10 febbraio 2014
Tags : Danilo Restivo
Biografia di Danilo Restivo
• Potenza 3 aprile 1972. Nel giugno 2011 condannato all’ergastolo in Inghilterra per il delitto della vicina Heather Barnett (il 12 novembre 2002, la uccise a martellate e pugnalate), l’11 novembre 2011 condannato a 30 anni per il delitto di Elisa Claps, la studentessa nata a Potenza il 21 gennaio 1977 di cui non si ebbero notizie dal 12 settembre 1993 al 17 marzo 2010, quando il suo cadavere fu ritrovato per caso in un sottotetto della chiesa della Ss. Trinità di Potenza. La pena fu confermata anche in secondo grado, il 24 aprile 2013. È detenuto in Inghilterra.
• «Quel 12 settembre (...) Era una domenica e, dopo la messa, Elisa fu vista in compagnia di un amico, Danilo Restivo. Che resta, tuttora, il grande mistero di questo giallo. Indagato per omicidio dalla procura di Salerno e condannato per aver fornito false dichiarazioni, il ragazzo, all’epoca 21enne, raccontò di aver parlato con Elisa, all’interno della chiesa della Ss. Trinità, per pochi minuti. Poi la scomparsa della ragazza. E Restivo che è costretto a farsi medicare alla mano all’ospedale di Potenza. “Caduto in un cantiere”, raccontò il ragazzo. Una personalità complessa, quella di Restivo. A Potenza lo conoscono come “il parrucchiere”, per la sua passione di tagliare ciocche di capelli alle ragazze, di nascosto sugli autobus. Figlio di un notabile della città, nipote di un ministro della Dc. Nel ’99 arrivò alla famiglia una mail firmata “Elisa”. C’era scritto che la ragazza stava bene e si trovava in Brasile. Quella mail l’aveva scritta Restivo, da un internet point di Potenza. Ma prima di quella mail la ragazza fu cercata in Albania, dove un vigile urbano aveva detto di averla vista. E poi un albanese, Eris Gega era finito in carcere per false dichiarazioni. In Inghilterra si arriva grazie a Restivo che tuttora vive lì. Nel 2004 Scotland Yard lo arresta per l’omicidio di una sarta, Heather Barnett, il 12 novembre 2002. Poi, però, lo rilascia senza incriminazioni. Il suo nome però resta legato a quello di Heather, sua vicina di casa, trovata seviziata, con in mano una ciocca di capelli. Per la polizia inglese, la soluzione di un giallo svelerà a catena l’altro» (Mauro Favale) [Rep 18/3/2010].
• «Il 12 settembre 1993, poco più di un’ora dopo la scomparsa di Elisa, Restivo andò in ospedale per farsi medicare una ferita ad una mano. Ai magistrati disse di essere caduto mentre si trovava in un cantiere, ma i magistrati non gli credettero. “Invece è la verità – assicura lui –. Mi ferii nel cantiere delle scale mobili di Potenza mentre tornavo a casa, accadde mezz’ora o tre quarti d’ora dopo avere incontrato Elisa”. Eppure gli inquirenti sono sicuri che Danilo mentì. Come non disse la verità su ciò che aveva fatto fra le 12, quando la ragazza scomparve, e le 13,45, ora in cui si presentò al pronto soccorso. Disse che era andato a zonzo per Potenza, quindi di essere andato nel cantiere dove era caduto ferendosi. Ma c’è dell’altro. Nonostante che Restivo affermi il contrario, il ritrovamento del cadavere rischia di compromettere davvero la sua posizione. Danilo, infatti, disse ai poliziotti e successivamente al pm che il suo incontro con Elisa era durato pochi minuti: “La messa era appena finita, erano rimasti pochi fedeli. Ci appartammo dietro l’altare, parlammo un po’ e poi la vidi andar via mentre io rimasi a pregare”. Gli inquirenti, in realtà, ipotizzano che la ragazza non sia mai uscita dalla chiesa. Se così non fosse stato, qualcuno l’avrebbe uccisa in un altro luogo per poi riportarla nella basilica, raggiungere il sottotetto e abbandonare lì il corpo senza vita. Una ricostruzione, questa, ritenuta assai improbabile. In realtà, come scrissero i giudici che condannarono per le false dichiarazioni il sospetto assassino di Elisa Claps, l’uomo “ha rivestito un ruolo, se non di protagonista, certamente di persona che avrebbe potuto e dovuto offrire una corretta informazione alla polizia e al magistrato inquirente dei fatti e delle circostanze a sua conoscenza”. Di più: “La condotta di Restivo – sostennero ancora i giudici – è stata particolarmente grave per la sua tenace condotta menzognera”, e per la sua indifferenza “di fronte ai traumi dei familiari della vittima”. Le bugie di Danilo, conclusero i giudici, impedirono “di conoscere gli effettivi spostamenti della Claps dopo l’incontro dei due in chiesa, e di indirizzare le indagini nella direzione più opportuna”» (Sta 19/3/2010).
