15 febbraio 2014
Tags : Giuseppe Russo
Biografia di Giuseppe Russo
• 1952. Editore. Dal 2007 direttore editoriale del gruppo Npe (Neri Pozza editore e Giano editore).
• «Scrittori attenzione: se puntate a premi letterari, almeno italiani, non cercate di pubblicare con Neri Pozza. L’editore ha annunciato con un secco comunicato che (...) non parteciperà più a nessun premio di narrativa, visto che non esiste in Italia nulla di comparabile al National Book Award o al Goncourt, insomma ai grandi premi stranieri; e perché le giurie non sono composte da critici “ma da accademici di altre discipline, personalità generiche e funzionari di gruppi editoriali”; e ancora perché, nei più importanti almeno, “la vittoria è riservata da quasi mezzo secolo esclusivamente a due soli gruppi editoriali”. Niente firma, ma si sente la mano del direttore editoriale Giuseppe Russo, che già con lo Strega era stato durissimo al momento dell’esclusione dalla rosa dei semifinalisti di Ermes, una storia napoletana, romanzo di Simonetta Poggiali da lui pubblicato. “Il premio ha dimostrato tutta la sua pochezza, il suo stato comatoso, la sua indifferenza per la qualità letteraria”, aveva detto. Già si capiva che non sarebbe finita lì (...) la Poggiali è la moglie di Russo» (Mario Baudino) [Sta 7/8/2009].
• «Io considero il modernismo e le avanguardie importanti eventi nella costruzione del canone della letteratura occidentale. Tuttavia, eventi che appartengono al secolo trascorso e che, riproposti oggi, prendono, come ogni operazione citazionista, un che di caricaturale e grottesco. Per questo nelle scelte di narrativa straniera della Neri Pozza i lettori non troveranno alcuna opera di sperimentalismo letterario o di neoavanguardia. Non per questo Neri Pozza non può essere definita una casa editrice di tendenza. Noi ci concepiamo, anzi, come un’autentica casa editrice di tendenza, poiché raccogliamo quella che, per noi, è davvero l’ultima novità sulla scena letteraria internazionale: il ritorno al romanzo, all’essenza più propria del romanzo: il conflitto tra l’io e il mondo, tra personaggi alla ricerca della propria identità e il mondo, narrato attraverso un’ampia storia a più voci. In altre parole, il modo di narrare di scrittori come Franzen, tanto per citare un autore altrui, o come i nostri Ghosh, Merrill Block, Ferris, Harding, Tsiolkas. Mi rendo conto che cercare tutto questo nella narrativa italiana è molto più complicato. La nostra narrativa vive da tempo immemorabile, in virtù forse dell’origine colta della lingua italiana, un conflitto apparentemente insanabile tra narratori e scrittori, i primi occupati a narrare senza curarsi della lingua, i secondi impegnati a cercare a ogni costo una prosa sofisticata, iperletteraria e barocca. Tuttavia non dispero. Vedo già affacciarsi una nuova generazione di scrittori non irretita dal conflitto descritto, una generazione che non “gaddeggia” e, soprattutto, che non scimmiotta gli americani come i giovani delle ultimissime stagioni del secolo scorso» (ad Antonio Prudenzano) [Affaritaliani.it 21/12/2012].