancora oggi gode della mia più totale stima, per il bene del Paese? Io rifarei tutto! Ero in buona fede...» (a Fabrizio Roncone) [Cds 28/11/2012].
• Il Corriere della Sera: «Domenico Scilipoti si è superato. Non era facile. Ma ce l’ha fatta, e quasi nel senso letterale del termine. Pur essendo a Rio in qualità di presidente dell’associazione parlamentare di amicizia Italia-Brasile, (…) è comparso anche nella sala del Mappamondo di Montecitorio, dove il collega “responsabile” Antonio Razzi presentava con Berlusconi il libro al quale l’ex premier ha scritto la prefazione. Il Tg3 ha svelato l’arcano. Non era Scilipoti ma un sosia, che ha spiegato: “Siccome a Scilipoti hanno tolto la scorta a volte noi usciamo per qualche mansione”. Noi?» (Cds 3/2/2012).
• Spesso parla di sé in terza persona: «Mi piace così» (a Fabrizio D’Esposito) [Fat 13/7/2012].
• Nel luglio 2009 fu condannato a pagare un debito di 200 mila euro (condanna confermata in Cassazione nel novembre 2011) e subì il pignoramento dell’abitazione e di altri sei immobili. Fu anche indagato per calunnia e produzione di falsi documenti: «Per capire, però, bisogna tornare indietro al 1987. Da qui parte la sua storia giudiziaria. A dare il la, un debito non pagato per 12 anni e un conto finale da 200 mila euro. All’epoca Scilipoti è vicesindaco del comune di Terme Vigliatore, provincia di Messina. Tra i tanti impegni, c’è anche il progetto di un centro medico di tre piani. Dovrebbe chiamarsi Esculapio e sulla carta prevede 61 posti letto per 10 tipi di specializzazioni mediche. L’autore del piano è l’ingegnere Carmelo Recupero. L’incarico lui lo riceve direttamente da Scilipoti. L’opera però non va in porto, ma Recupero non viene mai pagato. Nel 1997 il professionista chiede e ottiene un decreto ingiuntivo. Il politico però non demorde. Tanto da arrivare a negare di aver firmato i progetti dell’ospedale. Ma c’è di più. Scorrendo le pagine delle sentenza d’appello del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto si scopre che l’ormai ex parlamentare dell’Idv sostiene di trovarsi in Brasile al momento della firma. Motivo del presunto viaggio: lezioni universitarie. Gli avvocati di Carmelo Recupero, però riescono a dimostrare che in quel periodo il vicesindaco si trova in comune a presiedere un consiglio comunale. Non è finita. Nel 2008, infatti, il tribunale dispone anche un esame calligrafico. Dalla perizia emerge che tutti i documenti sono stati firmati da Scilipoti. Nel luglio 2009 arriva la sentenza di secondo grado nella quale, fra l’altro si legge che Scilipoti “sperava di ottenere un finanziamento per l’opera sfruttando la propria carica e di contatti politici”. La questione, però, si complica ulteriormente. Il 19 luglio 2010 si passa dal civile al penale. Nelle vicenda della casa di cura, Scilipoti risulta indagato per calunnia e produzione di falsi documenti. A novembre gli viene recapitato un avviso di garanzia. Da qui la richiesta dell’onorevole di essere ascoltato dai magistrati» (Gaetano Pecoraro) [Fat 9/12/2010].