13 febbraio 2014
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Biografia di Giuliano Palma
• Milano 2 dicembre 1965. Cantante. Ex dei Casino Royale (Soul of Ska, Jungle Jubilee, Ten Golden Guns, Dainamaita, Sempre più vicini, 1996: Adesso!, Crx) e di The Bluebeaters (The Album, The Wonderful Live, Long Playing, Boogaloo, Combo). Due album da solista: Gran Premio (2002) e Old Boy (2014).
• «Lo chiamano “The king”, perché è il re delle cover rispolverate in chiave ska, reggae e rocksteady» (Paolo Carnevale) [Cds 19/6/2010].
• Prima volta a Sanremo nel 2014: «Mia madre, napoletana, non vedeva l’ora che andassi a Sanremo: è eccitatissima, finalmente può essere orgogliosa di suo figlio» (a Silvia Bombino) [Vty 12/2/2014]. Nel 2012 aveva duettato all’Ariston, come ospite, con Nina Zilli.
• «Pantalone corto, stretto e con la piega: giacca e cravatta tutti i giorni. Occhiali da sole 24 ore su 24. L’abito di Giuliano Palma fa il monaco: “Anche sul palco tra una canzone e l’altra sistemo la camicia nei pantaloni”. Per strada i ragazzi lo fermano, ringraziano dei fiumi di sudore che hanno versato ballando la sua musica. Qualcuno gli ricordi la serata sul palco per festeggiare Giuliano Pisapia sindaco. “Cantare Tutta mia la città in Duomo al fianco di Gino Strada, Paolo Rossi e tanti altri è stata la soddisfazione più grande della mia carriera”, racconta. Nato e cresciuto in viale Zara, il Ticinese era territorio di fughe. Nascevano amicizie, soprattutto musicali. Alioscia e quelli che poi sarebbe diventati i Casino Royale. Rude boys, cresta rossa in testa e il bisogno di sentirsi fra simili. “Ci chiamavamo ‘i Cinghiali’, eravamo quelli che arrivavano dalla periferia”. Intorno c’era il Luca’s Bar, il Tabacchi, soprattutto i punk, quelli veri. “Parcheggiavamo la macchina, portiere aperte e le vecchie cassettine che suonavano”, ricorda. Palma ha sempre avuto la passione delle moto, ma oggi, causa cani da scarrozzare, si muove in macchina. Odia i mezzi pubblici (“Non ne ho mai preso uno”) e sta riscoprendo la bici, quella che da giovane cavalcava per raggiungere gli studi del Jungle Sound sui Navigli: “Il finale sul pavé rendeva tutto più eroico”. Le partite a calcio al parco Sempione (“Era il nostro Maracanã”), gli esordi punk a Baggio, i primi pezzi ska nell’anno del servizio civile quando si andava a ballare al Viridis di San Giuliano Milanese. “Anche l’Old Fashion faceva la serata ska: cercavamo di imbucarci dove c’era un dj musically correct”. Le cover di Madness e Specials, il primo concerto in piazza Mercanti prima della band di Ruud Gullit, l’ex rasta più amato dai milanisti. “Non ho mai studiato musica, però spendevo tutto in dischi, magari usati, alla Fiera di Sinigallia”. Oggi che ha suonato ovunque, pure a San Siro con i Casino Royale per aprire un concerto di Vasco Rossi (“Esperienza dura, salivazione a meno due”), gli piacerebbe tornare (…) “In cima alla terrazza Martini. Milano è cambiata, un tempo mi ritenevo un ragazzo fortunato perché le cose succedevano qui prima che altrove. Oggi se devo ballare vado a Torino: a Milano esco meno, sono un patito di playstation e di Milan alla tv”. Palma vive di giorno, passeggiando nei parchi coi cani, andando da Viel per un frullato, da buon fanatico di centrifughe. Crescendo si è scoperto un’ottima forchetta: il pesce Da Silvano, la pizza Da Geppo. “Anche se per essere felice mi basta il Panino Giusto”.Ora che il viaggio con i Bluebeaters è chiuso (“Ho finito le canzoni che mi piacevano da coverizzare”), è pronto il nuovo progetto solista, anticipato dal singolo Ora lo sai (…). “Sentivo il bisogno di scrivere da solo, ho cambiato i musicisti (quelli di Zelig, ndr) e sono tornato a un soul pieno di sfumature vintage”, spiega. La solita ispirazione ai cantanti giamaicani. “Ma devo molto a Enzo Jannacci, senza la sua Messico e nuvole, non sarebbero successe tante cose”» (Stefano Landi) [Cds 6/10/2013].
• «Ricorda le vicende di certi partiti politici la storia più recente dei Bluebeaters. Il gruppo noto per le cover ska e rocksteady di hit quali Messico e nuvole e Tutta mia la città ha perso il leader. “Giuliano Palma ci ha comunicato l’intenzione di andarsene con una mail”, racconta Ferdinando Masi in arte CountFerdi. “Al momento non ci sentiamo, ma ci conosciamo dal 1986, nella musica è normale che capitino certe cose, niente rancori”. Le conseguenze, quelle sì, ci sono. Proprio come in politica, dove se un capo molla il suo movimento, quest’ultimo si divide in fazioni, perde pezzi e ne conquista altri. È ciò che è successo ai Bluebeaters: (…) il gruppo ha deciso di continuare per la sua strada con tre nuovi cantanti: Pat Cosmo dei Casino Royale, Mr. T Bone e Lady Soul Maya della Soulful Orchestra. Più Bunna degli Africa Unite (…) “Giuliano pensava da tempo a una carriera solista, forse si era stufato, ma noi altri, perché avremmo dovuto smettere? Così, dopo mesi di rimuginamenti, abbiamo rimesso in piedi la banda. I singoli in italiano non saranno in scaletta, torniamo alla prima era Bluebeaters, pescheremo qualcosa dal primo disco autoprodotto del 1999 (The Album, ndr) e rifaremo vecchi brani soul e rhythm and blues e classici giamaicani come My Boy Lollipop”» (Raffaella Oliva) [Cds 20/12/2013].
• Vizi «Vivo di notte e sono un insonne cronico, così non mi sveglio la mattina. Mi alzo al più presto a mezzogiorno, al più tardi, se va bene, alle tre di pomeriggio: tutte le mie donne mi hanno sempre detestato per questo» [Bombino, cit.].
• È stato fidanzato con l’attrice Sandra Ceccarelli, figlia di Franco (1942-2012), chitarrista degli Equipe 84.