• «Dicono che con le ragazze fosse strano da sempre, Danilo, lui e quella sua fissazione per le ciocche dei loro lunghi capelli; dicono che avesse una specie di “doppio” cattivo inguattato da qualche parte dell’anima, e che insomma fosse un ben strano figliolo di un’ottima famiglia della Potenza bene: molti silenzi di questa storiaccia di provincia si spiegano così, con una rete di coperture e connivenze che si sarebbe estesa attorno al ragazzo, proteggendolo oltre ogni decenza e ogni buonsenso. La sentenza di primo grado – trent’anni con l’abbreviato – ci racconta una storia semplice: la piccola Elisa Claps che si lascia irretire e portare su, nella soffitta della chiesa della Santissima Trinità, nel centro di Potenza, dove spesso i giovani della parrocchia andavano quando volevano starsene un po’ appartati; un approccio, un rifiuto, il raptus, le coltellate. È il 12 settembre del ’93, il cadavere di Elisa resta lì, nel sottotetto, per diciassette anni, a due passi da casa, mentre tutti la cercano ovunque: in chiesa si continua a distribuire la Comunione come sempre, con quel corpo straziato lassù, che almeno due volte viene visto da qualcuno, durante i lavori di ristrutturazione, quello stesso anno, e molto tempo dopo, quando qualcuno sposta le tegole del tetto per favorire il passaggio dell’aria. Lo strano ragazzo di buona famiglia nel frattempo è lontano, emigra in Inghilterra. Se la corte di Winchester nel 2011 non ha preso un abbaglio condannandolo a quarant’anni per l’omicidio della sartina Heather Barnett, Danilo porta con sé i propri demoni, com’è ovvio. E chi lo ha aiutato a ingannare la giustizia italiana spedendolo oltremanica si porta probabilmente sulla coscienza anche la fine della povera sartina: stesso modus operandi del delitto Claps, stessa firma, la ciocca di capelli tagliata. Gli inglesi, che lo hanno messo dietro le sbarre, ce lo hanno “prestato” per il processo italiano (…) Restivo torna per la prima volta in Italia, in primo grado rifiutò anche la videoconferenza» (Goffredo Buccini) [Cds 12/3/2013].
• «I resti di Elisa erano nascosti nel sottotetto, mummificati, addosso quel pullover di lana e i pantaloni abbassati, brandelli di stoffa che custodivano il dna dell’assassino. La Corte di Salerno conferma così la sentenza di primo grado, emessa dal gup Elisabetta Bocassini. Era l’11 novembre 2012 e Restivo si salvò dall’ergastolo soltanto perché erano caduti in prescrizione i cosiddetti “reati concorrenti” : la violenza sessuale e l’occultamento di cadavere. È lui, Restivo (…) il carnefice che la trascinò con una scusa nei locali ai piani alti della chiesa, su per le scale da cui si accedeva dietro l’abside, è lui ad aver tentato una violenza e poi, incassato il rifiuto, ad averla pugnalata con tredici colpi. Il “mostro” – attesta la ricostruzione della pubblica accusa – le tagliò poi una ciocca di capelli e le recise il reggiseno alla giuntura delle coppe, con un altro colpo di fendente. È lui il carnefice che – a detta del parallelo pronunciamento della giustizia inglese, avvenuto nel 2011 – sarebbe poi diventato un serial killer di donne, lasciandosi alle spalle nel 2002, nel Dorset, anche il cadavere di Heather Barnett» (Conchita Sannino) [Rep 24/4/2013].