21 febbraio 2014
Tags : Fiorenzo Sartor
Biografia di Fiorenzo Sartor
• Cornuda (Treviso) 1944. Imprenditore. Nel 2009 acquistò la Vinyls Italia, azienda chimica di Porto Marghera, ma fallì.
• «Dopo le elementari va a lavorare in una bottega artigiana del paese natìo (“Facevamo anche le casse da morto in zinco”, ricorda) e a 17 anni ha la felice intuizione che gli darà la ricchezza: il primo meccanismo autosollevante che fa salire e scendere in verticale ponteggi, montacarichi e ascensori da cantiere. Si mette in proprio nel 1967, fondando la Safi, e s’allarga: apre filiali all’estero e noleggia i suoi moderni apparati alle imprese di mezzo mondo, che li impiegano negli interventi per sistemare il tetto della Mole Antonelliana a Torino, per rifare la facciata dell’hotel Oberoy a Mumbai, per tirare su grattacieli a Singapore e restaurare il museo della Scienza di Valencia. (...) La Safi è ancora la principale impresa italiana dell’imprenditore, eppure non arriva a 10 milioni di fatturato. Nel frattempo, però, l’industriale veneto ha diversificato i suoi interessi, svariando tra pesca e autotrasporto, calzature e compravendita immobiliare, piantagioni di canna da zucchero ed energia. Impossibile sapere con precisione il giro d’affari aggregato e il numero di persone alle sue dipendenze. Sartor dichiara: “Dipendenti? Qualche migliaio. L’azienda più grossa? In Brasile”. Per anni, il piccolo impero dell’uomo che indossa sempre i gilet, non mette mai la cravatta e si alza non più tardi delle quattro del mattino, si articola attraverso una serie di piccole Srl dal modesto capitale sociale. La Sartor Holding, che ora sta in cima al gruppo e che ha come unico azionista lo stesso Sartor, viene fondata solo nel novembre 2008. La somma di tutte le attività dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro di ricavi. (...) È di fatto alla testa di un gruppo multinazionale, anche se dai contorni non precisabili. A chi gli chiede se possiede società in determinati paesi, Sartor risponde così: “Proprio nei posti che dice lei”. Di sicuro, Sartor controlla aziende in Kenya e Somalia (stato del quale è console onorario per il Veneto), in Romania e Brasile. In questi due paesi, le società che fanno o facevano capo a Sartor sono state spesso bersaglio di polemiche. In Romania, in seguito a una serie di compravendite che hanno al centro la Sevam e la Metalrom International e infine la Euroboiler, le autorità finanziarie locali lo hanno inquadrato nel mirino per sospette frodi sull’Iva, ma senza arrivare al processo. E la stampa del luogo si è spesso interrogata sulle origini del patrimonio di Sartor. Con ancora maggior enfasi i giornali e parecchi uomini politici brasiliani si sono interessati alle vicende della ex Novagro, ribattezzata Usina Santa Fé, grossa impresa agricola del Mato Grosso, che produce 900 mila tonnellate annue di canna da zucchero da cui si ricavano 7,2 milioni di litri di alcol (che nella nazione sudamericana è abbondantemente utilizzato come carburante). Quando ha rilevato la Novagro in agonia, sulla società gravavano debiti per circa sessanta milioni di euro: rinegoziando abilmente il debito con il Banco do Brasil, Sartor ha pagato meno di 1,5 milioni di euro, suscitando le critiche e le invidie dei concorrenti e spingendo alcuni parlamentari del Mato Grosso a chiedere la creazione di un’apposita commissione d’inchiesta. (...) S’è impegnato a rilevare la Ineos Vinyls, che all’interno del petrolchimico utilizza il clorosoda per produrre il Pvc, la plastica rigida che serve soprattutto per le fognature e le infrastrutture. (...) Per la politica, è il salvatore di Porto Marghera, o quantomeno di un bel pezzo del celebre impianto, che senza il suo intervento rischia di chiudere provocando guai a catena. (...) Iperattivo self made man, grazie alla poco gloriosa fuga della multinazionale britannica e all’assenza di altri candidati interessati alla cosiddetta filiera del cloro, Sartor è diventato il cavaliere bianco della chimica. Per il governo nazionale e quello regionale, di centrodestra. Ma pure per la giunta di Venezia guidata da Massimo Cacciari, di centrosinistra» (Maurizio Maggi) [Esp 16/4/2009].
