Fior da fiore, 19 febbraio 2014
Sessantamila piccoli imprenditori in piazza contro le tasse • Bagno di sangue in Ucraina • Berlusconi e Veronica tornano single (ma litigano sui soldi) • È Ferrari il marchio più famoso al mondo • Inizio movimentato per il Festival di Sanremo • Il comizio di Grillo davanti all’Ariston • Secondo i bookmaker l’esecutivo Renzi durerà due anni
Imprese 1 Sessantamila artigiani e commercianti hanno manifestato a Roma per chiedere allo Stato «meno tasse e burocrazia». Marco Venturi, presidente di Confesercenti e della Rete Imprese Italia: «Scendiamo in piazza perché non ce la facciamo più. Ora ci aspettiamo risposte serie e concrete. La protesta è anche un monito per il presidente incaricato e per i partiti: tutti devono prendere atto che c’è un Paese che sta soffrendo. Per questo Renzi ci deve convocare». Tra i nodi urgenti «un peso fiscale, tra imposte nazionali e locali, non più sostenibile, la necessità di una semplificazione burocratica che alle piccole e medie imprese costa oltre 30 miliardi di euro l’anno, l’allentamento del cappio del credito e un ritorno a un sistema di legalità che colpisca al cuore la corruzione».
Imprese 2 Imprese che hanno chiuso nel 2013: 372 mila. Tre quarti erano imprese individuali.
Ucraina Ieri in Ucraina gli scontri tra polizia e manifestanti hanno provocato almeno 18 morti e centinaia di feriti. L’ex pugile Vitalj Klitchko, ormai unico leader visibile della rivolta, lancia appelli all’Occidente perché fermi i massacri: «Farci sparare dalla polizia è stato un crimine contro l’umanità». Nessuno crede alle parole del presidente Yanukovich che convoca una trattativa nella notte e assicura di non voler ricorrere alla forza. «Da mesi le trattative sembrano solo una perdita di tempo. Il governo dimissionario non è mai stato rimpiazzato e continua a svolgere i suoi incarichi, la riforma della Costituzione in senso democratico resta un’utopia, l’effetto vago della amnistia concessa agli arrestati per i primi giorni di scontri è stata clamorosamente vanificata dalla concessione agli agenti dell’uso indiscriminato delle armi» (Lombardozzi, Rep).
Berlusconi-Lario 1 Dopo tre figli, 22 anni di unione e oltre quattro di separazione, Silvio Berlusconi e Veronica Lario sono ufficialmente divorziati. A mettere il timbro sul divorzio è stato il presidente del Tribunale di Monza, Anna Maria Di Oreste, che ha depositato la sentenza ieri mattina. Non si chiude invece il contenzioso sull’appannaggio mensile che Berlusconi dovrà versare a sua moglie e sul quale sono aperti due procedimenti davanti alla Sezione Famiglia della Corte d’appello civile di Milano. Uno di questi riguarda il ricorso di Berlusconi contro il maxi assegno da 3 milioni al mese per Veronica, disposto dal Tribunale milanese nel dicembre 2012 con la sentenza di separazione. L’altro riguarda il reclamo della signora Lario contro la riduzione temporanea a 1,4 milioni al mese dello stesso assegno stabilita dal giudice di Monza, Anna Maria Di Oreste, dopo la prima udienza della causa di divorzio avviata la scorsa estate dal Cavaliere.
Berlusconi-Lario 2 Secondo alcune indiscrezioni, l’ex premier e la signora Lario sarebbero d’accordo a chiudere su una somma complessiva da versare in un’unica soluzione e non attraverso un assegno mensile. «Le trattative tra i due team legali ruoterebbero sul come parametrare la somma da liquidare in un’unica soluzione. A seconda di come lo si fa, ovviamente, il conto può portare a cifre notevolmente diverse. Partendo presumibilmente dalla base già fissata dal Tribunale di Monza, i legali di Berlusconi vorrebbero moltiplicare il milione e 400 mila al mese per gli anni di aspettativa di vita prevista per un uomo di oltre 77 anni (Berlusconi è nato il 29 settembre 1936), quelli della Lario per l’aspettativa di vita della signora, che di anni ne ha 20 di meno (è nata il 19 luglio 1956). Lo scarto è qualcosa intorno ai 300 milioni di euro in più o in meno» (Guastella, Cds).
