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 2014  febbraio 12 Mercoledì calendario

Biografia di Marco Rosi

• Parma 27 settembre 1947. Industriale. Fondatore e presidente della Parmacotto. «Il re del prosciutto in vaschetta» (Luigi Irdi) [Ven 8/6/2012].
• «A 19 anni chiese l’emancipazione giudiziale per avviare un’azienda alimentare con il fratello Antonio. “Allora la maggiore età si raggiungeva a 21 anni (...) ma mio padre, ferroviere, aveva capito che non ero tipo da lavoro fisso. Si chiamava Buonfiglio e mio nonno Delfino, erano i nomi delle nostre campagne. Antonio aveva 14 anni più di me, ci occupavamo di stagionatura del parmigiano e del prosciutto crudo. Io andavo in giro a vendere e seguivo la contabilità, lui pensava agli acquisti”. Per Marco Rosi sin dall’inizio lavorare vuol dire viaggiare. “Così ho scoperto che c’era spazio per altri prodotti: gli stagionatori erano dei gran signori dai ritmi lenti (...) ma in quegli anni c’era grande richiesta di formaggi esteri. Puntai sull’emmental, presi contatti in Francia, Svizzera e Danimarca. Nel 1974 eravamo tra i più importanti importatori in Italia”. Rosi trova la Danish Crown, che produce prosciutto cotto in scatole di latta, e ne prende l’esclusiva per l’Italia. In una fiera, a Parigi, scopre la tecnologia francese per lavorare il prosciutto cotto e lì scocca la scintilla che, come altri imprenditori italiani, lo renderà famoso trasformando un prodotto anonimo in un simbolo di eccellenza. Sino al 1400 il porco cotto era stato un piatto dei nobili, poi era decaduto sino a diventare una cosa industriale, pezzi di carne legati dai polifosfati, buoni per i toast o i panini allo stadio. Rosi ha l’intuizione di tornare all’antico piatto dei signori, cuoce la coscia usata per il crudo e nasce il Parmacotto. Nome creato da lui: “Legare un marchio alla città ti dà un trampolino: Parma è un’icona mondiale del mangiar bene”. La comunicazione è stata fondamentale nella crescita di Parmacotto. “Nel 1979 ho fatto anche pubblicità sull’Osservatore romano (...) e all’inizio degli anni ’80 investimmo su Pronto Raffaella, una delle prime trasmissioni tv in onda all’ora di pranzo con Raffaella Carrà”. Nel 1989 propone la vaschetta salvafreschezza e nel 1991 si lancia negli spot in tv con Gavino Sanna e la scelta di un testimonial come Sofia Loren, “che non aveva mai fatto pubblicità ma era amata anche dalle donne. Ne valse la pena. Così come per quelli con Christian De Sica dietro il banco. Sofia Loren ci ha dato un’immagine, De Sica ci ha fatto vendere”. Un successo raggiunto grazie alla tv commerciale che dava più opportunità di quella pubblica. “Presentai a Marcello Dell’Utri, che all’epoca guidava la Publitalia, il mio progetto e gli chiesi qualche agevolazione per il pagamento. Serviva l’avallo di Silvio Berlusconi e andai ad Arcore a perorare la mia causa. Dell’Utri mi rivelò poi che il Cavaliere gli aveva detto: ‘Quello è un po’ matto, ma in fondo lo siamo anche noi: andiamo avanti’. E fece bene (...) perché gli avevo detto che i miei concorrenti mi avrebbero seguito”. Sono gli anni delle prime vaschette preconfezionate, dell’ingresso nella grande distribuzione: “Entrammo a piedi uniti nel settore del preaffettato, che oggi è il 50 per cento del nostro fatturato (...) Non abbiamo pensato alla borsa, perché il nostro mondo viaggia con la lentezza del prodotto, non è adatto ai ritmi della finanza”. (...) Il gruppo acquista il salumificio Piacenti, in Toscana, “perché toscanità vuol dire italianità alimentare, un messaggio facile da vendere all’estero”. Decisione ponderata con i figli Alessandro (...) e Stefania (...) il primo è l’amministratore delegato del gruppo, la seconda è direttore marketing. “Alessandro ha respirato l’aria dell’azienda da quando aveva 18 anni e, dopo la laurea in Economia nel 1995, è andato a lavorare alla Parmacotto Usa, prima di rientrare a Parma. Stefania si è laureata in Lettere, ha lavorato per Armani a New York, poi in Publitalia e nel 2005 è entrata in azienda”. Alle spalle di tutti la signora Mariangela: “Mia moglie (...) è il perno della famiglia. Non si è mai occupata del mio lavoro, però ha tenuto unito il gruppo”. Da buon parmigiano, Rosi frequenta il Teatro Regio sin da giovane. Una passione per l’arte confermata dagli investimenti culturali dell’azienda, dalle mostre in città ai restauri nelle chiese vaticane, a Eat Me, concorso per 20 artisti di Parma (...) quadri dedicati al cibo» (Damiano Iovino) [Pan 1/4/2010].
• Coinvolto nell’inchiesta Public Money, che nel 2013 portò agli arresti domiciliari l’ex sindaco di Parma Pietro Vignali, Rosi è accusato di avergli pagato una notte in un albergo di lusso di Forte dei marmi per avere in cambio un permesso per l’installazione di un dehors davanti a un locale di sua proprietà (Silvia Bia) [Fat 10/12/2013].