• «Ogni tanto ci vogliono storie come quella del cavalier Fiorenzo Sartor di Treviso, imprenditore che voleva salvare la chimica del cloro italiana, applaudito da sindaci e ministri. Esperienze precedenti nel settore: zero. Voleva acquistare (e l’ha fatto) la Vinyls Italia (250 milioni di fatturato con 63 di perdite), ripulirla dei debiti (140 milioni) e rilanciarla, cosa che non era riuscita al precedente proprietario, il gruppo inglese Ineos, terzo al mondo nella chimica con 47 miliardi di euro di fatturato. Ricavi delle aziende di Sartor: qualche milione di euro, soprattutto con i sistemi di sollevamento (ponteggi, montacarichi da cantiere). Insomma il cavaliere bianco con il portafoglio a Vaduz non era granché bianco ed era pure senza cavallo. La Vinyls Italia oggi è insolvente e commissariata. Ma lui Sartor la sta davvero ripulendo, con una sua azienda posseduta via Lussemburgo: è un contratto di manutenzione da svariati milioni di euro. Mettiamo tutto in fila. A metà 2008 Ineos decide di abbandonare la produzione pvc in Italia. Questo significa lasciare a casa quasi 500 persone (soprattutto a Porto Marghera e Porto Torres) e mettere a rischio la sostenibilità stessa del sito veneto. Nell’estate 2008 dalla provincia di Treviso si presenta Fiorenzo Sartor, con commercialista, avvocato e geometra al seguito. Sartor è pronto a rilevare Vinyls e farsi carico di investimenti per centinaia di milioni. Partono le trattative e al tavolo si siede anche l’Eni, principale fornitore di materie prime. “Evviva il coraggioso imprenditore veneto”, è il coro bipartisan. Intanto Vinyls gestione Ineos smette di pagare le forniture all’Eni e accumula un debito di 80 milioni. Il 4 novembre 2008 il gigante Ineos firma un protocollo d’intesa per l’ingresso della Safi (Sartor) nella Vinyls Italia. Il 31 dicembre arriva il preliminare di vendita, la task force del ministero dello Sviluppo tira un sospiro di sollievo. Ma qualcuno è andato a controllare chi sono i potenziali acquirenti? La Safi una srl con 10 mila euro di capitale e attività ridotte all’osso (ponteggi) e la Sartor holding, scatola vuota costituita un mese prima. E nessuno, evidentemente, si è accorto che pochi giorni prima del 31 dicembre 2008, in Calabria, a Cirò (provincia di Crotone), era fallita un’azienda del salvatore della chimica italiana. Attrezzature Edili srl si chiama, e poco prima del fallimento era stato messo come amministratore unico tale Hussein Nur Amin, settant’anni, somalo residente in Olanda. Sfuggono buona parte delle proprietà di Sartor (Sudan, Romania, Brasile, Somalia) perché probabilmente intestate alla finanziaria del Liechtenstein Willingen. Non c’è trasparenza, non è nemmeno certo che Willingen sia davvero di Sartor. Ma è lui l’osannato salvatore della patria chimica. (…) Sartor avrebbe tra l’altro denunciato la “scomparsa”, rispetto al preliminare, di qualche decina di milioni di euro dalle casse della società. Ineos è sotto accusa. Viene aggiunta una postilla all’accordo affinché si indaghi sul mistero dei soldi scomparsi. Il ministero se ne fa carico (ma non se ne sa nulla). Nell’accordo viene stabilito un piano di rientro dei debiti (80 milioni) con l’Eni. (…) A fine marzo 2009 rischia di saltare tutto, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, sponsor di Sartor, attacca Ineos e dice: “Sarebbe il disastro per il settore chimico italiano”. Il 31 del mese si chiude; Sartor compra le azioni, la Vinyls è sua, Cacciari e Scajola brindano all’imprenditore “ruspante”. Sartor si insedia, tempo tre settimane e cosa fa? Chiede il fallimento della Vinyls e la storia si chiude. Il tribunale decreta l’insolvenza e arrivano gli amministratori straordinari» (Mario Gerevini) [Cds Economia 21/9/2009].