Berlusconi-Lario 3 Commento di Berlusconi dopo la sentenza di divorzio: «Adesso è finita davvero. E, dopo quello che è successo negli ultimi anni, credo che sia una liberazione per me, per lei, per tutti» (Labate, Cds).
Ferrari Secondo la classifica annuale di «Brand Finance», società di consulenza specializzata nella valutazione dei brand, Ferrari è il marchio più potente a livello internazionale. Più influente di colossi come Google, Coca-Cola, Rolex, Hermès o Walt Disney. Spiega la società di consulenza inglese: «Il Cavallino rampante su sfondo giallo è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo anche dove non ci sono ancora le strade. Nel suo paese natale e tra i suoi molti ammiratori la Ferrari ispira molto più della lealtà al brand, più di un culto e una devozione quasi religiosa». Diversa invece la classifica sul valore puramente economico delle aziende. Se Ferrari è risultato infatti il brand più potente a livello di influenza, con 4 miliardi di dollari di valore si è classificato solo 350esimo. In questo caso sul podio si è piazzata Apple (valore del marchio 104,68 miliardi) seguita da Samsung (78,75 miliardi) e Google (68,62 mld). Solo quarta Microsoft (62,78 mld). (De Cesare, Cds)
Sanremo 1 Inizio movimentato per il Festival di Sanremo: prima il sipario inceppato, poi due lavoratori senza stipendio da sedici mesi che minacciano di buttarsi dalla galleria. Fazio prende la situazione in mano, «con aplomb» gli riconoscerà la Carrà, promette di dare spazio alle rivendicazioni a patto che i due tornino dietro la balaustra. Loro accettano e lui esaudirà il loro desiderio più avanti.
Sanremo 2 [...] scavando nella memoria, la storia del Festival di Sanremo è piena di questi imprevisti, specie legati al mondo del lavoro. Molti dei quali per gestiti da Baudo. Nel 1984, Pippo fece salire sul palco dell’Ariston i lavoratori dell’Italsider che si erano schierati davanti al teatro per protestare contro i licenziamenti previsti. È del 1995 invece l’aspirante suicida che minaccia di gettarsi dalla galleria del Teatro Ariston. L’uomo — Pino Pagano — vuole assolutamente parlare con Pippo, che accetta: Baudo — con grande senso dello spettacolo — si fa largo tra la folla e forze dell’ordine, lo abbraccia, lo rassicura. L’aspirante suicida chiede persino un bacio. Il dramma si fa commedia fra gli applausi. Un anno dopo Pagano dichiara: “Mi hanno pagato 25 milioni per la messa in scena”. Il dubbio resta. È del ’92 invece la memorabile scena di Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani: sale sul palco, interrompe con un approccio quasi fisico Baudo che sta presentando. L’uomo grida: “Questo Festival è truccato e lo vince Fausto Leali” (che poi arrivò nono)» (Volpe, Cds).
Grillo Alla fine Grillo è andato a Sanremo e ha fatto quello che ci si aspettava da lui: un comizio fuori dal teatro Ariston. La Rai è il suo primo obbiettivo: «Cos’è il servizio pubblico? È questo? La Rai ha 13 mila dipendenti, costa 1 miliardo e 700 milioni, ma dà 1 miliardo e 400 in appalti esterni. La Rai è la maggiore responsabile del disastro politico ed economico di questo Paese. Dobbiamo riprenderci il servizio pubblico senza partiti e senza pubblicità». Poi se la prende con il direttore generale della tv pubblica: «Gubitosi ha portato le perdite dell’azienda da 200 a 400 milioni, ha fatto un buco doppio di quando è entrato. E ora dove andrà all’Eni, all’Enel, magari con 4,5 milioni di buonuscita? È questa la Rai che volete?». Su Fazio: «È una persona perbene, semplice, non dice parolacce, però non è un giornalista, è un programmista-regista che viene pagato 5,5 milioni di euro più 600 mila per Sanremo e poi si prende i suoi registi, i suoi autori». Su Renzi: «È il vuoto assoluto, un cartone animato, anzi un cartone inanimato nelle mani di De Benedetti».
Renzi Secondo i bookmaker internazionali, l’esecutivo Renzi durerà almeno 24 mesi. Il leader Pd in carica per oltre due anni, riporta Agipronews, è una opzione che Betaland mette in tabellone a 2,40, fra i 13 e i 24 mesi si gioca a 2,90, un governo «lampo» di meno di un anno vale 3 volte la posta.
(a cura di Roberta Mercuri)